Davide contro BigPharma, cont.

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Su Oggi Scienza, avevo raccontato la storia di Pillole, pubblicazioni di aggiornamento per i medici di famiglia, curate da Alberto Donzelli dell’ASL di Milano e pubblicate dalla Fondazione Allineare sanità e salute.

La Merck italiana tentava di querelare il dott. Donzelli perché citava meta-analisi che smentivano i benefici delle statine prescritte per abbassare il colesterolo, in aggiunta a un altro farmaco contro l’ipertensione. L’azienda sosteneva di averci rimesso 1,3 milioni di euro e li voleva indietro.

Dopo mesi di accuse e angherie riassunte dal British Medical Journal il 4 luglio, il 7 luglio la casa madre le rimpiangeva su Forbes e annunciava che non era stato preso alcun provvedimento legale. la notizia faceva a Pillole una pubblicità internazionale inaspettata.

Proprio il BMJ aveva pubblicato le rassegne di John Abramson et al. e di Aseem Malhotra, sugli effetti collaterali delle statine in 18-20% dei pazienti, una percentuale che in maggio era stata oggetto di una correzione, ma non della ritrattazione di entrambe le rassegne chiesta da BigPharma.

Il 17 luglio NICE – il comitato che deve valutare i costi/benefici delle terapie pagate dal Servizio sanitario britannico – approvava la prescrizione preventiva di statine per tutti gli uomini >60 e tutte le donne >65, con linee guida che suscitavano la protesta delle associazioni di medici perché non erano abbastanza evidence-based.

Il BMJ intanto aveva chiesto un esame delle rassegne a un panel indipendente. Ha appena redarguito la rivista per non aver controllato meglio le fonti dei dati usate dagli autori, ma ha giudicato che le correzioni erano sufficienti e le rassegne non andavano ritrattate.

(Segue di sicuro, consiglio The Guardian, nel frattempo è uscita la seconda parte dell’inchiesta di Peter Aldhous sui medici responsabili degli esperimenti clinici in USA, agghiacciante.)

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Sul forum di ProMed, i virologi si preoccupano per la diffusione veloce di Ebola, dovuta a una mutazione? O, come dice Margaret Chan del WHO, più veloce “dei nostri sforzi per controllarla”? O alla popolazione che caccia via le squadre sanitarie perché sospetta i politici di ingigantire i pericoli per incrementare gli aiuti umanitari, rubarne la metà e metterla in un paradiso fiscale? Aggiornamenti ufficiali in prima pagina.

Propendo per la corruzione, forse perché “ci ho dei dati”.

Ultimo comunicato WHO:

On 29 July 2014, the National IHR Focal Point for Nigeria confirmed that the probable EVD case notified to WHO on 27 July 2014 was symptomatic at the time of arrival in Nigeria and that 59 contacts (15 from among the airport staff and 44 from the hospital) have been identified so far. The report also confirms that the patient travelled by air and arrived in Lagos, Nigeria, on 20 July via Lomé, Togo, and Accra, Ghana. The sample from this case is yet to be sent to the WHO Collaborating Centre at the Institute Pasteur in Dakar, Senegal, due to refusal by courier companies to transport this sample. Though only one probable case has been detected so far in Nigeria, Ebola virus infection in this country represents a significant development in the course of this outbreak.

Nel quartiere, il liberiano (con passaporto USA) morto a Lagos dopo tre cambi di aereo, si è trasformato in un inglese morto al rientro a Londra con volo diretto da paese imprecisato, adesso chissà quanti si infetteranno transitando da Heathrow. Sembra che entro domani ci debba transitare metà degli abitanti della zona…

La malaria uccide in un giorno tre volte quanto Ebola in quattro mesi, diceva un epidemiologo a Radio Popolare per “mettere l’emergenza nella giusta prospettiva”. Sì, ma in molti paesi africani la malaria è “la condizione umana”, le campagne per contenerla vanno avanti da decenni senza scontrarsi con le usanze locali, non fa tanta paura.

 Ebola mette in prospettiva la polemica sulle statine?

(Nasty: l’altro ieri volevo dire Guinea, quest’anno l’epidemia è cominciata a Conakry, in Gabon c’era stata due anni fa. Mai fidarsi della mia memoria…)

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Ieri la Corte costituzionale dell’Uganda ha abrogato la legge che da dicembre criminalizzava l’omosessualità. Coincidenza? Da allora erano sospesi molti finanziamenti per la lotta contro l’AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili.

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Thomson Reuters ha pubblicato i nuovi citation indexes di 10.900 riviste scientifiche. Ne sono escluse 39 per eccesso di auto-citazioni. L’editore promette anche di rendere più trasparente il calcolo degli indici, nel frattempo ci sono iniziative per sostituirli:

To coincide with the Thomson Reuters announcements, a group of physics journal editors also launched an attempt to ditch their journals’ reliance on the impact factor altogether, in favour of their own measure based on an open citations database.

… Enrico Balli, chief executive of SISSA Medialab, a non-profit company owned by the SISSA, has led the development of a parallel journal impact factor, called the Jfactor, that is based on open data collected by INSPIRE — a system of information about high-energy-physics articles and citations built by Fermilab, CERN and other labs. If physics journals adopt it, then Thomson Reuters’ proprietary metric will not be needed, he notes.
… And at a DORA webpage updated on 29 July, (Bertuzzi – uno dei fondatori di DORA) and others are collecting examples of good practices in research assessment that avoid impact factors altogether. “We can discuss all the metrics that you want, but ultimately, it is what is in a paper that really matters,” he says.

Su certe riviste, sembra facile da truccare anche la classifica del proprio ateneo, almeno per un po’…