L'anniversario del Kofo

Fra i tanti dissensi per i quali i ricercatori e non che commentavano da Camillo si sono rifugiati qui,

un blog compiacente che ospita fisici e ingegneri che si occupano di chimica e giullari di fantasia stanca

c’è soprattutto quello sulla libertà di ricerca, ma anche sul metodo scientifico, la termodinamica, la catalisi e con quali concetti ed equazioni è lecito o meno occuparsi di chimica.

Coincidenza, da oggi e per due mesi, Angewandte Chemie regala il numero speciale per i cent’anni, domenica prossima, del Max-Planck-Institut für Kohlenforschung, detto Kofo, che prima del 1949 si chiamava Istituto dell’imperatore Guglielmo, sempre per la ricerca sul carbone.

Il fondatore e direttore Franz Fischer doveva trovare un sistema efficiente ed economico per produrre elettricità dal carbone, all’epoca l’istituto stava nella palazzina della foto (e la villa del direttore di fianco) a Mulheim, in mezzo alla Ruhr, quindi ne aveva in abbondanza di varie qualità. Durante la guerra però serviva di più un combustibile e nel 1925 finì con scoprire la reazione Fischer-Tropsch (Hans).

In parole povere, si genera syngas dall’acqua, dal carbone e da un po’ di ossigeno, e lo si fa reagire con il ferro o il cobalto per formare gli alcani della benzina o del diesel.
Il carbone non è indispensabile, con la Fischer-Tropsch la Pearl GTL del Qatar produce col metano circa 50 milioni di barili/anno di petroli… Gran successo della ricerca applicata, direbbe Camillo, sennonché in quei dieci anni Fischer, Tropsch e altri stavano scoprendo qualcos’altro: la chimica organica.

Fischer è rimasto direttore fino alla morte, iscritto al partito nazista come d’obbligo e senza darsi troppo da fare per salvare i collaboratori ebrei. Il suo successore nel 1942 Karl Ziegler non era un anti-nazista, ma una cattedra all’università gli era stata negata perché i suoi erano stati denunciati per avere aiutato una famiglia ebrea. Ha accettato l’incarico a condizione di non far ricerca sul carbone, così ha ricevuto il Nobel insieme a Natta per la plastica. Da allora nessun altro direttore ne ha fatta, ognuno era libero di concentrarsi sul proprio pallino e  se l’industria era interessata, bene, altrimenti pazienza. Però la politica industriale tedesca è stata meno miope di quella italiana (a novembre, il convegno “L’industria chimica italiana tra passato e futuro: l’eredità di Giulio Natta a cinquant’anni dal Nobel” era un’elegia per la defunta).


L’attuale direttore del Kofo, Benjamin List, conclude l’editoriale con:

with all the different facets that our scientists have brought to enrich this Institute in the past century, one common theme remains: We are all devoted to basic research.

Dal numero di Angewandte Chemie, sembra proprio vero. Alcuni articoli sono un po’ tecnici e nell’insieme sorvolano sui rapporti con l’industria durante il periodo nazista, ma se Camillo li leggesse forse diventerebbe meno intollerante.