Opinioni

Su Nature Climate Change di questo mese, Peter Howe et al. pubblicano i risultati dello Yale Climate Opinion Study 2014 su quanti americani “credono” o meno nel riscaldamento globale. Paper a pagamento, ma c’è un sito con i dati.

In media nazionale, il 63% ci crede, il 18% no, ma con grandi differenze tra uno stato e l’altro: dal 57% della Louisiana al 75% delle Hawaii. Ci sono anche i dati per circoscrizione elettorale e per contea.

La propaganda di BigOil per “vendere dubbio” e l’illusione di una controversia tra scienziati è tuttora efficace: solo il 41% pensa che la maggior parte degli scienziati concordi sull’esistenza del risc-glob, e la percezione dei rischi è mediamente ottimista. Anche qui, le differenze sono interessanti: negli stati colpiti da eventi estremi come la Californiana o New York, prevale il pessimismo.

Sembra strano dopo la vittoria dei repubblicani ultra-liberisti alle ultime elezioni, ma c’è un’ampia maggioranza a favore di interventi pubblici per ridurre le emissioni di CO2, anche se interferiscono con il libero mercato. A quanto pare non fa presa la campagna allarmista del Wall Street Journal, Fox News e altri organi di disinformazione per convincere gli americani che lo sviluppo delle rinnovabili sta portando al disastro economico.

Sono favorevoli a

  • finanziare la ricerca di fonti di energia rinnovabili: 77%
  • regolamentare la CO2 come inquinante: 74%
  • imporre limiti stringenti alla CO2 emessa da centrali a carbone: 63%
  • esigere che il 20% dell’elettricità sia prodotta da fonti rinnovabili: 61%

Non mi aspettavo che il 44% fosse per una carbon tax, se venisse restituita ai cittadini – un’idea cara a Jim Hansen – e soltanto il 25% contrario.

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L’Economist oggi pubblica un doppio grafico interessante: nel 2014 gli investimenti in energia solare ed eolica sono aumentati di più nei paesi in via di sviluppo, d’altronde sono quelli che rendono di più nel primo, secondo e terzo mondo. E questo è il grafico del Rocky Mountain Institute per gli USA (non ho ancora letto il rapporto citato dall‘Economist):

Nelle Hawaii l’elettricità solare è già il 50% del totale consumato, ma lì era più conveniente che in Texas!

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Sol Hart et al. analizzano le reazioni di conservatori e liberali alle notizie sui cambiamenti climatici. Dall’abstract

Attention to science news was associated with greater perceptions of harm and knowledge for conservatives, but only additional knowledge for liberals. Supporting the literacy model, greater knowledge was associated with more support for climate mitigation for liberals. In contrast, consistent with motivated reasoning, more knowledgeable conservatives were less supportive of mitigation policy. In addition, attention to political news had a negative association with perceived harm for conservatives but not for liberals.

L’ideologia, insomma, “amplifica o smorza il discorso dei media”. A me sembra che in generale conservatori e liberali ascoltino il discorso che ne conforta l’ideologia. Non credo molto alla validità del literacy model e del motivated reasoning model.

Pensiamo spesso di aver “buone ragioni” anche quando si contraddicono o sono smentite dall’evidenza e perfino dalla nostra stessa esperienza.

D.B. Tindall e Georgia Piggot si occupano dell’opinione pubblica canadese dal punto di vista delle reti sociali e scoprono l’acqua calda:

having social ties to environmental organization members increases the likelihood that an individual member of the public has a plan to deal with climate change.
  
Invece c’è un paper interessante di ricercatori danesi che hanno studiato in Groenlandia e in laboratorio l’evoluzione del permafrost (a pagamento, ma nei materiali supplementari scrivono come hanno fatto). Contraddice in parte quello di Schuur et al. che segnalavo giovedì, che prevede un rilascio lento e molto graduale di gas serra. Dipende dalla composizione locale del suolo, ma una volta avviata la fusione, appena la temperatura sale per un po’ da 0,5 a 5°C, i microbi si danno alla pazza gioia

 the impact of climate changes on natural organic soils can be accelerated by microbial heat production with crucial implications for the amounts of carbon being decomposed. 

Nel modello danese, la temperatura e la decomposizione del carbonio si rafforzano a vicenda: nei prossimi 50-100 anni i microbi contribuiscono sempre di più al riscaldamento. Rischiano di scomparire per primi i “middens” (ital? i resti di cibo e di attività varie), “i tesori archeologici della Groenlandia” studiati per capire la storia e la cultura delle prime popolazioni arrivate sull’isola.

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Sulle Geophys. Res.Lett., Braddock Lindsey et al. ricostruiscono la temperatura alla superficie marina – usando la composizione di coralli delle Fiji, di Tonga e Rarotonga come proxies – dal 1791 a oggi nella zona del Pacifico sud-occidentale “sensibile all’oscillazione decennale” (PDO). L’oscillazione ci mette da 20 a 25 anni a passare dalla fase in cui manda il calore in profondità a quella in cui la rilascia in superficie. Dal 1950 l’oscillazione coincide bene con l’andamento della temperatura nello strato superiore dell’oceano.

Stando all’indice PDO, la fase positiva (calda) è iniziata l’anno scorso. Ci mette un po’ a liberare il calore accumulato – molto più rapidamente dal 1950 che fino al 1930 – il quale dovrebbe influire parecchio sulla temperatura globale entro il 2020.

Così sarebbe confermata l’accelerazione prevista da Steven J. Smith et al. su Nature Climate Change, confrontando le variazioni dall’anno mille in poi con la crescita delle emissioni di gas serra:

present trends in greenhouse-gas and aerosol emissions are now moving the Earth system into a regime in terms of multi-decadal rates of change that are unprecedented for at least the past 1,000 years. The rate of global-mean temperature increase in the CMIP5 archive over 40-year periods increases to 0.25 ± 0.05 °C (1?) per decade by 2020, an average greater than peak rates of change during the previous one to two millennia. Regional rates of change in Europe, North America and the Arctic are higher than the global average. 

Yeah, but it’s more complicated than that, climate is the whole, or it’s nothing (bel video sui modelli di Gavin Schmidt)

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Forse Giustino sarà deluso, perché Andrea (non Rampado) ha liquidato in poche righe il testo di Norman Cook e Andrea Rossi. Il problema è che la storia si ripete dal 1926 con poche variazioni. Il 20 aprile 1989, Richard Garwin demoliva la fisica creativa dei FuFisti con argomenti tuttora validi e concludeva:

Within the next few weeks, experiments will surely show whether cold fusion is taking place; if so, it will teach us much besides humility and may indeed provide insight into significant geophysical puzzles. Large heat release from fusion at room temperature would be a multi-dimensional revolution. I bet against its confirmation.

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A proposito, Justin Cheng et al. propongono un sistema di machine learning per distinguere subito i FBU (future banned users, suddivisi in Hi e Lo) sotto qualunque nick dai NBU (not banned users). Sconsigliano la cancellazione automatica però:

While we present effective mechanisms for identifying and potentially weeding antisocial users out of a community, taking extreme action against small infractions can exacerbate antisocial behavior (e.g., unfairness can cause users to write worse). Though average classifier precision is relatively high (0.80), one in five users identified as antisocial are nonetheless misclassified. Whereas trading off overall performance for higher precision and have a human moderator approve any bans is one way to avoid incorrectly blocking innocent users, a better response may instead involve giving antisocial users a chance to redeem themselves

Morale: Don’t Feed The Trolls.

5 commenti

  1. “la storia si ripete dal 1926”
    Eh, ma c’è grande attesa per quel che si diranno in quel di Padova i fuFFisti. Pare arriverà mr Darden in persona a giurare che di non aver fatto acquisti incauti. Basterà a dar sostegno al “mercato a-la-Rossi” per altri 3/6/18 mesi minimo, anche se è proprio la storia che si ripete – non gli entra in testa che i proclami precedenti erano incredibili tanto quanto quelli attuali. Rispolverano vecchi miti attraverso un’eredità per osmosi: lo studente cinese di Fleischmann degli anni 80 prenderebbe il testimone in mano – 30 anni senza aver prodotto niente di riconoscibile è un buon punto di partenza verso la presidenza del prossimo ICCF.
    Davvero, peccato che la Cina continui con petrolio, carbone e gas, che di reattori ad eFFe eFFe non ci sia nemmeno l’ombra, ma si sa: è tutta colpa dei poteri forti e del governo Renzi
    😀

    1. CimPy,
      c’è grande attesa per quel che si diranno
      Quello si sa già, chiederanno soldi e lamenteranno di essere ostacolati dai poteri forti adesso che Airbus, Bill Gates, Darden, NASA, DOD, governo Renzi, MIT, Giappone, India, Cina ecc. ecc. finanziano la FUF.
      Non dica troppo male della Cina, nel 2014 hanno chiuso o sono fallite più centrali a carbone lì che in tutto il resto del mondo.
      p.s. Rossi ha spiegato che non può venire perché il container funziona solo se c’è lui dentro:
      It is necessary for me to stay insite the plant 16 hours per day
      e anche di più.

  2. Ricostruzione PDO: interessante, ma bisognerebbe andare cauti con le inferenze. Credo che in sede di refereeing la cosa sia emersa.
    La PDO rappresenta la configurazione emisferica (Nordpacifico) della geograficamente più ampia Interdecadal Pacific Oscillation (IPO) . Ad un’analisi EOF appare evidente come sul Nordpacifico il primo pattern delle SST (responsabile qui della maggior parte della varianza delle SST, circa il 28%) sia proprio del tutto simile alla struttura della PDO. Ma la seconda EOF , ovviamente ortogonale (dove uno ha i massimi l’altro vale 0) e indipendente dal primo, è un pattern delle SST simile ma differente: il North Pacific Mode (NPM) , chiamato a volte anche Victoria Mode (responsabile di circa il 16% della varianza delle SST del Nordpacifico, nella precedente immagine nella sua modalità negativa).
    Ebbene: inferire dai proxy corallini di Tonga, Fiji e Cook Islands lo stato delle SST del bacino oceanico, non esclude del tutto la possibilità di ricostruire non tanto (e solo) la PDO (SST in zona correlate inversamente con la PDO) bensì pure il NPM (SST in zona correlate direttamente con esso). Vale a dire: confronterei meglio con altri proxy se il segnale che viene inferito dai coralli in quella zona non rappresenti uno stato della PDO o invece un altro del NPM. Potrebbero suggerire fasi di PDO- o NPM+ o viceversa. Nel primo caso, fra l’altro, entrambi i modi favoriscono le siccità californiane (vedi dopo), quindi lascerei perdere eventuali tree rings da quell’area come proxy aggiuntivi 😉
    Quando l’ENSO è canonico (core delle SST+ sull’est del Pacifico) viene favorita la fase di PDO+, quando invece ha il core sul centro del Pacifico è favorito il pattern NPM+.
    Fa stato, in questo senso, il fatto che adesso si tenda a “vedere” un inizio rapido e prematuro del nuovo ciclo della PDO+ quando in realtà l’IPO è ancora negativa (l’attuale fase positiva della PDO è più che altro un fenomeno extra-tropicale più che tropicale e quindi perlopiù una risposta dell’oceano alla stessa circolazione atmosferica), l’ENSO faccia fatica ad emergere ed è piuttosto “west-based”, le SST molto positive delle acque nel Golfo d’Alaska dell’ultimo anno siano essenzialmente frutto di un picco positivo del NPM e la tremenda siccità californiana del 2011-2015 (figlia del Ridiculous Resilient Ridge , come lo stanno chiamando lì) il prodotto di Nina/PDO- prima (2011-2013, siccità in prevalenza sul sudovest) e NPM+ poi (da metà 2013, siccità estesasi sul nordovest). Per le piogge, aspettano un Nino canonico che manterrebbe/rafforzerebbe la vera PDO+.

    1. Steph,
      grazie del sunto, mi mancavano le finte, le mezze e le anti-PDO. Ho visto per la California, accidenti, e proprio ora che tentano di riportare il Colorado fino al suo delta “one trickle at a time”, dev’essere disperante.
      Temevo che per la PDO fosse più complicato di così, ma provo lo stesso a inferire dai pochi papers vedo sperando che se sbaglio mi correggi…

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