Il prezzo del carbonio per i poveri


Questa mattina con il direttore di radio pop, si cercava di ricordare un altro dicembre con una quantità analoga di “eventi meteo estremi” disastrosi per i più poveri, e che Michele giustamente collegava all’ENSO.

Coincidenza, apro i PNAS, e vedo che ieri è uscito un nuovo paper di Robert Socolow (et al.), che nel 2004 insieme a Steve Pacala aveva teorizzato su Science i “cunei di stabilizzazione del clima“, versione più recente qui.

In “Inequality, climate impacts on the future poor, and carbon prices“, Socolow et al. creano un modello NICE (Nested Inequalities Climate-Economy) – derivato dal DICE (Dynamic Integrated model of Climate and the Economy) di William Nordhaus, che è una variante del RICE (Regional Integrated model of Climate and the Economy), a quando un MICE? – per calcolare un costo equo del carbonio (flat tax, per es.) e/o un maggior investimento in mitigazione sia per fasce di reddito che di consumi.

La cura redazionale è di Kenneth Arrowquindi dovrebbe aver scritto lui questo sunto:

Hundreds of published papers produce “optimal” trajectories of global emissions of carbon dioxide, and corresponding carbon prices, over this century, taking into account future damages inflicted by climate change. To our knowledge, in all instances the models ignore inequalities in economic variables beyond regional differences. Here, we introduce heterogeneous subregional populations (distributed by income) and explore how the optimal trajectories are affected by whether regional damage afflicts the poor predominantly. We find that when future damage falls especially hard on the poor, considerably greater global mitigation effort is optimal than when damage is proportional to income.

Nel loro abstract, Socolow et al. ammettono di scoprire l’acqua calda, ma il problema è che non sembrano averla scoperta due famosi economisti dei cambiamenti climatici:

This allows us to model the common observation that climate change impacts are not evenly distributed within regions and that poorer people are more vulnerable than the rest of the population. Our results suggest that this is important to the social cost of carbon—as significant, potentially, for the optimal carbon price as the debate between Stern and Nordhaus on discounting. (link aggiunti)

Com. stampa di Princeton e “gioco dei cunei” da farsi in casa o a scuola.

*

I PNAS hanno un nuovo “portale Sostenibilità” che raggruppa paper vecchi e recenti, alcuni in open access caldamente raccomandati al visitato da alieni et al. che credono che Cowspiracy sia “la verità”, insieme ai testi delle campagne contro gli allevamenti industriali e per la riduzione dei consumi di carne delle associazioni ambientaliste…

***

Rimmel del giorno

Riass. punt. prec. Dopo aver affermato che i nazisti “non conoscevano l’esistenza dei radar” – in Germania e sulle coste francesi, olandesi, belghe ecc. erano di cartapesta, infatti – lo storico per auto-certificazione della II guerra mondiale sostiene che non conoscevano quella del magnetron applicato ai radar.

Prese queste cantonate, s’inventa cose che né ioE.K. Hornbeckaltri hanno mai detto:

Ogni tanto Ocasapiens sbalordisce. Ai miei tempi In Italia si imparava a scuola che la Battaglia d’Inghilterra era stata vinta dagli Inglesi per l’inadeguatezza della Luftwaffe e del suo supporto logistico.  Se Psicopompo ha fatto il liceo non può non ricordarselo.

Senza sbalordire nessuno, ormai il suo è un riflesso condizionato. Fatto questo, prende altre cantonate:

Può darsi che in Francia la raccontino in modo diverso, si può anche capire perché. Ai Francesi interessa presentare i Tedeschi più tecnicamente avanzati di quanto fossero in realtà.

(Per chi fosse interessato ai fatti storici, c’è una buona sintesi della Battaglia d’Inghilterra sull’Enciclopedia Britannica, anche se sorvola su Bentley Priory. Per chi fosse interessato ai fatti miei, ho fatto le medie in Inghilterra e il liceo in Francia dove, gaullisme oblige, ai francesi interessava insegnare che detta Battaglia era stata vinta grazie alla superiorità di mezzi e al coraggio dei britannici.)

13 commenti

  1. @ rsorgenti
    E’ intervenuto a commento di un post di ormai 9 giorni fa che, presumibilmente, non e’ piu’ seguito da molti dei lettori abituali. Per praticita’, quindi, commento il suo in calce a questo post che e’ “di giornata” e, per di piu’, si occupa ugualmente di cambiamenti climatici.
    le mie personali opinioni e commenti, come singolo individuo, differiscono alquanto dalle sue, e quindi la infastidiscono perché evidentemente [Oca Sapiens] preferisce il coro tipico dei tempi dell’inquisizione
    Paragonare la “considerazione ripetuta”, che Oca Sapiens le rivolge, all’inquisizione… considerando anche che le viene consentito di intervenire liberamente in questo blog… mi fa pensare:
    (a) che lei non abbia un’idea chiara riguardo a cosa fosse l’inquisizione (del resto, focalizzarsi sui relativi cori e’ come concludere che il problema di Palermo e’ il traffico)
    (b) e/o che lei confonda la sua personale liberta’ di parola (solo la sua e quella di coloro che condividono le sue opinioni) con il privilegio dell’immunita’ dalle critiche.
    a volte osservare le cose e non basarsi solo su teoremi catastrofisti è quanto mai opportuno
    Questo e’ piu’ o meno quello che, sistematicamente, mi dicono i sostenitori dell’omeopatia: ho osservato che funziona; perche’ perdere tempo con quelle cose noiose (e spesso difficili da capire) come le statistiche e i gruppo di controllo.
    Ma volendo seguire il suo suggerimento… in base a quello che posso osservare (confrontandolo con quello che ricordo di aver osservato in passato) non posso che concludere che i “teoremi catastrofisti” sono da prendere estremamente sul serio.
    visto che i veri problemi dell’umanità sono purtroppo altri
    Chissa’ com’e’… quando si riesce a individuare con chiarezza un problema, salta sempre fuori un ben’altrista che punta l’attenzione su qualcos’altro.
    Mai che si riesca ad essere tutti d’accordo… non dico su una soluzione… ma anche solo nel riconoscere che un determinato problema e’ veramente tale?
    Non sara’ perche’ ai singoli problemi corrispondono specifici interessi che verrebbero danneggiati dalle relative soluzioni?

    1. Grazie, E.K. Hornbeck, gli ho risposto lì, per comodità ricopio:

      r.sorgenti,
      le presto attenzione perché da vice-presidente di Assocarboni proclama urbi et orbi che il carbone trarrà i poveri dalla miseria quando tutti sanno che contribuisce alla morte prematura di 7 milioni di persone/anno. Se non vuole che si presti attenzione, basta che le prenda alla leggera in privato. E anche gli emigrati a causa… del clima.
      Sa, c’è parecchia gente che non apprezza le battute sulla sofferenza altrui.
      In compenso se lei ha scoperto un’energia convenzionale che arriva (con il wi-fi?) dove non esiste la rete elettrica, cioè dove stanno i poveri, ce lo faccia sapere e la candidiamo al Nobel.
      E la regina che “al caldo dei suoi privilegi” prendeva alla leggera la sofferenza altrui si chiamava Maria Antonietta. Se fossi privilegiata quanto lei, signor
      Vice presidente di Assocarboni e
      Direttore della Divisione Minerali e Prodotti Chimici di S.G.S. Italia S.p.A.,
      Direttore generale e Presidente di Inspectorate Italia S.p.A
      Aministratore Unico di IUS Sitris S.r.l

      eviterei di ricordarla.

  2. Non so perché mi viene in mente la storia del soldato giapponese che non sa che la guerra è perduta.

  3. Trovo la storia del Soldato Onoda molto triste.
    Ha ucciso persone, vissuto romito, per cosa?
    Per una Idea!


    Mah

    Chissà che idea era.
    Questo Carboniere invece che idea cià?
    Uguale, ce l’ha: bianco-e-nero, on-off. Nìente sfumature.
    Secondo me fa bene a rilevare che “… c’è chi arriva a pensare e dire che per risolvere la mancanza di energia per i nostri simili che vivono nei troppi Paesi sottosviluppati del pianeta, basteranno le energie definite “verdi” … invece delle fonti convenzionali”.
    Io se trovo questi spacconi li denuncio. Risolvere la mancanza di energia, ma quando mai!
    Però, se il mio amico senegalese quando va in visita parenti si porta giù un pannello solare e una batteria, quando poi è via di nuovo può restare in contatto via telefonino con le signore sue mogli e i vispi pargoli et al, oltre che hanno una luce la sera, quindi che hanno risolto, niente hanno risolto, se gli sembra di avere risolto qualcosa è perché si sbagliano.
    Sicché, vorrei sapere chi è quel farabutto che va dicendo che le ener. defin. “verdi” -come dice quello- risolveranno la fffff
    la mancan z z z
    fffff
    di energia per i nooOOUAAAstri

    zzz

    simili

    ronf

    che vivono ronf ronf

    nei troppipae z zz

    paesi
    zzz ronf
    sottosviluuUUUAAA

    ronf ronf

  4. La storia dei cosiddetti soldati fantasma giapponesi ha un che di affascinante. Gli era stato ordinato di non arrendersi a costo della vita e così hanno fatto, reputando impensabile e non credibile l’ordine di resa. Onoda si arrese solo quando ricevette l’ordine di farlo personalmente dal suo diretto superiore giunto appositamente nelle Filippine.
    Molto meno affascinante e romantico sarebbe se i “fossilisti” nostrani decidessero di seguirne le orme. Ma potrei sbagliarmi, fra qualche decennio forse susciteranno la stessa curiosità e sorpresa di quando casualmente troviamo una traccia fossile fra le rocce.

    1. Sono più Onoda i carbonieri dei petrolieri, mi sembra, d’altronde con il petrolio si fanno tanti prodotti utili e buoni, dalla vitamina C alla vanillina…

  5. @ Oca Sapiens
    L’attitudine di Franchini di affidarsi a singoli libri — come fossero testi sacri — e’ commovente. Non sarebbe male se ne capisse anche i limiti (non dimentichiamo che Hart ha scritto la sua “Storia Militare della II guerra mondiale” quando la decifrazione di Enigma non era ancora di pubblico dominio) e, sopratutto, se li leggesse anche nelle parti che non sono finalizzati a dimostrare le sue tesi.
    Comunque, continua a far finta di non rendersi conto che, quello che cita di Hart, conferma quello che gli stiamo spiegando da prima di Natale: contrariamente a quello che lui ha maldestramente sostenuto (sul quale non ha mai ammesso l’errore, a quanto mi risulta), i tedeschi conoscevano perfettamente l’esistenza del radar e si erano persino resi conto che gli inglesi avevano qualcosa di nuovo. E, comunque, leggendo con attenzione Hart potrebbe rendersi conto che il radar e’ solo uno dei tanti tasselli per capire quella battaglia.
    Certo: ha ragione a criticare i nazisti per la loro autolesionista guerra “interna contro i loro concittadini più colti e intelligenti”; ma chi ha mai sostenuto il contrario?
    Certo: e’ vero’ che gli inglesi erano messi tecnicamente meglio nell’agosto del 1940, ma non in maniera straordinaria e non proprio in tutto; gli basti leggere la parte relativa alla differenza di armamento tra i Messerschmitt 109, da una parte, e Hurricane e Spitfire, dall’altra; come ricorda Hart “alcuni dei piloti da caccia inglesi lamentavano che anche quando erano certi che il loro fuoco stava centrando un avversario ‘non succedeva niente'”.
    Ma e’ anche altrettanto evidente che esagera straordinariamente sostenendo che persero la guerra “per mancanza di armi efficaci”; per smentirlo, basterebbe l’esempio della Bismarck (ma potrei farne altri) e conseguente al panico dei britannici quando questa fece la sua sortita (Franchini cerchi qualche altro testo: Hart non rende minimamente l’idea). Persero perche’ erano tanto esaltati da pensare di poter vincere contro (quasi) il mondo intero.
    Criticare e mettere in evidenza le carenze tecniche naziste puo’ essere istruttivo. Ma considerando che anche lui, come me, fa parte di un popolo che ha mandato i propri soldati “spezzare le reni alla Grecia”… e che ha mandato gli M11/39 ad affrontare i Matilda… be’… arrivare a deridere i nazisti definendoli “pollaccioni” o “pifferi di montagna” e’ un’impresa degna di Tafazzi. Magari esagero, ma mi sembra che noi italiani — visti i nostri trascorsi — non siamo nella posizione di poter impunemente deridere neppure la marina del Liechtenstein.
    Sembra, comunque, che a Franchini — ossessionato da solo alcuni dei tantissimi aspetti tecnici da tenere in considerazione — sfugga il quadro d’insieme e, sopratutto, l’aspetto politico. Perche’ gli errori dei nazisti (sopratutto quelli del loro capo supremo) furono essenzialmente politici.
    Hitler non voleva, inizialmente, una guerra all’ultimo sangue con la Gran Bretagna. Il suo vero obiettivo era l’Unione Sovietica; era convinto di riuscire a concludere una pace basata su condizioni estremamente generose nei confronti dei britannici (come dargli torto, dopo aver visto un Chamberlain che, nel ’38, torno’ da Monaco sventolando gli accordi, convinto di aver salvato la pace in Europa) e la loro neutralita’ nella successiva guerra contro i sovietici.
    Questo spiega perche’ lascio’ gli inglesi scappare da Dunkerque senza grossi danni; questo spiega perche’ le forze armate tedesche non erano strategicamente pronte a un’invasione contro le isole britanniche. E questo spiega la strategia iniziale, assolutamente corretta: ovvero piegare la RAF e limitare le vittime civili.
    In vero errore nazista, in questa occasione, non fu (principalmente) tecnico, ma politico: Hitler non si rese conto della sostanziale differenza tra Chamberlain e Churchill. Hitler non capi’ che il popolo inglese (guidato da Churchill) era disposto a enormi sacrifici (anche a perdere l’impero, come poi avvenne) pur di continuare a combattere.
    Il vero errore strategico (ma con conseguenze, anche politiche, devastanti) fu il cambio di obiettivo: non piu’ la RAF ma la popolazione inglese. Innescato da un errore della Luftwaffe e dalla conseguente rappresaglia britannica.
    A riguardo, Hart, che Franchini tanto venera, scrive:
    Amministrando con parsimonia le sue risorse umane nel mese di luglio, entro l’inizio di agosto Dowding riuscì a portare il numero dei suoi piloti a 1434, grazie anche al contributo dell’aviazione della marina che cedette “in prestito” alla Raf 68 dei suoi piloti. Ma un mese dopo questo numero era sceso a 840, e le perdite settimanali ammontavano in media a 120. D’altra parte, durante l’intero mese le unità di addestramento operativo della Raf non riuscirono a sfornare più di 260 piloti. In settembre la situazione si fece ancora più grave, in quanto il numero dei piloti addestrati ed esperti si riduceva sempre più, mentre i nuovi arrivati, reduci da corsi di addestramento alquanto sommari, erano resi ancora più vulnerabili dall’inesperienza. Le squadriglie fresche chiamate a dare il cambio a quelle ormai esauste finivano spesso col subire più perdite delle altre. In numerosi casi la stanchezza provocava un calo del morale e un aumento del “nervosismo”.
    […]
    La notte del 24 [agosto] una decina di bombardieri tedeschi diretti verso Rochester e Thameshaven persero la rotta e sganciarono il loro carico di bombe proprio sul centro di Londra. La rappresaglia inglese fu immediata: la notte seguente un’ottantina di bombardieri inglesi effettuarono una incursione su Berlino; questa incursione fu seguita poi da numerose altre, finchè Hitler, dopo ripetute minacce che gli inglesi ignorarono, ordinò incursioni di rappresaglia su Londra.
    […]
    Il 31 [agosto] la Raf subì le perdite più gravi dell’intera campagna: 39 dei suoi caccia furono abbattuti, mentre le perdite tedesche ammontarono a 41 aerei. Si trattava di un tasso di perdite che non solo la Raf non poteva permettersi data la limitatezza delle risorse disponibili, ma che inoltre non era certo tale da scoraggiare gli attaccanti. Quasi tutti i campi di aviazione delle regioni sudorientali erano ormai gravemente danneggiati, e alcuni addirittura inutilizzabili.
    Lo stesso Dowding stava prendendo in considerazione l’idea di spostare più indietro la sua linea di combattimento, in modo da renderla irraggiungibile per i Me 109
    […]
    Il 3 settembre, all’Aia, Göring aveva convocato un’altra riunione dei suoi principali collaboratori, e nel corso di questa riunione era stata confermata la fatidica decisione di scatenare l’offensiva del bombardamento diurno su Londra: un’idea per cui Kesselring si era battuto sin dall’inizio della campagna e che ora Hitler aveva approvato. La data d’inizio della nuova fase della campagna fu fissata nel 7 settembre.
    […]
    La conseguenza più importante della nuova offensiva tedesca fu quella di comportare un lavoro meno estenuante per il comando caccia, che fino ad allora aveva risentito a tal punto della determinazione con cui i tedeschi avevano concentrato su di esso i propri sforzi che l’intera organizzazione era quasi sul punto di sfasciarsi, quando infine i nemici decisero di attaccare Londra come bersaglio principale. I danni e i lutti subiti dalla capitale e dai suoi abitanti salvarono in pratica la capacità difensiva del paese.

    Anche limitandosi a leggere l’Hart non si puo’ non capire che l’impostazione iniziale della campagna aerea (pur con tutti i suoi limiti e i suoi errori) stava, ai primi di settembre, avendo successo e che la RAF, nel sud dell’Inghilterra, rischiava seriamente di collassare.
    Il cambio di strategia del 7 settembre (innescato da una casualita’, anche se il carattere iroso e la mancanza di lucidita’ di Hitler furono la vera causa) permisero alla RAF di riprendersi e, alla lunga, di resistere e di vincere.
    Ma non solo; Hart non vi fa cenno poiche’ si concentra sugli aspetti squisitamente militari, ma quel cambio di strategia ebbe conseguenze politiche devastanti per la Germania.
    In primo luogo, bombardare la popolazione civile rese impossibile un accordo con la Gran Bretagna e trasformo’ la guerra in uno scontro all’ultimo sangue tra le due potenze.
    In secondo luogo, la resistenza inglese, pur con Londra in fiamme, sgretolo’ il mito di invincibilita’ che i tedeschi avevano costruito nell’ultimo anno (non dimentichiamo che avevano sbaragliato, con apparente facilita’, Polonia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Olanda, Lussemburgo e, sopratutto, la Francia; e pure l’esercito britannico (non dimentichiamo Dunkerque)).
    In terzo luogo, le fotografie e le dirette radiofoniche dei bombardamenti di Londra aumentarono la simpatia del popolo americano nei confronti degli inglesi (e aumentarono, contemporaneamente, l’antipatia nei confronti dei nazisti) indebolendo il suo atteggiamento isolazionista; questo favori’ Roosevelt nel condurre una politica di aiuto materiale nei confronti degli inglesi (che porto’ anche a una guerra (non dichiarata) contro gli U-Boot tedeschi in atlantico ancor prima di Pearl Harbour) estremamente piu’ aggressiva.

  6. @ Oca Sapiens
    Oggi Franchini ci scrive anche
    Quello che cerco di far capire a ocasapiens e a Psicopompo è che i Tedeschi non solo difettavano di risorse materali, ma soprattutto di risorse intellettuali, dopo lo sconquasso sociale che i nazisti avevano procurato al loro Paese.
    E’ commovente tanta insistenza nel cercare di farci capire quello che sappiamo benissimo da molto prima di conoscerlo.
    Avessimo mai affermato il contrario…
    Quello che io cerco di far capire a lui che quando ha scritto che i tedeschi, nel 1940, “non conoscevano l’*esistenza del radar”, ha scritto una grossolana corbelleria che meritava di essere corretta e sbertucciata.
    Siamo tutti convinti (credo) che intendesse scrivere che i tedeschi “sottovalutavano l’efficacia dei nuovi radar britannici”, ma la sua testardaggine nel cercare di distrarre l’attenzione dal punto, pur di non ammettere di essersi espresso in maniera superficiale e imprecisa, e’ indicativa della suo modo di relazionarsi (con amici, nemici e semplici conoscenti) e, in sostanza, della sua (mancanza di) affidabilita’.

    1. E.K. Hornbeck,
      Mi fa piacere che lei citi Dowding, è quello che intendevo con Bentley Abbey.
      Se non ricordo male, nella Battle of Britain usavano i radar costruiti a metà degli anni Trenta (per via di una bufala: il presunto “raggio della morte” di Tesla), quelli più efficienti sono venuti l’anno dopo.
      La cosa buffa è che perfino quando vuol “farci capire” che a Genova c’è il mare, il prude F***i continua a dire corbellerie . Nessuno nega che la logistica della Luftwaffe fosse inadeguata, era quella della guerra di Spagna! Ma i tedeschi hanno cominciato a “difettare di risorse materiali” con Barbarossa, dopo aver perso la BoB. Dire il contrario significa negare il coraggio dei britannici, e non se ne rende nemmeno conto.
      U-Boot
      Già, a proposito di difetto di risorse… Conosce il Progetto Habakkuk? Una delle tante imprese disperate di Mountbatten.

  7. @ Oca Sapiens
    Mi fa piacere che lei citi Dowding
    L’ho fatto incidentalmente ma, in effetti, era il “sistema Dowding” (ancora piu’ che gli sviluppi col magnetron) a rendeva il radar britannico superiore a quello tedesco. La superiorita’ tecnica britannica consisteva anche in osservatori col binocolo, sguinzagliati nella campagna inglese e opportunamente integrati nel sistema.
    Bizzarro che Hart non faccia cenno a Bentley Abbey.
    Se non ricordo male, nella Battle of Britain usavano i radar costruiti a metà degli anni Trenta
    Ni.
    Era un dubbio che mi ero posto e ho trovato fonti contrastanti a riguardo; comunque, se non ho capito male:
    – il primo radicale miglioramento del magnetron, in laboratorio, e’ datato 27 febbraio del ’40
    – il primo prototipo efficace, di un radar basato sul magnetron migliorato, ha fatto la dimostrazione nel luglio (non ho trovato dettagli relativi al giorno esatto)
    – un magnetron ulteriormente migliorato, donato agli USA con tanto di progetti, venne spedito il 14 agosto
    – non ho trovato indicazioni riguardo alle date di entrata in servizio operativo dei radar basati sui nuovi magnetron, ma l’indicazione di Hart, che Franchini ci ha indicato (“In realtà fu solo in luglio, quando le stazioni di allarme appena installate lungo la costa francese cominciarono a captare l’ininterrotto flusso di segnali proveniente dalle antenne radar della costa inglese, che i tedeschi capirono di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo e di molto importante”), mi fa pensare che i britannici abbiano immediatamente, dopo la dimostrazione del primo prototipo, sostituito i vecchi radar con i nuovi, man mano che riuscivano a produrne.
    Quindi i britannici disponevano gia’, certamente, della tecnologia; ma non saprei se (o quanti) nuovi radar fossero concretamente in funzione; certamente usavano (solo) i vecchi radar nella fase iniziale della battaglia ma quando questa si sposto’ sopra il suolo britannico (nella seconda decade di agosto), presumibilmente li stavano gia’ sostituendo man mano che i nuovi erano pronti.
    Conosce il Progetto Habakkuk? Una delle tante imprese disperate di Mountbatten.
    Sul momento il nome non mi diceva niente ma… si’: anni fa ne avevo letto e ne ero rimasto colpito (sia come appassionato di storia che come appassionato di fantascienza).
    Pero’ non ricordavo del coinvolgimento di lord Mountbatten e, sopratutto, dello “shooting incident”.
    E c’e’ chi insiste a dire che mr. Bean e’ fiction.

  8. Errata corrige: non “a rendeva il radar” ma “a rendere il radar”.
    Sorry

  9. @ Oca Sapiens
    1942: è la tesi di Gregory Clark.
    Mi sembra che, in quel brano, Clark indichi il 1942 come l’anno nel quale vennero introdotti (o, almeno, nel quale il Bomber Command ne comprese l’utilita’) come radar aviotrasportati per aiutare i bombardieri britannici.
    Non mi sembra dica molto riguardo all’evoluzione dei sistemi difensivi metropolitani; quello che descrive e’ il sistema messo in opera nel ’39.
    Mette comunque in evidenza una cosa interessante: i britannici si trovarono costretti a sviluppate il “sistema Dowding” in conseguenza dei limiti del loro radar pre-magnetron; in altre parole, trasformarono un’inferiorita’, squisitamente tecnica, in una superiorita’ organizzativa.
    E anche un’altra, che mi ha stupito: se i tedeschi certamente sottovalutarono l’efficacia dei radar britannici, gli inglesi facevano proprio fatica a credere nell’esistenza di quelli tedeschi. Il che e’ davvero sorprendente, tenendo conto della consistente superiorita’ della loro intelligence.
    Per quanto riguarda la Battaglia d’Inghilterra, continuo a non trovare date sull’introduzione dei radar basati sul cavity magnetron. Ho pero’ trovato questa pagina di wikipedia che e’ discretamente dettagliata sullo sviluppo di questo tipo di radar (anche se finalizzata a descrivere lo sviluppo di un preciso modello di radar aviotrasportato).
    Per prima cosa, indicano la data dell’esperimento cruciale (in laboratorio) al 21 febbraio (non 27 come avevo trovato altrove e avevo scritto in precedenza); ma questo cambia poco.
    Poi descrivono gli sviluppi dei primi radar basati sui cavity magnetron con piu’ dettagli di quelli che avevo trovato in precedenza. Mi sembra quindi di capire che nel luglio e nell’agosto del 1940 ne erano gia’ stati sviluppati alcuni (concretamente) ma solo come prototipi, ancora troppo immaturi per un impiego operativo. Mi sembra quindi di poter concludere che, quasi certamente, aveva ragione: non hanno dato il minimo contributo alla Battaglia d’Inghilterra; almeno non nelle fasi cruciali (agosto/settembre 1940).
    D’altro canto, i britannici (a partire da Churchill) avevano ben chiara fin da subito l’importanza dei nuovi radar basati sui cavity magnetron e, gia’ nell’agosto del 1940, lo diedero agli americani chiedendo, in cambio, la produzione in massa. Pensare che siano stati introdotti, per le stazioni a terra, solo nel 1942 mi sembra eccessivo, anche se — ripeto — non trovo date precise.

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