Esercizi di traduzione

Ieri in radio, Sebastiano Vigna diceva con un sospirone che i suoi dottorati continuano tutti a far ricerca, ma all’estero (1). Oggi mi arriva un comunicato dell’ADI, che favorirà ulteriormente l’emigrazione.

Puntate precedenti. Da mesi migliaia di dottorandi e ricercatori precari senza i quali università e enti di ricerca si fermerebbero, protestano perché la Legge di stabilità li esclude dall’indennità di disoccupazione, per la quale pagano i contributi. Ieri finalmente il loro ministero di “tutela”, riferisce l’ADI, s’è dichiarato d’accordo con il ministero del Lavoro:

non rientrano nell’ambito di applicazione soggettivo della nuova indennità di disoccupazione mensile, seppure iscrivibili alla gestione separata INPS, […] in quanto tali soggetti svolgono attività non riconducibili alle collaborazioni coordinate e continuative. Tali fattispecie, infatti, hanno una finalità diversa da quelle per le quali è stata introdotta la norma sopra richiamata, ovvero quello di formare studiosi altamente qualificati mediante lo svolgimento di attività di studio e di ricerca scientifica.

Mille (forse) ricercatori, precari da mezza vita, saranno assunti nel 2016-2017. Dopo basta. Secondo il Miur infatti, la Legge di stabilità avrà il pregio di

concorrere a ridimensionare notevolmente il fenomeno del precariato nelle istituzioni universitarie e di ricerca

Tradotto per gli altri e per i 12 mila studenti/anno che iniziano un dottorato: fuori dai piedi.

(1) Anche la dott. Carlotta, del comitato scientifico delle Oche, se n’è andata. Quando ti sarai sistemata, fatti viva e auguri.

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Su Frontiers in Computational Neuroscience, Jeffrey Beall segnala “another controversial paper di Ivo P. Janecka – un tempo professore di otorinolaringoiatria oncologica a Harvard, rimasto ignorato per un anno, finché in ottobre sono arrivati i primi due commenti:

Was a human being involved at any stage or has Frontiers’ website been hacked?
Maybe someone developed a deep learning algo to write papers and this is the first result?

‘N’fetti… L’autore s’è molto risentito. Altri sbigottimenti su PubPeer. Alcuni ricercatori hanno chiesto all’editore di indagare per capire come mai quella prosa sconnessa avesse superato la peer-review. A Guillaume Rousselet che ne chiedeva la ritrattazione, è arrivata questa risposta:

Our investigation did not identify plagiarism, reporting of unethical research, established misconduct, data manipulation, data fabrication or breach of third-party legal rights which would substantiate the need for retraction of this publication.

Tradotto: basta pagare e pubblichiamo qualunque cosa, sensata o meno.

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Nell’originale
E’ uscito Global Risks 2016 del World Economic Forum che ogni anno chiede a 750 “esperti e decisori” di considerare

 29 global risks – categorized as societal, technological, economic, environmental or geopolitical – over a 10-year time horizon, and rate each according to their perceived likelihood of it occurring and impact if it does.

Dall’Executive Summary:

The risk rated most likely was large-scale involuntary migration, with last year’s top scorer – interstate conflict with regional consequences – giving way to the environmental risks of extreme weather events and the failure of climate change mitigation and adaptation and followed by major natural catastrophes.

3 commenti

  1. Gli sbandierati incrementi di FFO e le altrettando sbandierate assunzioni (addirittura di luminari stranieri!) servono solo per dire che hanno fatto qualcosa, in pratica non cambia nulla. La tendenza di fondo ad una contrazione del sistema di istruzione universitaria e della ricerca resta intatta,
    L’ignorata protesta in corso dei docenti non riece a saldarsi con le altre categorie interessate, principalmente studenti e colleghi degli enti. L’opinione pubblica o è disinteresata o è “contro i baroni” senza accorgersi che in questa situazione chi vince sono proprio loro. Degli studenti chi può permetterselo va vai e in una specie di principio di azione e reazione spinge indietro l’Italia.
    Benvenuti in Italia, “un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori”. Era una preso in giro allora e lo è ancora.

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