Open science vs. autocrazia politico-FuF

Riccardo Reitano mi segnala la Dichiarazione di Dakar, elaborata dal progetto europeo Sci-Gaia sulla base di precedenti accordi internazionali e presentata il 18 marzo alla conferenza WACREN. Anche se il progetto è iniziato prima dell’approvazione degli Scopi dello sviluppo sostenibile, ne fa parte perché riguarda educazione e ricerca.

La Dichiarazione impegna le persone e gli enti che la firmano a promuovere l’Open science in Africa. Open science si usa a proposito e sproposito, comunque i principi elencati nella prima parte sono quelli del buon governo ovunque: integrità, trasparenza, merito, verificabilità, “accountability”, condivisione dell’informazione, libertà di discussione ed espressione ecc. Nel caso della scienza, il vantaggio è che le soluzioni per applicarli esistono già, sono innanzitutto digitali quindi non costano tantissimo.

Per essere efficaci in Africa, le soluzioni andrebbero adottate anche nel resto del mondo e non mi sembra che sia così. Se insegnate nelle università /o fate ricerca e siete d’accordo per impegnarvi, si firma qui…

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In Italia, nel frattempo

Il Presidente del Consiglio – noto per aver concesso il patrocinio ai disonesti, illusi e/o inetti della fusione fredda – ha violato tutti i principi dell’Open science, come definita in accordi firmati anche dall’Italia, per creare lo Human Technopole, darlo a Roberto Cingolani* dell’Istituto Italiano di Tecnologia, una fondazione privata finanziata al 99% con fondi pubblici, e nominare i responsabili.

Lo spiegava Elena Cattaneo su Repubblica, sabato

Human Technopole è un obiettivo importante, i mezzi approntati per raggiungerlo impropri e fuorvianti. Così come è concepito oggi, sarà solo una Signoria creata per legge e dotata di tesoretto. Fatta di una corte, completa di vassalli e valvassori, così nessuno avrà voglia di dissentire.

Gli atenei, i centri di ricerca e i singoli ricercatori non possono tacere. Se decideranno di farlo, non si potrà fare molto in futuro, anche per piccoli e grandi abusi che pure mi vengono segnalati. Se vogliamo un’Agenzia unica per la ricerca – magari partendo dalla biomedicina – che spazzi via frammentazione e pastoie burocratiche bisogna fermare il monumento all’anti-meritocrazia che si sta edificando oggi nei terreni dell’Expo. I coordinatori dei sette ipotetici centri di Human Technopole sono già stati nominati a tavolino senza alcun bando. Bando cui invece saranno soggetti i mille ricercatori previsti. Si crea un esercito dove i generali non li si cerca tra i migliori del mondo, mentre la truppa sì.

Tacciono tutti i “grandi nomi”, come sanno i colleghi che li hanno contattati, e lo conferma la lettera aperta uscita ieri sul supplemento culturale del Sole-24 Ore. Come Elena Cattaneo, gli autori riassumono i principi di buon governo della scienza e invece, scrivono, lo Human Technopole-IIT

promuove se stesso, di fatto svolgendo ruolo attivo di agenzia di finanziamento sui  generis, dato che distribuisce arbitrariamente ingenti risorse pubbliche, negandone l’accesso su base competitiva a tutto il resto della comunità scientifica. Risorse che provengono dalle tasse dei cittadini italiani, i quali hanno diritto a franchezza e onestà di informazione da parte della comunità scientifica italiana e delle istituzioni di ricerca che, grazie ai loro contributi, esistono e operano.
Il governo e una parte della comunità scientifica nazionale sembrano avere invece intrapreso una strada che nega i più basilari principi su cui la scienza moderna è ovunque fondata e finanziata, e grazie ai quali produce conoscenza verificabile. Noi non conosciamo altri criteri per avere successo, se non coltivando l’integrità degli scienziati attraverso la libera competizione delle loro idee, così da ottenere i migliori risultati e un rapporto onesto e trasparente con i cittadini finanziatori.

Gli autori:

L’interferenza di Renzi sarebbe criticabile comunque, ma peggiora la situazione l’opacità dell’IIT  a sua volta creato per fiat ministeriale di Tremonti. Ricopio le domande di Roars che avevo già segnalato:

1. Perché IIT non applica le norme sulla trasparenza e integrità della pubblica amministrazione visto che la quasi totalità dei suoi fondi arrivano direttamente dal bilancio dello Stato? A cominciare dal fatto che i bilanci di IIT, a differenza di quelli delle università, non sono pubblici?

2. Perché, a differenza di quanto avviene per le università, non sono pubblici i contratti, gli importi e le modalità di selezione dei consulenti e collaboratori di IIT?

3. Perché, a differenza di quanto avviene per le università, non sono pubblici i dati relativi agli organi di indirizzo politico-amministrativo -ivi compresa la situazione patrimoniale- e degli incarichi amministrativi di vertice, comprensivi dei compensi? Quanto dura la carica di direttore scientifico, considerato che Cingolani è in carica dal 2005?

4. Su che base e con quali procedure sono stabilizzati i ricercatori? Chi sceglie chi stabilizzare e chi lasciare nel precariato? Quanti sono i lavoratori che escono da IIT alla scadenza del contratto?

5. Con quali criteri, da chi e con quali procedure sono stati scelti i responsabili dei centri in cui è organizzato IIT? Perché queste procedure non sono pubbliche come per le università?

6. Con quali criteri e chi decide quali gruppi di ricerca universitaria finanziare? Che forma hanno e quanto costano le interazioni di IIT con le università italiane? Perché queste procedure non sono trasparenti e pubbliche come invece avviene per le linee di finanziamento del MIUR e dei maggiori centri di ricerca europei?

7. Perché, a differenza di quanto avviene nelle università, i cittadini che finanziano IIT con le loro tasse non possono leggere né gli atti del Consiglio, né del Comitato Esecutivo, né gli atti che sottendono le decisioni prese dal Direttore Scientifico?

8. A quanto si legge sul sito, IIT sembra svolgere un’attività interna di valutazione. Chi sceglie i membri del board, con quali procedure e quale è il loro compenso? Come fa un organo nominato dagli organi di governo a valutare accuratamente? E, soprattutto, dove si possono leggere i rapporti di valutazione?

9. A quanto ammonta il costo per articolo di IIT visto che sulla base di un semplice indicatore di produttività, il politecnico di Bari ha performance migliori di IIT? Quanti articoli sul totale sono pubblicati da personale che presenta doppia affiliazione (IIT ed una università italiana o straniera)?

10. Nel progetto di IIT-Technopole chi ha scelto i sette poli e chi ha selezionato i direttori dei centri? Con quali procedure sono avvenute tali scelte?

11. Perché nessuno risponde?

* Sul modello detto da Marco Cattaneo “un uomo solo al comando“:

In sintesi, saremmo entusiasti di veder nascere nell’area di Expo un polo tecnologico con la filosofia della Fraunhofer-Gesellschaft tedesca, sia pure con le debite proporzioni. Ma ci piacerebbe vederlo nascere alla luce del Sole e con il contributo e la partecipazione di tutte le eccellenze della ricerca italiana, che non sono poche.

Staremo a vedere. Perché non mi è difficile immaginare che a Matteo Renzi piaccia l’idea dell’uomo solo al comando. Ma è ancora da dimostrare che funzioni in politica, e nei grandi progetti scientifici non funziona di sicuro.

Sottoscrivo.
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Domani Giornata mondiale dell’acqua al Politecnico di Milano.
Dopodomani Giornata mondiale della meteorologia sul tema Hotter, drier, wetter. Face the Future, la WMO pubblica Statement on the Status of Climate Change 2015, dati chiave nel com. stampa.

6 commenti

  1. Per dovere di ufficio auspico quanto segue: spero che lo Human Technopole riservi a Kitegen il trattamento che questa idea si merita, setàdir, almeno dodici milioni all’anno per omnia sæcula sæculorum: sei per il Generale e gli altri sei per i Colonnelli.
    Più altri sei per le Pompe Africane -come definite in [1]- in quanto diagnostiche di Fuffa, e ancora altri sei per eventuali e varie.
    Confidando di essermi con ciò guadagnato la giornata, distintamente saluto.
    KWRA
    —————-
    1: http://www.moletrap.co.uk/wiki/index.php/African_Pump

  2. Spiacente, KWRA, per le Pompe Africane deve rivolgersi all’ENEA. Lo Human Technopole semmai deve darmi dodici milioni per la R&D degli adesivi a bio-elettroni.

  3. @Oca
    Oggi su La Stampa:
    http://www.lastampa.it/2016/03/23/italia/politica/fondi-e-ricerca-per-cattaneo-tre-ruoli-in-conflitto-dinteressi-iMKh9uglp6E6bjfAufVd2J/pagina.html
    Punto chiave dell’articolo:
    Naturale dunque che ci sia chi resti sorpreso dal vedere ora messo nero su bianco un rischio di potenziale conflitto d’interessi: Cattaneo legislatore che stanzia fondi, Cattaneo membro di una Commissione che deciderà l’utilizzo dei fondi, e Cattaneo ricercatrice di un Istituto che potrebbe ricevere dei fondi.
    Insomma la Cattaneo critica HT e parla di «difesa dello statuto etico e del metodo scientifico», ma non e’ credibile perché’ essa stessa predica bene ma razzola male.
    Peccato che la Cattaneo stessa, rispondendo ad una identica critica di Carra (Gruppo2003)
    http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/elena-cattaneo/nessuna-analogia-tra-genomi-italia-e-human-technopole/marzo-2016, affermi:
    Il fondo potrà contare su uno stanziamento di cinque milioni di euro all’anno per i prossimi tre anni destinati ad un piano nazionale finalizzato a incrementare conoscenze e tecnologie per lo studio di migliaia di genomi italiani. Il piano sarà predisposto dalla Commissione che dovrà stabilirne condizioni e obiettivi, demandando ad un bando pubblico e ad esperti, terzi e indipendenti, la selezione dei migliori progetti di ricerca negli ambiti individuati. La Commissione avrà anche l’incarico di individuare i soggetti, pubblici o privati, necessari a cofinanziare il progetto. La delicatezza di questo aspetto, di cui vado particolarmente orgogliosa, è che non solo non ci si affida alle sole, spesso esauste, risorse pubbliche ma, anzi, si prevede — fino a condizionarne la fattibilità — un cofinanziamento da altri soggetti in misura almeno pari alle risorse pubbliche impegnate. Se questi non dovessero manifestarsi, non un euro delle risorse pubbliche sarà investito nel progetto.
    Se lo scopo della commissione e’ definire le regole e obiettivi del finanziamento e non quello di finanziare progetti significa che il giornalista del “La Stampa” afferma una cosa sbagliata.
    Ignoranza o malafede ?
    ps A) Su HT sono entrati in gioco i poteri forti, l’articolo in questione e’ in puro stile metodo Boffo.
    ps B) Come sostenuto parecchie volte la bufala di questo articolo, espressione di un progettualità’ opaca tra mondo politico, potere accademico e settori industriali, e’ mille volte più’ pericolosa per la ricerca delle bufale scientifiche.
    ps C) Essendo pero’ una bufala, diremo scientifico-politica, non la ritieni degna del parco delle bufale ???

    1. Grazie Neutrino, forse andrebbe spiegata la differenza tra il condizionale, per es. ci sarebbe un conflitto d’interesse se – e l’indicativo, per es. l’HT è stato assegnato a una fondazione privata.
      Su HT sono entrati in gioco i poteri forti
      be’ dove non esistono filantropi devono decidere loro per forza, il problema è proprio l’opacità.

  4. Guarda Neutrino, io lasciavo il beneficio del dubbio a IIT.
    In generale non si può recriminare esclusivamente un’accentramento di fondi e una strutturazione come diritto privato.
    Sono situazioni che all’estero esistono spesso, in Inghilterra quasi tutte le uni e istituzioni di ricerca sono fondazioni private, molte for profit, alcuni che ricevono barcate di fondi pubblici e spesso non sono così trasparenti come si chiede all’IIT (basta vedere la Royal Society).
    E se ci riempiamo la bocca su come i parametri sintetici per pubblicazioni siano parziali, pericolosi, insufficienti, non posso certo mettermi a fare le pulci perchè IIT non pubblica quanto e come INFN.
    Quindi giusto per senso del pudore e evitare ipocrisia mi sono risparmiato dal commentare la questione che francamente non conosco bene.
    Tuttavia oggi noto che sul gruppo AIRI (Associazione Internazionale Ricercatori Italiani) c’è un’invasione di figure che candidamente su facebook sono registrate come “Direttore Ufficio Relazioni Pubbliche IIT” e che postano questo tipo di articoli e commentano in modo acritico.
    La mossa alla “ufficio PR Nestlè” ha completamente cambiato il mio parere.
    Ce la vedi la Royal Society che paga gente per andare sui gruppi facebook a postare articoli che sputtanano chi mette in dubbio l’assegnazione fondi?
    Ecco… Disgusto e rassegnazione…

    1. Andrea,
      IIT non pubblica quanto e come INFN
      Il confronto era con il Politecnico di Bari…
      Secondo me, la Royal Society risponde a quasi tutte le domande di ROARS sulla governance, ma è vero che il Welcome Trust è più trasparente.

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