Sentenza bomba

Come previsto da Hortensio, il lancio ANSA che citava frasi della sentenza del Tribunale di Ivrea – basata sulla perizia del dott. Paolo Crosignano – deflagra nei media esattamente come nel quartiere:

Mi aveva colpita, sul Fatto Q, questa affermazione del dott. Crosignano:

Alexander Ahlbom e Mike Repacholi sono rispettivamente consulente dei gestori di telefonia cellulare e per l’industria elettrica. Dati questi conflitti di interesse e dato il giudizio precedentemente espresso sui lavori originali, il Ctu ritiene di prescindere dalle revisioni prodotte da questi autori e di riferirsi esclusivamente ai commenti Iarc. […] spiega anche perché ha deciso di scartare dalla sua perizia la letteratura scientifica “infettata” dall’industria del settore.

Andreotti docet, ma andrebbe chiarito quale infezione è stata causata da Alexander Ahlbom, dell’Istituto Karolinska (poi escluso da panello degli esperti OMS in materia, per via del possibile conflitto d’interesse) e un autore sui 48 dello studio Interphone dell’Iarc, cioè dell’OMS, che il giudice ha usato per sostenere che il rischio del cellulare è maggiore di quello di una bomba atomica.
Repacholi non ci ha partecipato (meno male). L’OMS usa tuttora lo studio Interphone come riferimento e precisa:

A large number of studies have been performed over the last two decades to assess whether mobile phones pose a potential health risk. To date, no adverse health effects have been established as being caused by mobile phone use.

Per completezza d’informazione, ricevo con ritardo e volentieri pubblico:

COMUNICATO UFFICIALE

L’AOOI – Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani manifesta sconcerto e preoccupazione per la recente #sentenza del Tribunale di Ivrea nel merito della causa di risarcimento imposta all’INAIL da un paziente affetto da neurinoma del nervo acustico e della sua insorgenza imputata all’uso del telefono cellulare.

L’AOOI #contesta totalmente le conclusioni della CTU [Consulenza Tecnico d’Ufficio, ndr] e contesta l’operato degli specialisti referenti della CTU stessa [tra cui il dott. Crosignano, ndr] non essendovi ad oggi studi epidemiologici e studi in doppio cieco randomizzato che dimostrino alcuna correlazione possibile tra l’uso del telefono cellulare e l’insorgenza del neurinoma del nervo acustico.

Questa sentenza rappresenta un precedente pericoloso e lesivo della comunità scientifica e getta #discredito sulla comunità degli specialisti ORL che si sarebbe resa protagonista e responsabile di una mancata azione di prevenzione, nel caso esistesse, peraltro mancante di prove di efficacia.
Il numero di #neurinomi del nervo acustico è relativo ad 1 caso ogni 200.000 abitanti e negli ultimi 30 anni non si è visto alcun incremento di tale rapporto di incidenza della malattia a partire dall’introduzione del telefono cellulare.

Sarà cura del Presidente AOOI, di concerto con i Presidenti AUORL – Associazione Universitaria di Otorinolaringologi e SIO – Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale, manifestare nelle sedi opportune e notificare al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin la presa di distanza e la ferma contestazione di tale sentenza.
Il Presidente AOOI, Dott. Giovanni Danesi

Andreotti docet, la CTU di Ivrea va sospettata di cherry-picking?
Bref, se il dott. Crosignano mi segnala i miei errori, li correggo volentieri e lo ringrazio, ma prima dovrebbe correggere quelli di professionisti più competenti e importanti di me.

3 commenti

  1. i giudici hanno i consulenti che si meritano (tanto se li scelgono loro)… 😛
    Io, 25 anni fa, ho scoperto per puro caso di avere un neurinoma dell’acustico, e anche io all’orecchio destro. Ho perso l’udito da quell’orecchio, ma non avevo ancora un cellulare… a chi devo fare causa? 😉

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