Dal Giappone

Elia Marin scrive che Kohei Yamamizu, un ricercatore del Center for iPS Cell Research and Application diretto da Shinya Yamanaka – premio Nobel per le staminali indotte – all’università di ToKyoto (h/t Elia M.) ha falsificato le immagini di un articolo uscito l’anno scorso su Stem Cell Reports e che Yamanaka se ne è assunto la responsabilità. Dal Japan Times

Yamamizu reportedly admitted the fabrications and falsifications, claiming they were “to make the paper look better.” His term at CiRA was set to end in March 2018.

“As CiRA Director, I feel a strong responsibility for not having been able to prevent research misconduct at our institute and sincerely apologize to all who support us and our research activities,” Yamanaka said in a statement released Monday, adding that the organization will decide how to reprimand Yamamizu and other researchers, including Yamanaka. He said the research misconduct found this time has no direct influence on any ongoing or planned clinical research involving iPS cells.

La cosa insolita è che Yamanaka lo ha rivelato ieri durante una conferenza stampa.

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Sul Japan Times c’è un articolo sulla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Un video della Tepco ha mostrato “detriti di combustibile” caduti fuori dalla vasca di contenimento del reattore 2:

Locating the fuel debris is crucial to decommissioning the crippled plant, which is expected to take more than three decades. Tepco plans to decide on a plan for removing the fuel in fiscal [year] 2019.

L’ultimo com. stampa della Tepco non ne parla. Come ogni settimana, fa il punto sulle procedure per lo stoccaggio delle acque “a elevata concentrazione di materiali radioattivi”, che rischiano di finire in mare prima che “sia completato” l’impianto per il loro trattamento.
agg. 24/01: è uscito il com. stampa della Tepco (h/t AleD).

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In attesa di una tecnologia miracolosa per la “cattura del carbonio”, alcuni paesi ridurranno le proprie emissioni di gas serra usando energia nucleare. Ma delle 60 centrali  progettate in tutto il mondo, non è detto che tutte saranno costruite e nel frattempo 114 dovranno essere dismesse.

Oggi sui PNAS, David Evans e altri micropaleontologi e climatologi pubblicano le analisi di foraminiferi fossili risalenti all’Eocene, 54-36 milioni di anni fa, quando la concentrazione atmosferica di CO2 era il doppio rispetto all’Ottocento. In base alla composizione dei gusci, stimano la temperatura alla superficie marina fra i Tropici e nell’Artico e trovano una differenza di circa 20 °C, rispetto ai 28 °C attuali.

Hanno paragonato i propri risultati con le proiezioni dei modelli che simulano le temperature dell’Eocene: quasi tutti sottovalutano l’amplificazione polare. Nel com. stampa dell’università St Andrews, David Evans ribadisce il concetto:

This does not imply that climate models overestimate global warming. If anything, the opposite, they could be underestimating how much warming will occur in the Polar Regions.

Con retroazioni prevedibili.

Su un tema affine, “Potentially dangerous consequences for biodiversity of solar geoengineering implementation and termination” di Giuseppe Amatulli et al. su Nature Eco&Evo.

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Il fisico e la mucca sferica, cont.
Se vi siete persi il “policy breakfast” dell’Istituto Bruno Leoni, le fantasie del prof. Gianluca Alimonti sui modelli climatici sono su You Tube (ronff…). Per i seguaci su Twitter, l’Istituto ne estrae questa perla:

“Contrariamente a quanto spesso viene detto, sono le variazioni climatiche a generare le variazioni di CO2, non il contrario.”

Il prof. Alimonti non riesce a immaginare che una stessa variazione possa essere dovuta a cause diverse, ma i seguaci sì. Hilarity ensues.

3 commenti

  1. È un piacere fare da messaggere intercontinentale!
    C’è solo un typo: Università di Kyoto, non Tokyo.

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