Cari orecchietti di radiopop,
Al Museo delle Scienze di Trento, detto Muse, questo pomeriggio sarà inaugurata la mostra “Genoma umano. Quello che ci rende unici”, un viaggio interattivo per grandi e piccoli nella genomica
una scienza in continua evoluzione che non manca di suscitare interrogativi e dubbi anche sul piano etico
Duecento anni fa, li poneva Mary Shelley al dott. Frankenstein e alla scienza di allora. Nel 1996 ce li ha posti la pecora Dolly; poi quelli che per tot euro ci leggono il futuro nel DNA preso da un tampone imbevuto di saliva; poi la tecnica CRISPR-Cas9 per correggerci il genoma; poi gli embrioni di maiali fatti di cellule staminali in parte umane e in parte suine e tre giorni fa in parte ovine, un’altra chimera ottenuta con una tecnica un po’ diversa.
E poi e poi. Per non parlare di quelli che cercano di dividerci in razze…
Questa volta, il Muse – bel posto, merita lo stesso un visita – sembra aver scelto un tema più grosso di lui. Che cosa vuole davvero “mostrarci”? Metri di DNA sul quale salire e scendere per una scala a chiocciola che quando passiamo noi “unici” le basi dei gradini cambiano colore? E se passa l’oca s. qui c’è un cromosoma X e se passa Filippo un Y?
Lo chiediamo prima a Michele Lanzinger, per farci un’idea generale. Però dirige tutta la baracca, laboratori di ricerca compresi, mica passa la giornata a parlare con i visitatori. Ci facciamo dare qualche esempio concreto da Patrizia Famà che ha partecipato all’allestimento e sarà a “contatto con il pubblico”. Che cosa le preme comunicare? Nella presentazione ci sono tante domande:
Perché le persone sono tutte diverse? Da dove provengono i talenti? Perché c’è chi invecchia in modo invidiabile e chi, purtroppo, no? Perché la vita ha un termine biologico e come possiamo prevenire le malattie?
Prima di uscire, tutti devono compilare un questionario e se non son capaci restan chiusi dentro con Patrizia finché non hanno imparato le risposte?
Detto più seriamente – non che ci venga molto bene – ci piacerebbe capire che cosa vuol dire “comunicare la scienza” per il Muse, magari impariamo a farlo meglio a radiopop.
Intervallo musicale suggerito dal prof. Claudio Della Volpe
Da una settimana ci annunciano l’arrivo della “buriana”, tormenta, neve, gelo… Mutandoni di lana, fin sugli orecchietti il colbacco in coniglio da reduce dell’Ussuri, ma sarà il caso? I meteorologi come lo sanno con tanto anticipo? Ci si può fidare dei loro modelli? E visto che la nebbia in Val Padana rende ancora più dannoso il “particolato atmosferico”, stando alla ricerca – deprimente – dell’ISAC-CNR e dell’università della California pubblicata l’anno scorso su Atmospheric Chemistry and Physics, almeno la “buriana” pulirà l’aria?
Per consigli su collant o maschera anti-gas polveri, sentiamo Simone Casadei, un ascoltatore che studia la qualità dell’aria all’InnovHub di San Donato Milanese e che prima faceva ricerca sul legame tra livello d’inquinamento e andamento del meteo e, guarda caso, giusto ieri ha ne ha scritto su Climalteranti.
Altre news se resta tempo. Almeno questa: i Neanderthal dipingevano le proprie mani sulle pareti delle caverne e si facevano gioielli come noi sapiens. E i tre fotoni legati in una “molecola di luce” che la settimana scorsa non ci stava? E… uffa!
poscritto: Michele Lanzinger ha citato l’arte dei Neanderthal (scoop: il Muse sta progettando una mostra…) e noi abbiamo citato l’articolo di Alison Abbot su ricerca e campagna elettorale in Italia, uscito ieri su Nature, qui trovate le risposte dei partiti alle 10 domande sulla scienza.
In onda dalle 10.35 alle 11.25 sui 107,6 FM o in streaming o in podcast dopo. Per dirci se abbiamo sbagliato qualcosa FaceBook e mail oche at radiopopolare.it
https://www.nature.com/articles/nature25483
Andrea,
ho visto, ma stavi traslocando!
mi sa che se aspettiamo la fine dei traslochi ne parliamo nel 2027 😛