Lettera 43 riassume i peggiori scandali nella sanità lombarda da 25 anni a questa parte. Tanto per dare un’idea, il 6 aprile era la Giornata contro la corruzione e Transparency International forniva qualche dato.
Nel 2017
le famiglie vittime di corruzione in sanità sono state 107.000.
il 25,7% delle Aziende sanitarie ha vissuto al proprio interno almeno un episodio di corruzione.
Tra gennaio e aprile di quest’anno
sono comparse sui media nazionali ben 29 notizie su casi di corruzione in sanità.
La Responsabile per la prevenzione della corruzione e l’Autorità nazionale anticorruzione non sembrano molto efficaci. Ieri dopo la notizia dei nuovi arresti a Milano, è arrivato un comunicato stampa dell‘ISPE-Sanità:
via le ‘mele marce’ in sanità, istituiamo la cultura del merito e dell’integrità
diceva il suo presidente, e annunciava che
il 6 giugno prossimo a Roma Ispe-Sanità terrà un incontro dal titolo “L’etica nell’arte della manutenzione della sanità. L’anticorruzione possibile: entriamo nel merito”, un momento per acclamare che i valori del merito, cosi come i criteri di nomina e i meccanismi di controllo di gestione vanno ripensati, dando un messaggio coordinato alle Regioni ai fini di coltivare nei giovani medici e nei futuri professionisti della sanità il seme dell’etica in sanità.
A volte dubito che si riesca a coltivare, nonostante l’impegno di molte Ong. Nelle università certi baroni incarnano i vantaggi della disonestà e del clientelismo, gli Ordini servono in primis a difendere i propri iscritti, i politici proteggono gli incompetenti e i disonesti. Si vede che agli elettori va bene così…
E andrebbero anche protetti i whistle-blower, l’esigua minoranza che chiede giustizia costi quel che costi, e magari la maggioranza passiva degli onesti. Ma in Italia un giudice può esigere che un giornalista fornisca il nome dei whistle-blower pur sapendo che una volta diventato pubblico, subiranno rappresaglie.
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A proposito dei vantaggi della disonestà, la Società israeliana di endocrinologia ha appena assegnato il premio Lindner a Gad Asher del Weizmann, noto per truccare le immagini dei propri articoli. (h/t Leonid Schneider)
A quando un premio dell’AIRC ad Alfredo Fusco dell’univ. Federico II e membro onorario dell’Accademia dei Lincei?
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Mind the gap
La legge inglese che obbliga – dovrebbe – le aziende con più di 250 dipendenti a pubblicare la differenza tra i salari/ora di donne e uomini è un po’ imprecisa (non specifica orari simili, mentre le donne lavorano di più part-time, o per mansioni simili”, forse perché è vietato per legge, ma solo per fasce di reddito), ma i dati sono si possono disaggregare.
Dopo l’Economist (più scandalizzato dalla divergenza di opportunità di carriera, cmq nel gruppo le donne prendono il 29,5% in meno, mediana 32,5%…) lo ha fatto anche Hollis Else di Nature per gli enti scientifici pubblici e privati:
Science institutions fared poorly overall. Of the 172 organizations included in the analysis, 96% pay men more than women, according to the companies’ reported median pay gaps. Nationwide, 78% of all organizations favour men financially. The median gap between genders among science employers is 15%, compared with the UK median of 10%. The median offers the best representation of typical differences in pay, because it is not skewed by outlying high or low figures.
The median pay gap for all universities is 16%, research institutes 9%, funders 10%, industrial employers 12% and for the five scientific publishers 22%. (Macmillan Publishers, the division of SpringerNature that publishes Nature, has a median gender pay gap of 13%.)
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Credo che in Enlightenment now, il cherry-picking di Steven Pinker sia più ingenuo che disonesto, comunque continuano a uscire recensioni irriverenti. Incipit di Kit Chapman
Steven Pinker must be incredibly pleased with himself. That’s not to say his latest book is any good – it isn’t – but there is a pervasive smugness to Enlightenment nowthat drips off every page. Early on, Pinker congratulates himself on an answer he gave a student. He follows it up by propping up nonsense straw man arguments against his work and shooting them down with snark. And that’s before we really get going with the book at all.
(h/t Scicurious) Dopo è ancora più spassoso, ma per l’irriverenza è difficile battere Smut Clyde.