cari orecchietti di radiopop,
a fine marzo con Andrea Bertolini della Sant’Anna di Pisa, avevamo parlato di etica a proposito della “RoboLaw” che si applicherebbe ai robot autonomi dotati di intelligenza artificiale (I.A.), magari da mandare su campi di battaglia.
Sulle riviste scientifiche specializzate in cybersecurity, cyberwarfare e cyberterrorrism però, non sembrano molto chiare le regole che dovrebbero limitare, e semmai prevenire, i conflitti digitali, un po’ come le convenzioni dell’Onu fanno per quelli materiali. Il mese scorso su Nature, Luciano Floridi e Mariarosaria Taddeo hanno lanciato un appello a
Regolamentare l’Intelligenza Artificiale per evitare una corsa agli armamenti cibernetici,
“definendo una dottrina internazionale per le schermaglie cibernetiche prima che si trasformino [escalate] in una guerra convenzionale”.
Mariarosaria Taddeo è ricercatrice professore associata (fellow) all’università di Oxford e all’Istituto Alan Turing di Londra, vicedirettrice del Digital Ethics Lab all’Oxford Internet Institute, dirige la rivista Minds & Machines ecc. ecc. Possiamo riassumere il resto dell’elenco dicendo che è una filosofa dell’informazione, degli algoritmi e dell’I.A.?
Prima domanda che le facciamo.
Poi ne avremmo decine, si stanno accumulando da quando la teniamo d’occhio, proviamo a non esagerare… Da lei, vorremmo
– una definizione di guerra cibernetica e di sicurezza cibernetica e dei rapporti che le legano;
– sapere chi sono gli aggressori nelle schermaglie, se non proprio nella guerra, in corso;
– quali potrebbero essere le misure difensive o deterrenti basate sull’intelligenza artificiale invece che sull’intelligence tout court.
Su Nature, lei presenta un piano in 3 punti:
1. La comunità internazionale deve concordare d’urgenza le “linee rosse” che distinguono tra bersagli legittimi e illegittimi. Sono necessarie anche definizioni delle risposte proporzionate per le strategie di difesa. Alla fine servirà un consenso a livello delle Nazioni Unite, nel frattempo linee guida di enti regionali multilaterali come la NATO e l’Unione Europea devono occuparsene e dare l’esempio.
Nel caso abbia ancora qualche minuto per noi, pensa che sia possibile un’etica comune a tutto il mondo digitale?
Sarà l’8 marzo per tutto maggio?
M. Rosaria Taddeo si è affermata all’incrocio di discipline prevalentemente maschili, e quando si dice il caso, mercoledì prossimo la Scuola internazionale di studi superiori avanzati di Trieste lancia il “Manifesto internazionale di Trieste per le donne nella scienza” durante una giornata dedicata all’importanza delle reti di rapporti tra scienziate.
Una settimana esatta dopo, il 16 maggio, ai Laboratori Nazionali dell’INFN di Frascati si tiene la seconda giornata per la parità di genere in fisica. La organizzano l’INFN e il Consiglio Nazionale delle Ricerche che partecipano entrambi al progetto GENERA, Gender Equality Network in the European Research Area.
E domani a Milano viene lanciata un’iniziativa un po’ diversa. In febbraio avevamo segnalato una ricerca, uscita sul British Medical Journal, che trovava una scarsa efficacia degli interventi contro le mutilazioni genitali femminili, fatti dalle Ong negli ultimi trent’anni in Africa subsahariana. Sentiamo Beatrice Costa che se ne occupa per Action Aid, con progetti in Europa e proprio in Tanzania, dove stando a quell’articolo, gli interventi sono andati meglio.
In coda, la rassegna della stampa scientifica: su Nature c’è giusto un articolo di Ying Ma e colleghe intitolato “Close the gender gap in Chinese science”…
poscritto: nell’intervista con la prof. Taddeo, abbiamo citato da Science di oggi
- Ricercatori in I.A. accusano il machine learning di essere alchimia, tradotto da un’oca in “si accusano di essere apprendisti stregoni”)
- L’Europa entra nella corsa globale agli armamenti di I.A. con 1,5 miliardi di euro per la ricerca e linee-guida per lo sviluppo “etico” dell’I.A.
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