La chiamano "genetica del successo"

I ricercatori che mi leggono dovrebbero essere in ferie o a qualche conferenza in amena località turistica, ne approfitto per dire la mia su una serie di articoli indigesti. Il primo deve risalire al 2008 o giù di lì, l’ultimo è uscito in open access sui PNAS un paio settimane fa,

Genetic analysis of social-class mobility in five longitudinal studies

(Lo uso come esempio, altri a richiesta.)

Il primo autore Daniel Belsky dell’università Duke è il cocco della Harvard Business Review. Non a caso. Con un gruppo di collaboratori è specializzato in “genetica del successo” sia nei test di lettura e comprensione di un testo che nel business.
Questa volta vogliono rispondere alle critiche mosse alla “genetica dell’intelligenza” e/o delle “abilità cognitive” inventata da Robert Plomin. Per non rischiare esiti diversi nel distinguere tra eredità genetica e condizioni socio-ambientali – natura e cultura come dicevano i deterministi una volta – utilizzano lo stesso metodo; gli stessi Genome-Wide Association Studies (Gwas) inaffidabili – ogni tanto togliendo di mezzo i soggetti che non hanno tutti “gli ascendenti europei”;  lo stesso punteggio poligenico.

  • To distinguish between these hypotheses, we studied social mobility in five cohorts from three countries. We found that people with more education-linked genetics were more successful compared with parents and siblings.

Due coorti sono vagamente confrontabili: l’Add Health Study americano e il Dunedin Study neozelandese su sviluppo adolescenziale e salute.
L’E-Risk Study inglese è sull’iperattività di gemelli fra i 5 e i 18 anni; il Wisconsin Longitudinal Study è strettamente sociologico; l’Health & Retirement Study americano è sulla salute dei pensionati. Pere, capre e cavoli insomma.
Rispetto a Plomin e imitatori, trovano una piccola differenza:

  • Thus, education GWAS discoveries are not mere correlates of privilege; they influence social mobility within a life. Additional analyses revealed that a mother’s polygenic score predicted her child’s attainment over and above the child’s own polygenic score, suggesting parents’ genetics can also affect their children’s attainment through environmental pathways. Education GWAS discoveries affect socioeconomic attainment through influence on individuals’ family-of-origin environments and their social mobility.

I call B.S.
Postulati: la capacità di apprendimento è l’intelligenza, in gran parte ereditaria; genetica, classe sociale, carriera e reddito sono interdipendenti; i bianchi intelligenti e laureati sono promossi nelle classi superiori. Quindi i punteggi poligenici materni sono in grado di prevedere quelli che ce la faranno e quelli che avranno bisogno di molto aiuto…
Il problema è che né Plomin né Belsky né altri sanno quali e quanti siano i geni “implicati”. Al colore della pelle contribuisce una settantina di alleli – le forme alternative di un gene o di una data sequenza di DNA – e magari  un “punteggio poligenico” della melanina ha senso. Per l’intelligenza e il successo non c’è nemmeno un consenso sulla definizione e sui parametri da misurare.

Concepiti o meno nel “privilegio sociale”, per cavarcela bene nella vita ci servono organi funzionanti. Sviluppo e prestazioni sono influenzate dai geni – basti pensare allo HTT per la huntingtina e alle sue mutazioni che causano la corea di Huntington – e dall’ambiente, e dall’allenamento, e nel caso del cervello “plastico” come nessun altro organo, dalle esperienze.

Su un totale di circa 20-22 mila, circa 13-15 mila geni si esprimono nel cervello. I 1.041 finora “implicati nell’intelligenza” lavorano in sinergia con gli altri 12-14 mila, e sono in maggioranza collegati alla memoria, all’orientamento nello spazio e altre caratteristiche “implicate” per modo di dire.

Esistono milioni di polimorfismi a un singolo nucleotide (uno degli acidi nucleici del DNA). In una sequenza lunga tot basi A, C, G, T, per esempio due T (timina) sono affiancate invece di una A e una T (alanina e timina). Di solito la variazione non cambia l’attività del gene, le proteine che ne discendono sono identiche.

Il numero delle copie varia per ogni gene, che “regola” altri geni e lavora di concerto con tutti gli altri – basti pensare a quelli che si attivano nei neuroni motori e alle conseguenze sull’organismo per averne un’idea. Ecco, l’esercizio di facoltà cognitive “attiva” molti più geni del moto, visto in tivù o fatto in proprio.

Dovrei credere lo stesso che l’effetto ignoto di varianti di geni materni ignoti influenza più delle varianti paterne il successo dei figli negli studi, li porta a una carriera più brillante, a un reddito maggiore e a una salute migliore?

Sulla salute migliore, ok. Non a caso alcune malattie sono dette mendeliane, alcune escludono la sopravvivenza oltre l’infanzia, figurarsi il successo da adulti. Sono escluse anche dalle cinque coorti, infatti.

Dovrei credere che in USA, Gran Bretagna e Nuova-Zelanda, ai padri bianchi non interessi l’educazione della prole e che il suo successo sia pronosticato dal punteggio poligenico della mamma?
Neanche un po’.

They call B.S. too
Dopo una lunga mathturbation, per dirla con Tamino, e valori p di 0,0001 o la differenza manco si vede, gli autori “ammettono” che il loro studio ha tre “limiti”:

  • First, our genetic measurement is imprecise. The education polygenic score explains only a fraction of the estimated total genetic influence on education.
  • Second, analyses do not completely exclude potential bias due to population stratification, the nonrandom patterning of genotypes across different ancestries.
  • Third, the genetics of socioeconomic attainment and mobility may vary slightly across different birth cohorts, presumably reflecting changes in the social context of attainment.

Il primo, credo di averlo già spiegato.
Il secondo è l’understatement del decennio: quando le analisi non potevano confermare gli a priori, hanno escluso i genotipi di chi aveva “antenati diversi”.
Il terzo è ancora peggiore: mobilità e successo socio-economico variano moltissimo tra le coorti vissute con e senza accesso gratuito all’università o ai servizi sanitari e assistenziali.
Il rimedio al terzo limite sta nell’aggiungere osservazioni socio-economiche ai punteggi poligenici e i punteggi poligenici alle ricerche socio-economiche. Finora nessuno l’ha fatto, quindi conviene ignorare i risultati di Belsky, Plomin et al.?
Neanche un po’.
I “correlati” tra genetica imprecisa e successo sono sia la causa delle differenze che il mezzo per eliminarle. Trovati quelli, identificare gli ambienti sbagliati e sostituirli con quelli giusti diventa una passeggiata, concludono Belsky et al.:

  • As we learn more about how genetics discovered in GWAS of education influence processes of human development that generate and maintain wealth and poverty, we can identify specific environments that shape those processes. Ultimately, this research approach can suggest interventions that change children’s environments to promote positive development across the life-course.

Lo dicevano anche i coloni bianchi che sottraevano i figli ai colonizzati.

4 commenti

  1. @ocasapiens: “I ricercatori che mi leggono”
    Complimenti, questa è giusta per lercio.

  2. Plomin has been running these fishing expeditions for decades. Has he ever replicated any of his Intelligence Genes reported from previous fishing expeditions? So now he is reduced to searching for the Genes of Good Environment.

    1. Good summary, S.C. (i.e. I agree). I wonder why those fishing expeditions still get grants instead of parodies.
      An author of the Shroud paper disagrees with the retraction here, you might find his views… interesting.

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