DDT e autismo, "un'associazione"

Nell’American Journal of Psychiatry, Alan Brown della Columbia University et al. trovano un’associazione tra il livello di metaboliti del DDT nel sangue materno e un maggior rischio di autismo per i figli nati tra il 1987 e il 2005 in Finlandia, dove la “Finnish Maternity Cohort” conserva le analisi di oltre un milione di donne incinte dal 1983 in poi.

In totale c’erano 1.300 casi di autismo, meno che nel resto del mondo.

Hanno paragonato le analisi di 778 madri di un bambino con una diagnosi confermata con altrettante coppie madre-figlio non autistico, sia per i metaboliti del DDT che dei PCB (difenili policlorinati). Statisticamente,

The odds of autism among offspring were significantly increased with maternal p,p-DDE levels that were in the highest 75th percentile, with adjustment for maternal age, parity, and history of psychiatric disorders (odds ratio=1.32, 95% CI=1.02, 1.71). The odds of autism with intellectual disability were increased by greater than twofold with maternal p,p-DDE levels above this threshold (odds ratio=2.21, 95% CI=1.32, 3.69).
There was no association between total levels of maternal PCBs and autism.

Le associazioni sono moltissime: predisposizione genetica, età della madre e del padre ecc. Resta da stabilire una causa.

Ci sono residui di DDT dappertutto, continua ad accumularsi nella catena alimentare – in Finlandia dov’è stato vietato nel 1987 come in Sudafrica dov’è tuttora autorizzato. L’esposizione diretta delle contadine portava a nascite premature e neonati sottopeso (idem in altri mammiferi), due fattori di rischio poi associati all’autismo. Un’altra associazione citata da Alan Brown è che il DDT si lega ai recettori di ormoni androgeni come il testosterone, e l’autismo è quattro volte più frequente nei maschi.
Però il tasso di autismo nel mondo non mi sembra correlato a un uso maggiore o più prolungato del DDT. Per es. in USA non si usa più dal 1972.

Com. stampa della Columbia, rif. anche Sara Reardon su Nature, Siobhán Dunphy su European Scientist. Kirsten Monaco su Medpage.

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Su Science, l’International Wheat Genome Sequencing Consortium pubblica il genoma completo e annotato del frumento Triticum aestivum varietà “Chinese Spring” – 21 cromosomi, ma in tante copie quindi i geni sono 107.891 –  il suo trascrittoma e il buon uso che si dovrebbe fare di questi dati; sul sito dell’IWGSC, oltre al com. stampa ci sono ottime spiegazioni.

Ci sono parecchi articoli di politica:

  • nell’editoriale, Liliana Garces chiede alle università di difendere l’affirmative action a favore delle minoranze, prima che la Corte suprema smantelli quello che ne resta
  • Vanessa Zaizinger raccoglie le proteste di ricercatori e ambientalisti contro le nuove linee guida dell’EPA sulla valutazione della sicurezza o meno di sostanze tossiche, che esclude per motivi “ridicoli” gli studi di ricercatori indipendenti e avalla quelli delle industrie;
  • sarà un caso? Frederick Rowe Davis recensisce due libri sugli effetti del piombo nell’acqua – potabile – di Flint, Michigan, una crisi tuttora in corso a tre anni dallo “scandalo”, in uno stato governato da repubblicani e in una una città abitata in prevalenza da afro-americani. (Ci sono recensioni migliori, imo, sul NYT e sull’Economist.)

Kai Kupferschmidt riassume il “presunto bullismo” (il titolo è molto più cauto dell’articolo e del suo autore) di Tania Singer, la neuroscienziata dell’empatia, il secondo caso al Max Planck quest’anno dopo quello dell’astrofisica Guinevere Kauffmann.

Per alcuni mesi Kai K. ha indagato sulla morte vera o presunta di Yoshihiro Sato, annunciata nel marzo 2017:

Sato’s fraud was one of the biggest in scientific history. The impact of his fabricated reports—many of them on how to reduce the risk of bone fractures—rippled far and wide. Meta-analyses that included his trials came to the wrong conclusion; professional societies based medical guidelines on his papers. To follow up on studies they did not know were faked, researchers carried out new trials that enrolled thousands of real patients.

Le frodi sono state pubblicate da riviste importanti per decenni, finché nel 2006 Alison Avenell dell’università di Aberdeen ha cominciato a condividere i propri sospetti con altri ricercatori che avevano chiesto chiarimenti alle riviste, senza ottenerli. Cinque anni dopo, sono iniziate le ritrattazioni – alcune “verifiche” editoriali sono tuttora in corso.
Nell’elenco dei più ritrattati compilato da Retraction Watch, Sato arriva sesto

 At the top is Japanese anesthesiologist Yoshitaka Fujii, with 183 retractions; his frequent co-author Yuhji Saitoh, also from Japan, is at 10th place, while Japanese endocrinologist Shigeaki Kato is No. 8. Iwamoto [il co-autore più frequente di Sato] is at No. 9. That means half of the top 10 are Japanese researchers. Yet only about 5% of published research comes from Japan.

Come mai? Il resto nell’indagine in open access.

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Matematica degli spaghetti Barilla, cont.

Dai tempi dell’esperimento fatto in cucina da Richard Feynman con un suo amico e spaghetti di marca ignota, si sa che non si rompono in due pezzi alla cima della curva come verrebbe da immaginare.
Nel 2005, sulle Phys. Rev. Letters i dottorandi in matematica Basile Audoly e Sébastien Neukirch avevano dimostrato teoricamente e sperimentalmente – frammentando migliaia di Barilla n.1, n. 5 e n. 7 con una macchinetta che esercitava lentissimamente un’identica pressione a entrambe le estremità – che l’onda flessurale si propaga dopo la prima frattura e causa fratture secondarie, vincendo un premio IgNobel l’anno dopo.
Sui PNAS, i dottorandi in matematica Ronald Heisser e Vishal Patil, assistiti da due loro prof al MIT e da un prof di Aix-Marseille, dimostrano sperimentalmente (con una macchinetta costruita appositamente) e teoricamente che gli spaghetti Barilla n. 5 e n. 7 si possono spezzare in due a condizione di imprimere loro una torsione di circa 360° prima della pressione.
L’onda di flessione viene contrastata dall’onda di torsione. E con altri tipi di pasta? chiede l’uff. stampa del MIT:

“Linguini is different because it’s more like a ribbon,” Dunkel [un prof. del MIT] says. “The way the model is constructed it applies to perfectly cylindrical rods. Although spaghetti isn’t perfect, the theory captures its fracture behavior pretty well.”

E gli spaghetti Barilla n. 1? E quelli di pasta all’uovo? Inquiring minds…