La neurobiologia delle parole tabù – e della jihad

Nelle altre lingue le parolacce danno poca soddisfazione, trovo, da un lato il senso del proibito si forma durante l’infanzia, dall’altro è difficile capire il livello di offensività e di volgarità percepito dagli autoctoni

. In tutte le culture, le parole “socialmente inappropriate” sono riferite a sesso, escrementi e organi associati, e sono appropriate in alcuni contesti, soprattutto maschili e scherzosi – per una rassegna delle ricerche in psicologia e linguistica, rimando al cap. 7 di Stuff of Thought di Steven Pinker, meglio se in inglese e a parolacce org.

C’è una letteratura abbondante anche in neuroscienze. Certi pazienti afasici bestemmiano e imprecano fluentemente, le parole inappropriate sembrano segregate nell’emisfero destro, in aree cerebrali distinte da quelle di Broca e di Wernicke; ed è parecchio studiata la sindrome di Tourette che trasforma improvvisamente un gentiluomo in un carrettiere, ovviamente.

Mentre mi sembra esserci un consenso su quali aree del cervello le percepiscono e le reprimono, non è ancora chiaro come interferiscono con l’attenzione, la comprensione, la locuzione ecc.

Così un gruppo di australiani ha progettato un esperimento che replica quelli già fatti, per misurare e visualizzare più precisamente l’interferenza in 23 volontari di madre lingua inglese, 12 uomini e 11 donne – quattro sono stati esclusi strada facendo. I risultati sono pubblicati su Social Cognitive and Affective Neuroscience in open access.

Mentre stavano nella macchina per la risonanza magnetica funzionale, vedevano per quattro volte 50 disegni ai quali dovevano dare un nome ad alta voce, accompagnati da scritte “distraenti” (in Arial rosso) che abbinavano, una per volta, due parole neutre con due tabù. Una di queste somigliava foneticamente al nome da dare al disegno, per esempio “astronaut – asshole” (elenco nella tabella 1) e, in teoria, doveva attenuare l’interferenza, cioè diminuire i millisecondi di latenza prima di pronunciare “astronaut”.

  • All participants were warned about the potentially offensive/embarrassing nature of the taboo stimuli to be used in the experiment both at the time of online sign-up and again upon arrival at the experiment and informed they were free to withdraw at any time without penalty. The study was approved by the Ethical Committee of the University of Queensland.

Ero convinta che l’associazione fonetica era un suggerimento così ovvio da ridurre il tempo di latenza. Invece no. Per il resto, segnalo l’esperimento perché inizia con una rassegna storica e finisce con un’abbondante bibliografia, ma penso che sia da prendere con il solito sale.

Tanto per cominciare non c’è distinzione di genere nonostante il tabù pesi di più sulle donne (l’eccezione sembra “fucking” usato come aggettivo o come avverbio in Gran Bretagna). E nelle immagini del cervello si attiva una “vasta rete talamo-corticale”, ma non le aree dell’elaborazione emotiva come l’amigdala:

  • This might indicate taboo words constitute a distinct class of words compared to negative emotion words or that emotional valence is relatively less engaged in production than comprehension. 

O forse indica che leggere parole tabù è molto diverso dal sentirsele rivolgere da un’altra persona. (h/t M.-C. F. via Neuroskeptic)

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Certi esperimenti con la fMRI sono ancora meno affidabili. Su Frontiers in Neuroscience, e dove se no? – ne è uscito uno su 38 giovani marocchini sunniti di prima e seconda generazione, metà nel gruppo di controllo. Erano stati selezionati fra i 267 partecipanti (su 535) a un sondaggio, pagati 20 dollari cad., che si erano detti disposti “a impegnarsi in o a facilitare violenza associata con le cause jihadiste”.

  • In the scanner, participants were assessed for their willingness to fight and die for in-group sacred values before and after an experimental manipulation using Cyberball, a toss ball game known to yield strong feelings of social exclusion.

Nello scanner, dovevano schiacciare un pulsante per dire se e quanto erano disposti a combattere e/o morire per valori sacri quali

  • Palestinian right of return, Western military forces being expelled from all Muslim lands, strict sharia as the rule of law in all Muslim countries, armed jihad being waged against enemies of Muslims, forbidding of caricatures of Prophet Mohammed, and veiling of women in public.

In un questionario successivo, dicevano se erano disposti a rinunciare in cambio di valori non sacri, cioè beni materiali.

  • Results indicate that neural activity associated with sacred value processing in a sample vulnerable to recruitment into violent extremism shows marked activity in the left inferior frontal gyrus, a region previously associated with sacred values and rule retrieval. 

L’attività della circonvoluzione inferiore frontale sinistra rientra nell’area di Broca, semmai è associata all’elaborazione delle regole sintattiche e semantiche.  Non importa, secondo gli autori:

  • The findings point to social exclusion as a possible contributing factor to radicalization, in line with analyses from political science and criminology. If so, then counteracting social exclusion and sacralization of values should be considered in any intervention or policy aimed at preventing radicalization.

Le ricerche precedenti citate in bibliografia sono finanziate dal programma Minerva della Difesa statunitense come quasi tutte quelle di Artis International, la società per la quale lavorano gli autori, titolare del marchio Devoted Actor® Model: il sistema di identificazione dei “sacri valori” e della “dimensione spirituale del conflitto umano“.

Questa qui è finanziata anche dall’Ufficio per la ricerca dell’Aeronautica statunitense, dalla National Science Foundation e dalla fondazione portoghese BIAL, di cui parlo ogni tanto perché promuove ricerche in parapsicologia, parafisiologia e preghiera come terapia alternativa. (h/t  Leonid Schneider)