Le ragioni dei ragazzi, cont.

La legge della conservazione dell’energia sembra farlo apposta per smentire le bufale di Feltri, Battaglia e altri inviperiti dalle adesioni al movimento lanciato da Greta Thunberg.

Nella Giornata mondiale della meteorologia, dagli USA al Mozambico passando dall’Australia aumentano i danni e le vittime di eventi meteo estremi aggravati dal riscaldamento globale. Ci si mette pure Munich Re. In un’intervista al Guardian, il suo capo climatologo Ernst Rauch accenna ai due bilanci del 2018 pubblicati di recente. Dal com. stampa:

  • Una seconda metà dell’anno “eventful” contribuisce al totale elevato di perdite globali per $160 miliardi.

  • Metà delle perdite non erano assicurate. Per gli assicuratori il peso delle perdite è sostanzialmente maggiore della media a lungo termine.

  • Va notato che ci sono chiare indicazioni dell’influenza del cambiamento climatico “man made” sugli incendi devastanti in California che, come l’anno precedente, hanno causato miliardi di danni.

Anche se Rauch non lo dice, per ora i colossi delle riassicurazioni come Munich Re non ci rimettono. Al contrario. Insieme ai disastri, aumentano i prezzi delle polizze e quindi la clientela delle assicurazioni di cui i riassicuratori coprono le perdite (fino a un certo punto: spesso si tratta di coprire le spese legali dei processi per scaricare le colpe sul cliente).

In USA – il “mercato assicurativo” più redditizio – dal 1980 i Centri nazionali per l’informazione ambientale della NOAA (ai quali Trump vuol tagliare i finanziamenti, of course) registrano gli eventi meteo-climatici che causano da un miliardo di danni in su. A fine 2018 erano 241 e ammontavano a $1,6 mila miliardi.

Sembrano pochi? Come sempre, conta la tendenza. La media 1980-2018 è di 6,2 eventi/anno, ma quella del 2014-2018 è di 12,6. Nei record per quantità di eventi, il 2018 è “soltanto” quarto in classifica, battuto dal 2017 (16 eventi), 2011 (16) e 2016 (15). Idem per l’ammontare dei danni.

Fa un po’ impressione perché a dispetto del negazionismo proclamato dai politici repubblicani, dagli anni Novanta il genio militare federale e gli stati costieri investono alcuni miliardi/anno in opere di “adattamento”.

Spese risibili. Una serie di Ong hanno calcolato i finanziamenti concessi da 33 banche internazionali per l’estrazione di combustibili fossili, dall’Accordo di Parigi al dicembre scorso: $1,9 mila miliardi di dollari in tre anni. Se va bene, il Green Fund per sostenere la transizione ad energie rinnovabili nei paesi poveri raccoglierà $100 miliardi in cinque anni…

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O’s digest di Science

Kelly Servick intervista neuroscienziati che prendono con le pinze, giustamente secondo me, l’esperimento del gruppo di Joseph Kirschvink,  uscito su eNeuro in cui 34 volontari avrebbero “percepito” il campo magnetico terrestre. Come i piccioni e le aragoste, avremmo anche noi un sesto senso “magnetico” perché quel campo modifica le onde cerebrali. Siccome non ne siamo consapevoli, “percezione” sembra la parola sbagliata. Com. stampa trionfalista del Caltech.

Erik Stokstad cerca di capire che cosa sta causando da alcuni anni una moria di giovani meli in USA e in Canada: eventi meteo estremi come siccità e gelate? insetti molesti? virus? Aggiungo una mia domanda: per quanto tempo la moria resterà confinata in Nord America?

In Francia, Australia e Gran Bretagna i conigli hanno evoluto per mutazioni su 14 geni, scrivono Joel Alves e molti altri, una resistenza al mixomavirus . Negli anni Cinquanta era stato prelevato dai silvilaghi (cottontail rabbits) americani, dei portatori sani, e usato per sterminare quelli europei e quelli australiani portati dai coloni inglesi.
In Australia gli stermini sono stati più frequenti e coordinati su scala continentale, si potrebbe pensare che i geni mutati sarebbero di più. Invece per la selezione del più adatto non conta la quantità di geni, ma la resistenza in più che le mutazioni conferiscono. Lo spiegano bene Ian Miller e Jessica Metcalf nel commento:

the introduction of M[ixoma] V[irus] did not consistently result in selection on qualitative resistance traits. Rather, [Alves et al.] found evidence for parallel increases in quantitative resistance, including innate immunity, among rabbit populations. […] it is more likely that selection will act on preexisting quantitative resistance and virulence mechanisms that involve many genes. However, over evolutionary time, qualitative resistance and infectivity traits may emerge.

I genetisti hanno trovato la stessa progressione nel vermetto C. elegans. La novità, mi sembra, sta nel dimostrare che lo stesso meccanismo – l’arte di arrangiarsi con quel che c’è dell’evoluzione – vale anche per gli animali. Nelle zanzare si era visto tempo fa che la resistenza al DDT si estendeva più rapidamente ad altri insetticidi perché le mutazioni favorevoli erano concentrate nello stesso gruppo (cluster) di geni legati al sistema immunitario. Una decina di anni fa s’è visto nelle piante resistenti agli erbicidi.
Dongjing Fu et al. paragonano la scoperta di fossili mollicci del primo Cambriano sulle rive del Qingjiang a quella della mitica Burgess Shale in Canada. Da quelli che descrivono è proprio vero, anche se nel “rendering artistico” a colori pastello sembrano molto più carini. Commento entusiasta di Allison Daley.

4 commenti

  1. con riferimento agli incendi in California, segnalo (da fonte certamente autorevole e non negazionista) un articolo dell’ultimo numero del BAMS che analizza l’evento dell’ottobre del 2017.
    https://journals.ametsoc.org/doi/full/10.1175/BAMS-D-18-0037.1
    “The Northern California Wildfires of 8–9 October 2017: The Role of a Major Downslope Wind Event”
    Riporto le conclusioni sul possibile ruolo del cambiamento climatico:
    “The climatological conditions preceding the fires included near-normal precipitation and above-normal temperatures during the summer, and much above-normal precipitation the previous winter, which led to abundant dry grass that provided fuel for the wind-driven fires. Considering that a normal summer/early fall is sufficiently dry and warm to desiccate fine and larger fuels, and the lack of evidence that the frequency or strength of strong offshore winds will increase as Earth warms, it does not appear that California coastal wildfire events during the late summer and autumn have been enhanced by anthropogenic global warming. But even without a climate change component, wildfire vulnerability in the region has increased substantially during the past decades, due to rapidly growing population in the urban–wildland interface, the suppression of fire and attendant growth in fuel availability, and the spread of highly flammable, nonnative plant species.”

    1. homoereticus,
      sul suo blog Clifford Mass (uno scettico dell’ala “è tutta variabilità naturale”, noto per le previsioni sbagliate) dice da anni che le temperature aumentano, però “in questo evento” i fattori sono altri – come se non ci fosse alcuna sovrapposizione. Per es. il 2017 era il sesto (a memoria) anno di siccità in California, con un Nino da record ma senza le precipitazioni attese nel 2015-2016. Non ne parla nemmeno.
      D’altronde fa l’analisi di un singolo evento meteo, mica si può pretendere…

  2. grazie per le info,
    in tutta onestà non sapevo nulla di Clifford Mass.
    Questo articolo (che analizza soprattutto il ruolo dei venti di caduta tempestosi osservati in quell’evento) mi è parso abbastanza ragionevolmente argomentato. In fondo anche un orologio guasto segna l’ora giusta, ogni tanto …

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