Google is evil

Ogni anno, ci sono circa 80 99 milioni di gravidanze “indesiderate”, concentrate nei paesi che negano alle donne il primo dei diritti umani: quello di disporre liberamente del proprio corpo e di decidere se, quando e con chi riprodursi. Negli Stati Uniti i fondamentalisti religiosi, devoti a un presidente che ne incarna i “valori cristiani”, criminalizzano con leggi sempre più repressive l’aborto in qualunque circostanza, perfino a una bambina stuprata a 11 anni, l’accesso agli anti-concezionali, all’educazione sessuale e alla pianificazione familiare.

La speranza è che i giudici reazionari e misogini nominati da Trump alla Corte suprema ribalteranno la sentenza Roe vs Wade che aveva decriminalizzato l’aborto.

Nel frattempo, i presunti difensori della famiglia tagliano i fondi statali e federali destinati ai consultori laici – facile, la gravidanza non è una malattia – così fra le donne povere, afro-americane in primis, il tasso di mortalità perinatale è sei volte quello delle donne bianche e benestanti.

Oggi, esce un’inchiesta del Guardian:

  • The Obria Group, which runs a network of clinics funded by Catholic organisations, received a $120,000 Google advertising grant in 2015 […] despite the fact Google had faced intense criticism a year earlier, after a pro-choice group found the platform was running deceptive ads for clinics that appeared to offer abortions and other medical services, but instead focused on counseling and information on alternatives to abortion.

Quando una donna cerca su Google una clinica che pratica aborti nel suo stato, il primo indirizzo che salta fuori è quello di organizzazioni che dichiarano di “offrire aborti” e in realtà cerca di dissuaderla perfino di usare anti-concezionali (guarda caso, hanno sempre taciuto sulle violenze sessuali commesse dai preti):

  • The group recently faced scrutiny after it was awarded $1.7m in federal funds– known as Title X funding – meant to support healthcare providers that offer family planning services. Obria does not offer birth control, including condoms, in its clinics, offering “natural family planning” methods instead.

Esattamente come fanno qui i consultori del Movimento per la vita (dell’embrione), di Pro Vita & Famiglia e altre associazioni catto-fondamentaliste appoggiate e a volte finanziate dal governo.

  •  In 2018, Google was criticized for pointing women seeking abortions in Silicon Valley to CPCs [consultori “pro-vita” fetale ma non oltre]  through its maps service, while demoting results for Planned Parenthood clinics.

Google dovrebbe rispettare la legge statunitense sulle pubblicità menzognere. Queste le sono state segnalate dal 2014 e non ha fatto nulla.

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Rimmel del lunedì
Oltre all’articolo commento (h/t radioprozac) di Steven Pinker – a un articolo del NY Times – secondo il quale le donne sarebbero geneticamente predisposte a far le pulizie, un condomino con due bambini mi prega di segnalare il “neanderthal-pensiero” emanato da un certo Diego Fusaro sulla richiesta di un fasciatoio anche nei bagni per gli uomini o nelle aree comuni dei bagni degli esercizi pubblici:

  • Prosegue la campagna di svirilizzazione dell’uomo da parte del turbocapitalismo, che ci vuole tutti femminilizzati. E voi siete così pazzi da pensare che il problema sia la cultura islamica? Il problema è il suicidio ridicolo dell’occidente.

Sorpreso, Peter Gomez gli chiede di ragionare. Risposta:

  • ragionare significa vedere la foresta oltre i singoli alberi. E la foresta è un inedito processo di decostruzione unisex e turbocapitalistica dei fondamenti della civiltà, tra cui la famiglia basata su uomo, donna e figli. Si veda I. Illich, “Gender”.

Conviene leggere quello che Ivan Illich, all’epoca già fuori di testa, scriveva davvero. Per esempio

  • Una società industriale non può esistere se non impone certi presupposti unisex: il presupposto che entrambi i sessi siano fatti per lo stesso lavoro, percepiscano la stessa realtà e abbiano, a parte qualche trascurabile variante esteriore, gli stessi bisogni. E anche il presupposto della scarsità, fondamentale in economia, è logicamente basato su questo postulato unisex

Il postulato di ogni società patriarcale è che il sesso unico è maschile con i risultati industriali raccontati in Invisible Women, il saggio tragi-comico di Carolyn Criado Perez. Contrariamente a quanto immaginava Illich, le femministe non hanno mai chiesto un’economia “neutra”, ma una che non le escludesse a priori sfruttando le discriminazioni imposte da convenzioni sociali, religiose e linguistiche (gender) e negando la differenza nella riproduzione della specie (biologia).

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Ovunque si parli di crisi climatica e ambientale, uno salta fuori a dire che “il vero problema è l’aumento della popolazione”. Vecchia bufala, il vero problema è il patriarcato. Stando alle stime più affidabili, tra il 1990 e il 2014, ogni anno 99 milioni di gravidanze erano indesiderate, una quantità mostruosa, e il 56% circa finiva con un aborto. Attualmente la popolazione aumenta di circa 81 milioni anno (1,07%), se le donne avessero avuto accesso agli anticoncezionali dalla fine degli anni Sessanta, oggi saremmo in 4 miliardi invece di 7,7.
Resterebbe da organizzare una ripartizione meno iniqua delle risorse.

Tre giorni fa, il Global Footprint Network e il WWF hanno pubblicato “EU Overshoot Day 2019 – Living Beyond Nature’s Limits“, alla vigilia del 10 maggio quando l’Unione Europea ha esaurito il suo “budget” annuo di risorse mondiali:

  • The EU’s impact on the planet’s resources is inequitable: the EU uses almost 20% of the Earth’s biocapacity although it comprises only 7% of the world population. In other words, 2.8 planets would be needed if everyone consumed at the rate of the average EU resident. This is well above the world average which is approximately 1.7 planets.

L’impatto, stimato in base ai 28 indici di “impronta ecologica”, è iniquo anche all’interno dell’Unione. Il Lussemburgo ha esaurito la sua quota a metà febbraio, Estonia e Danimarca a fine marzo e l’Italia che sta appena sotto la media la esaurirà dopodomani insieme a Francia e Polonia. Nel rapporto ci sono confronti con altri paesi: l’85% è in “deficit”, Cuba e Niger sono gli unici paesi che arrivano a dicembre.
Le soluzioni esistono, non la volontà politica di applicarle, la prossima generazione s’arrangi.

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Oggi è uscita Ecoscienza, la rivista dell’Arpa dell’Emilia-Romagna, con molti dati locali sulla gestione delle acque in particolare, e l’editoriale di Stefano Folli “Greta e il cambiamento non rimandabile”. Refrain:

  • Nel campo ambientale, come in quelli della salute e della sicurezza, la prevenzione viene vista come la strada privilegiata da percorrere. Attendere oltre per un’azione decisa contro il cambiamento climatico – confidando magari in un’innovazione tecnologica dirompente e risolutiva di cui oggi ancora non si vedono potenziali applicazioni – significa fare una scommessa molto, troppo azzardata per il futuro.

Dubita anche lui che il riscaldamento globale sia “reversibile” con la cattura del carbonio. Il che mi fa venire in mente che a “Tutta la città ne parla” della Rai, la settimana scorsa Stefano Caserini (dai 20′ 10”) ha demolito le fantasie sul clima di Franco Prodi  (dai 10’20”).

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Da Skeptical Science ormai a corto di bufale originali da smentire, Ari Jokimäki fa una “selezione” di ricerche scientifiche su clima e dintorni, uscite dal 29 aprile al 5 maggio.

6 commenti

  1. A proposito della questione della sovrappopolazione, Luca Pardi – in chiusura del suo intervento al convegno di marzo all’Università di Pisa – aveva proprio accennato al problema delle gravidanze indesiderate:
    “Certamente i due fattori che costituiscono l’impronta ecologica, cioè Popolazione e Consumi, dovranno rientrare. Il primo tende a farlo lentamente, il secondo può essere più rapido, ma se non si fa nulla sul primo fattore il secondo interverrà in modo catastrofico e renderà rapido anche il primo.
    Sarebbe quindi saggio riprendere le politiche di “controllo delle nascite” indicate con l’espressione politicamente corretta di “salute sessuale e riproduttiva”, affiancandole a molte altre politiche che, in genere, vengono indicate come: “dare potere alle donne”, intendendo, in primis, dare alle donne il potere di controllare il proprio destino, inclusa la fertilità. Oggi si sa che nel mondo ci sono ogni anno circa 70 milioni di gravidanze indesiderate. Già far convergere la maternità effettiva su quella desiderata, mettendo a disposizione delle donne i sistemi anticoncezionali moderni, sarebbe un buon passo nella direzione della sostenibilità.
    Purtroppo l’argomento demografico resta uno dei grandi tabù della nostra cultura, per cui si sente spesso parlare chi vuole far decrescere i consumi senza toccare il numero di consumatori.”

  2. *The EU’s impact on the planet’s resources is inequitable: the EU uses almost 20% of the Earth’s biocapacity although it comprises only 7% of the world population. In other words, 2.8 planets would be needed if everyone consumed at the rate of the average EU resident. This is well above the world average which is approximately 1.7 planets.*
    A me non sembra cosi’ male, dato lo standard di vita in EU e i programmi adottati per abbassare il carico.
    Paragone con Giappone/America del nord?

    1. Paolo C.,
      meglio tardi…

      Radioprozac,
      hai ragione, grazie – corretto.
      Ultimamente gli piace scrivere contro le rinnovabili
      sarà la moda del green-bashing.

      Andrea,
      Paragone con Giappone/America del nord?
      solo con gli USA, in deficit da metà marzo – per gli altri paesi, puoi scaricare i dati usciti l’anno scorso, la voce di Wikipedia è ferma a quelli del 2016.

  3. Vedo che però le cifre di Pardi non erano aggiornate.. Siamo addirittura a 99 milioni di gravidanze indesiderate?

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