"Goebels [sic]"

Sul sito Unife news, il suo blog personale, il rettore Giorgio Zauli di Unife fa sapere quanto segue al prof. Lucio Picci:

  • Ho atteso fino ad oggi prima di emanare questo comunicato, attendendo che il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza dell’Ateneo rispondesse alla e-mail ricevuta dal prof. Picci di Unibo a dir poco irrituale e offensiva nei confronti miei personali, del Senato Accademico così come di tutto il corpo docente.

Gli risponde nel merito il prof. Picci, al fact-checking ci penso io.

Zauli inizia con una “große Lüge”. La mail poneva educatamente le domande riecheggiate sui media da quando Unife ha denunciato Leonid Schneider alla Procura locale un anno fa. Spiegava inoltre le conseguenze, per la reputazione di Unife e dei suoi docenti, della mancata risposta e della mancata solidarietà degli ordinari nei confronti del Rettore.
Il quale si dà sui pé una zappata da 1000 Kg/m/s:

  • Contravvenendo Goebels [sic], il quale affermava che una bugia ripetuta 100 volte diventa una verità, cerchiamo di ristabilire la verità dei fatti, riassumendo questa vicenda i cui contorni strumentali e volutamente diffamatori saranno affrontati nelle opportune sedi legali.

A uno che vive e lavora nella città di Giorgio Bassani e bazzica con dei leghisti pappa e ciccia con i fascisti,  ho due tre cosette da ricordare.
La prima è che gli accademici sono intangibili grazie alle leggi razziali del 1938 che li dispensavano, in quanto non ebrei, di giurare fedeltà allo Stato fascista.
La seconda è che se con “Goebels” intende Joseph Goebbels, ha detto un’altra grossa bugia.
Un bersaglio delle sue minacce è un ebreo tedesco, e io sono della generazione “Nous sommes tous des Juifs allemands”. Qualche anima compassionevole ricordi per favore a Zauli che nel vol. 1. cap. IX di Mein Kampf, la frase di Hitler

  • “tutto ciò si ispirava al principio – in sé del tutto vero – che in una grossa bugia c’è sempre una certa forza di credibilità”

si riferisce agli ebrei.
La terza è che Goebbels era disumano, ma applicava il principio a nemici veri, non a capri espiatori:

  • Gli inglesi seguono il principio secondo cui se menti, menti completamente, e soprattutto resta coerente con la tua menzogna!  (h/t Butac)

La segnalazione del “blogger tedesco” nonché ebreo è stata respinta, riassume Zauli, perché – riassumo il riassunto – il Codice etico Unife non prevede che estranei facciano domande. Per di più è congegnato in modo che solo gli ordinari possano segnalare abusi senza subire le immancabili ritorsioni.
Da qui iniziano gli auto-elogi:

  • Viceversa, di mia iniziativa, ho presentato istanza affinché “il caso” dinnanzi alla Commissione Etica fosse incardinato e si potesse sviluppare il procedimento nei miei confronti non avendo nulla da nascondere. In questo modo il procedimento si è regolarmente svolto fino all’epilogo finale.

Meno male che ha saltato l’epilogo iniziale e quelli intermedi.

  • Ho messo a disposizione una relazione sui fatti contestati, che era nella disponibilità non solo della Commissione Etica ma anche di tutto il personale docente e non docente d’Ateneo.

A condizione che i subordinati non facciano vedere ai contribuenti quel “nulla da nascondere”. E’ la trasparenza, baby.

  • Per evitare qualsiasi tipo di condizionamento nei confronti della Commissione Etica ho ritenuto imprescindibile non tenere alcun rapporto con la suddetta Commissione, interfacciandomi con la stessa solo nel momento della mia audizione a difesa.

Poteva avere tutti i rapporti che voleva, le pubblicazioni che aveva selezionato per la sua relazione erano esaminate da esperti esterni, liberi di chiedergli chiarimenti, immagini originali, dati originali ecc. – voglio sperare.

  • Dopo oltre sei mesi di approfondimenti la Commissione Etica ha archiviato il caso non essendo emersi a mio carico né elementi dolosi né di colpa grave.

Eh già. Manipolare immagini e aggiustare i dati è una disonestà grave e andrebbe sanzionata, ma in Italia “non è reato“. Ce l’hanno appena spiegato i procuratori di Milano a proposito di altri oncologi con il “vizietto di Photoshop”.

  • Il Presidente della Commissione Etica, concluso il procedimento mi ha dato atto a più riprese di non avere interferito in alcun modo con i lavori del medesimo Commissione.

Per far carriera a Unife, bisogna aver problemi con l’italiano?

  • Dell’esito dei lavori della Commissione Etica sono stati puntualmente informati il Senato Accademico ed il Consiglio di Amministrazione nel mese di gennaio 2019. Ricordo che l’Università non è in alcun modo obbligata a rendere pubblicamente conto agli organi di stampa dello svolgimento e/o degli esiti dei procedimenti […].

Grazie a nome del prof. Picci, giusto il quod erat demonstrandum che serviva.
Così l’opinione pubblica sa soltanto che 36 delle sue pubblicazioni sono dubbie. Restano sospettati di falsificazioni tutti i suoi co-autori, compresi quelli di altre università. Chi non pensa che se gli “esiti” smentivano le manipolazioni, il Rettore ordinava al suo portavoce Andrea Maggi di organizzargli una conferenza stampa, alzi la mano.
Me llaman kasta, me llaman kasta… sull’aria di “Me llaman calle“.

  • Spiace quindi che a distanza di molti mesi un professore di altro Ateneo si permetta senza avere alcun elemento conoscitivo su questa vicenda non solo di sollevare dubbi pesanti sulla mia personale integrità scientifica, ma addirittura si spinga di fatto a tacciare di inerzia e acquiescenza il corpo docente del nostro Ateneo.

Grandioso. Il prof. Picci doveva esser informato – telepaticamente? – dell’attività frenetica dei baroni ferraresi che per sei mesi hanno esaminato le pubblicazioni del loro Magnifico e, trovandole perfette, per altri sei hanno proclamato urbi et orbi che era stato diffamato da un ebreo tedesco.
Zauli non si è ancora reso conto che le pubblicazioni manipolate sono firmate anche da ricercatori UniBo, “altro Ateneo” dove il professore, guarda caso, fa ricerca sugli “incentivi reputazionali” e la loro influenza nefasta sul “corpo docente”.

  • In un assurdo capovolgimento dei ruoli, la mia condotta assolutamente specchiata viene tacciata di opacità e vengono di fatto insultati i professori dell’Ateneo.

In un assurdo capovolgimento dei ruoli il Rettore, che dice di praticare la trasparenza ogni volta che gli capita a tiro un cronista, rifiuta di rendere pubblici pareri secondo i quali la sua condotta sarebbe “assolutamente specchiata”.

  • Intendo quindi applicare lo stesso rigore che ho applicato a me stesso

“Così dice lei,” cit.

  • a tutti coloro che per protagonismo o forse per ragioni non dichiarate 

Il protagonista del piano di espansione da 18 milioni e 630 nuovi assunti sospetta un gomblotto!

  • si permettono attacchi gratuiti e diffamatori.

“Così dice lei,” cit. bis.

Epilogo finale

Ripete la minaccia di querela perché ritiene il prof. Picci così tonto da non averla ancora capita:

  • È mia ferma intenzione salvaguardare la reputazione mia personale e dell’Ateneo in tutte le opportune sedi.

Resto in trepida attesa di leggere su Ci penserò sopra le “considerazioni giudiziarie” che l’Ateneo gli manderà per raccomandata con ricevuta di ritorno.

4 commenti

  1. Oca, cara oca…
    sono triste. Se chi ha un incarico di così grande prestigio e si incensa per aver ottenuto così tanti risultati non è in grado di seguire la più semplice delle logiche (le immagini sono indiscutibilmente manipolate ERGO sono responsabile), se non c’è modo di intervenire per mondare questa situazione penosa… Cosa possiamo fare? Chi detta le regole del gioco? Perché chi bara è premiato?
    Ma soprattutto, ne vale la pena?

    1. Elia,
      Chi detta le regole del gioco? Perché chi bara è premiato?
      Mi sembra così in quasi tutte le università. I baroni bio-med dettano le regole perché sono i più finanziati e siccome sono i più finanziati hanno di che premiare quelli che li lasciano barare.
      le immagini sono indiscutibilmente manipolate
      certo, ma finché non è una “colpa grave”, perché smettere?
      Ma soprattutto, ne vale la pena?
      direi di sì, 18 milioni e 630 assunzioni son mica noccioline.

  2. intendevo l’opposto, purtroppo… Vale la pena cercare di fare qualcosa per arginare il fenomeno? Perché fino ad oggi i risultati sono stati un paio di tacche sotto il nulli.

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