La persona giusta al posto giusto

Tiziana Metitieri ha fatto un lavoro colossale sulle candidature di quest’anno al premio “Lombardia è ricerca” nel senso di Ricerca biomedica, ma ormai è come “Scienza”: non avrai altro Dio all’infuori di me. Il tema del 2019  –  l’invecchiamento in buona salute – non sembra interessare molto i Top Italian Scientists, quelli con con un indice h superiore a 50, un segno di quantità più che di qualità:

  • Assumendo che ciascuno abbia inviato un’unica nomination, risulta che lo abbia fatto solo il 14% dei 1260 ai quali è stato proposto e aventi il requisito di un indice h superiore a 50. La percentuale si riduce nel caso in cui ciascuno abbia inviato più proposte di candidati.

Nella giuria c’è Carlo Maria Croce, un nome una garanzia. Con discrezione, Tiziana ricorda in inglese che

e omette di dire che su Pubpeer le sue pubblicazioni dubbie sono 97. Tra l’altro ha perso anche in appello il processo che aveva intentato per diffamazione al New York Times. Il giudice non ha gradito il suo modus operandi:

  • Dr. Croce attempts to cut and paste together the worst portions of sentences, unmooring them from their full context, in order to support his claim that the article is defamatory. In its full and proper context, however, the article reports newsworthy allegations with appropriate qualifying language. 

Una sentenza così rende ancora più improbabile che vinca quelli intentati a un collega citato dal NY Times e all’università statale dell’Ohio che tenta di liberarsi di lui da sei anni.
Agli altri 14 Top Italian Scientists della giuria va bene così, ovviamente, ma potrebbe spiegare come mai un 86% abbia preferito astenersi. (h/t radioprozac)

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Etica imprenditoriale
Colin McGill, il professore di filosofia della mente cacciato via nel 2013 dalla sua università per molestie sessuali, ha trovato consulenti ancora più  celebri – Thomas Nagel, Steven Pinker, A.C. Grayling, Simon Blackburn e perfino Rebecca Goldstein – come collaboratori della sua start up  Philosophical Applications. Applica le sue conoscenze in materia di molestie offrendo

  •  services to companies in need of “ethical awareness” guidance and “catastrophe anticipation and avoidance” 

quando devono gestire molestatori primo o dopo l’assunzione. L’articolo di Olivia Goldhill per Quartz è straordinario anche per il suo understatement. McGill le racconta altri servizi assurdi che ha in mente per potenziali clienti senza un briciolo di auto-consapevolezza o di senso etico. (h/t John Hawks, via Leonid Schneider)

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Al posto giusto, senza sarcasmo

Psichiatri, genetisti, biostatistici ecc. di 22 enti di ricerca, in maggioranza statunitensi, hanno analizzato i dati sanitari, raccolti fino al settembre 2016,  di oltre 2 milioni di bambini nati “singoli” in Danimarca, Svezia, Finlandia, Israele e la provincia dcl Western Australia tra il 1 gennaio 1998 e il 31 dicembre 2011.

Bambini per modo di dire, alcuni sono stati seguiti fino ai 16 anni.

Cercavano “associazioni” fra il rischio di disturbi dello spettro autistico ed effetti genetici (genitori, nonni, cugini), materni (età e peso della madre, comportamenti durante la gravidanza, problemi post-partum ecc.) e ambientali (ambiente anche nel senso di famiglia, alimentazione, accesso all’assistenza sanitaria, presenza di fratelli, fratellastri o gemelli ecc… un ginepraio) comuni o meno.

I risultati pubblicati sul JAMA Psychiatry – link al paper gratuito – confermano la prevalenza della componente genetica;

  • the heritability of ASD was estimated to be approximately 80%, indicating that the variation in ASD occurrence in the population is mostly owing to inherited genetic influences, with no support for contribution from maternal effects. 

Come dice l’editoriale del JAMA Psy, adesso bisogna identificare le mutazioni genetiche e i fattori di rischio più importanti nel 20% degli effetti ambientali. Tendo a diffidare degli “association studies”, ma questo incrocia più metodi statistici e non dice di aver scoperto alcunché di nuovo o di definitivo.
Gli autori hanno trovato piccole differenze tra paese e paese (la Finlandia e Israele si somigliano) nell’effetto stimato dei fattori ambientali condivisi, ma

  •  Like most studies overall shared environmental factors contributed minimally to the risk of ASD. 

Mentre

  • Nonshared environmental factors consistently contribute to risk

Altra conferma. I vaccini fanno parte dei fattori ambientali ed erano già stati esclusi da tutti gli studi precedenti; non c’è differenza tra il tasso di autismo riscontrato nelle “coorti” vaccinate o meno.
Nella lunga “Discussion” dei risultati, mi è piaciuta quella sulle “limitazioni” del modello che hanno usato per interpretare i dati ed estrarne delle stime. E’ tarato su Svezia, Finlandia e Danimarca che hanno dati più omogenei e lo stesso accesso alle cure. Il problema principale è la possibile interdipendenza dei fattori genetici e ambientali comuni, che aumenta il peso della “componente ereditaria”. Tanto più che in due paesi nordici, il tasso di autismo è molto  inferiore a quello degli altri tre.
Di alcuni risultati si sentono sicuri, di altri no, e spiegano bene il perché. Bravi, bis – il principale autore è Dan Bai, un biostatistico epidemiologico dell’università di Hong Kong, sembra merito suo.

(h/t medbunker)
 

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