Il giorno degli scrocconi

Oggi è l’Earth Overshoot Day, dicono i media più degli anni passati o sbaglio?, e da domani consumiamo risorse non rinnovabili. Non è così. In Europa viviamo a scrocco dal 10 maggio, ma i più bravi a rubare il presente e il futuro altrui sono… provate a indovinare.

E’ un’ingiustizia quotidiana e in crescita nonostante gli sforzi delle Ong “criminali” e dei “buonisti”, il “buonismo” essendo un peccato mortale per i governanti ostentatamente cristiani.

Gli indici – imperfetti, certo – di povertà calano da decenni, “in media” non siamo mai stati così ricchi. Gli Obiettivi del millennio non sono stati raggiunti né lo saranno quelli dello sviluppo sostenibile, temo, ma certi paesi hanno speso bene gli aiuti internazionali, la Cina da sola ha estratto dalla miseria mezzo miliardo di persone, altri indici continuano a migliorare anche se non ce ne accorgiamo.

Però i governi, il mercato e i consumatori favoriscono i grandi predoni, certi GINI farebbero venir voglia di prendere la Bastiglia.
Ma

  • sprechiamo l’energia ricavata dalle fonti che più sovvenzioniamo anche quando possiamo investire per risparmiarla;
  • sappiamo conservare e distribuire le risorse alimentari ma preferiamo buttarne via un terzo. Tanto per noi sono “eccedenze” anche se, dall’inizio del secolo, l’aumento delle rese agricole è inferiore a quello della popolazione mondiale;
  • protestiamo contro le pratiche degli oligopoli senza rinunciare alle loro merci e servizi – soprattutto quelli apparentemente gratuiti;
  • ricicliamo le plastiche ancora molto meno dei più poveri nei paesi poveri.

Ma facciamo passi avanti e stiamo per farne altri, artrite permettendo, spinti e/o trascinati da milioni di ragazzini.

Sono arrivato in soccorso dei movimenti nati e rinati in Europa dopo i Romantici e il loro ritorno alla natura, nel Nord America dopo il Sierra Club e la sua protezione della natura, e delle migliaia di iniziative simili che hanno suscitato in tutto il mondo.
Meno male, eravamo sfiancati. Senza rinforzi, come avremmo continuato ad accrescere la superficie del pianeta sottratta ai ladri di beni comuni?

L’indice di ribellione allo scrocco non è mai stato così alto.

*

Questa sera a Radio popolare, si tiene l’assemblea degli azionisti. Quasi tutti assenti perché si fidano: soldi da sprecare o rubare non ce ne sono. In Italia è l’unica radio finanziata dai ribelli, alcuni dei quali pagano l’abbonamento da 27 anni – grazie a tutti.

Mi ha fatto pensare che come milioni di lettori che sanno più o meno l’inglese, mi informo anche grazie al Guardian, l’unico quotidiano a diffusione mondiale finanziato dai ribelli.

E cos’ho visto a proposito di clima, ambiente ed energia? Un articolo di Jillian Ambrose sulle due centrali previste dalla strategia britannica per “la rinascita del nucleare”:

  • The £20bn Hinkley Point C project will cost energy bill payers £92.50 for every megawatt-hour of electricity it produces for 35 years. It is a price well above both the UK’s wholesale energy price of around £55 a megawatt-hour.

“Un affare politicamente così indigesto aveva poche possibilità di essere replicato per Sizewell B”, l’altro impianto comprato da Electricité de France (EDF) a dispetto della Brexit. Nemmeno questo sarà indolore per i contribuenti. Oltre ad anticipare i costi locali della sua costruzione, si accolleranno quelli non preventivati, dei probabili ritardi e

  • The public purse would also compensate nuclear investors if the project were scrapped. 

Compenseranno i fondi pubblici dati a EDF e al co-proprietario cinese. Più scroccati di così…

*

Boycott Elsevier, passim, con quiz estivo
Alcuni, ma non l’oca s. sia chiaro, dividono gli editori scientifici in

  • scrocconi dai profitti osceni, Elsevier e gli altri dell’oligopolio
  • spennapolli e truffatori dai profitti nauseabondi, da Frontiers a OMICS passando per Hindawi e riviste spennapolli degli scrocconi
  • truffatori incompetenti che tirano a campa’

A Elsevier, i ricercatori chiedono servizi decenti, è troppo in cambio di merce gratuita venduta a peso d’oro? Spoiler alert: sì.

Il prof. Piero Carninci, direttore del laboratorio tecno-trascrittomista al RIKEN, pubblica per gli amici di FaceBook la “piccola storia” di Elia Marin, prof. associato al Kyoto Institute of Technology.

Somiglia a quella raccontata in privato da molti loro colleghi, eccola:

A little story of scientific struggle. I submitted a paper to an Elsevier’s journal in October 2018. It took about two months to send the paper to the reviewers, a little longer than average. But that was ok, I wasn’t in a hurry at the time. In May, the paper was still “under review”. It took much longer than average for “Materials Science”.
I contacted the help desk and I got a reply from a guy in India. No editor of the journal lives in India, it’s just less expensive to run a “call center” there. He told me that only one of the two reviewers replied. Usually, when a reviewer is late on his job, the paper is sent to someone else, but, for unknown reasons, not in this case. He told me that he will personally make sure to contact the reviewer and that he will update me in 3 weeks.
After 6 weeks, I didn’t receive any updates from him. I wrote an angry letter, but he ignored most of the content and just replied that he was sorry, but the editor in charge resigned and the process was probably going to take much longer. He promised to keep me updated. So I contacted directly the editor.
She did indeed resign, but in May, BEFORE I contacted Elsevier the first time. The support guy didn’t even know. She offered to send a letter to the editorial board to speed things up. One month is passed, the paper is still listed under her (3 months after she left) and I didn’t receive any further update.
Today I wrote to the Managing Editor.
My precious work is in the hands of people with no respect for the hundreds of hours I spent in my lab for this project. No respect for the PhD students who need a publication to get their degree. No respect for our intellectual property which is currently stalled because of their internal issues. My promotion also depends on my publications, of course.
Just like a sad Italian comedy from the ’70s.

Quiz estivo

Elia Marin non studia i cementi, gli unici materiali per i quali le riviste Elsevier vantano una “peer-review veloce” che mediamente non supera le 20 settimane. Da ottobre ne sono passate

5
10
20
La réclame di Elsevier è ingannevole? 

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