Le canard du président

Dal fruttivendolo che fino alla prossima sostituisce quello abituale, due clienti mi spiegano che gli incendi in Amazzonia stanno “bruciando” il 20% dell’ossigeno che respiriamo. Ma no. Sì, sì, non ha letto i giornali? Io l’ho sentito stamattina alla radio, l’ha detto anche il presidente Macron.
Ma noooo… Accid… è vero:

  • The Amazon rain forest – the lungs which produces 20% of our planet’s oxygen – is on fire.

Bravo pour le canard, président. E complimenti a Repubblica, Messaggero et al. che hanno abboccato.
Anche se si considerano gli incendi in corso in tutta l’American Latina – una crisi grave per tanti motivi, a cominciare dalla sopravvivenza degli abitanti e degli ecosistemi – i conti non tornano. Salto l’ossidazione di certe rocce, tanto influisce poco, e arrotondo.

Metà dell’ossigeno è prodotto dal fitoplancton, l’altra metà dalla vegetazione terrestre. Tutte le foreste pluviali coprono 6,2-7,8 milioni di km2 e ne emettono un terzo. La foresta amazzonica copre meno di 5,5 milioni di km2. Sarebbe a rischio un 6-8% dell’ossigeno soltanto se venisse interamente asfaltata – conti rifatti 1/9 – h/t R. Compagno.

(Per gli aggiornamenti sugli incendi, conviene guardare i dati della NASA e di Copernicus.)

***

Science dedica l’editoriale e l’inserto speciale al suicidio e alla sua prevenzione.

Le foreste sono proprio il tema di quest’estate. Nella “Perspective”, a proposito ci come ridurre la deforestazione fra i Tropici, Francis Seymour e Nancy Harris del World Resources Institute paragonano le sue principali cause nell’Amazzonia (allevamenti), nel bacino del Congo (agricoltura di sussistenza) e in Indonesia (piantagioni e abbattimento selettivo).

*

Eli Kintisch parla della spedizione MOSAIC (Multidisciplinary drifting Observatory for the Study of Arctic Climate), una campagna di osservazioni dell’Artico coordinata dall’Istituto Alfred Wegener. Dal 20 settembre di quest’anno a ottobre dell’anno prossimo 600 scienziati si alterneranno a bordo della nave tedesca PolarStern e di quella russa Akademik Fedorov. La spedizione imiterà la “strategia di Nansen”: farsi intrappolare dalla banchisa e derivare con essa dalla Norvegia all’Alaska costeggiando la Siberia:

  • His polar bid failed, but 3 years later the wandering pack had carried the Fram some 2000 kilometers across the Arctic to the open North Atlantic Ocean… His mission revealed fundamental facts about the mysterious Arctic Ocean

La differenza è che la PolarStern e l’Akademik Fedorov sono dei rompighiaccio, saranno rifornite da altri tre rompighiaccio e monitorate da satelliti, aerei, elicotteri ecc.

*

Alison Abbott – ormai pensionata freelance – ha chiesto il parere di scienziati e bioeticisti sulla brutta sorpresa fatta dalla ministra Giulia Grillo ai ricercatori in neuroscienze che parteciperanno a un esperimento sui primati finanziato dallo European Research Council. Alcuni sono già stato minacciati di morte e sotto scorta, eppure la ministra ha fornito i loro nomi alla LAV:

  •  “This seems wrong,” says Amedeo Santosuosso, a judge in Milan who is also scientific director of the European Centre for Law, Science and New Technologies at the University of Pavia.“Clearly [LAV has] a justified interest in understanding whether approvals were made appropriately, but there cannot be a justified interest in knowing the names,”

*

Nel Policy Forum, Katherine Mach et al. elencano i problemi della “ritirata climatica”, quando diventa necessario evacuare abitazioni e ricollocare altrove una comunità. Propongono alcune misure di buon senso per una ritirata “strategica” pianificata con molto anticipo.
Tra l’altro, negli Stati Uniti le assicurazioni non pagano più la ricostruzione o risistemazione delle case allagate sempre più spesso nelle città della costa Est. Ci pensa il governo locale o federale finché non esaurisce i fondi, con una procedura che favorisce i proprietari più ricchi… E’ uno “fallimento del mercato” che sta facendo calare il valore delle case dei meno ricchi sotto quello dei mutui e delle ipoteche…

*

Nei paper, Alfred Amambua-Ngwa et al. del Plasmodium Diversity Network Africa identificano geni del plasmodio della malaria che lo rendono resistente ai farmaci più recenti in alcuni ceppi diffusi in Africa subsahariana.
E stando all’Org. Mondiale della Sanità, perfino il vaccino più efficace sperimentato finora previene soltanto quattro casi di malaria su dieci…

4 commenti

  1. La foresta amazzonica copre circa 5,5 milioni di km quadrati (c’é una svista nel testo) ovvero 550 milioni di ha: il 23% del totale delle foreste equatoriali. Seguendo il calcolo la flora terrestre produce il 50% e di questo il 33% spetta alle foreste equatoriali la quota amazzonica si fermerebbe a circa il 4%. Credo però che il ciclo più accelerato di una foresta equatoriale rispetto alle altre formazioni porti il contributo emissivo di ossigeno verso il 50% del totale: in questo caso saremmo al 5,5% per l’Amazzonia, comunque ben distanti dal 20%.

  2. C’è ancora una svista nella correzione della svista precedente. La superficie delle foreste pluviali non può essere 2,4 miliardi km2 (l’intera superficie terrestre è poco più di 0,5 miliardi km2), credo che l’unità corretta sia l’ettaro.
    Svarioni accidentali a parte, è un piacere leggere il suo blog. 🙂

    1. Roberto Compagno,
      grazie del giudizio gentile e della correzione anche di più, ho rifatto i conti fidandomi dell’Enciclopedia del National Geographic.

I commenti sono chiusi.