"Troppo bello per esser vero"

Non, ripeto non, è l’VIII puntata di Un “ricercatore” impressionante. Tre mesi fa, i media scoprivano  la soluzione più verde e naturale che ci sia alla crisi climatica: in trent’anni bastava piantare 1 trilione di alberi su 1 miliardo di km2 per catturare 200 miliardi di tonnellate di carbonio dalla CO2 atmosferica.

Olé! Forse ci sta meglio Miracolo!

I due terzi del carbonio aggiunto con le nostre emissioni dalla rivoluzione industriale in poi eliminati nel 2050, al più tardi nel 2100, e l’Accordo di Parigi rispettato al prezzo delle noccioline.

Forse ghiande.

Greenhouse, l’agenzia di pubbliche relazioni scelta per promuovere la scoperta, aveva fatto un bel lavoro. In tre giorni appena, aveva piantato o forse seminato la scoperta sui telegiornali delle grandi reti tv e sulle prime pagine di principali quotidiani europei e statunitensi.
Jean-François Bastin e altri ricercatori del Crowther Lab all’ETH di Zurigo e della FAO – coordinati da Tom Crowther – avevano pubblicato le stime arrotondate dai media in “The global tree restoration potential” uscito su Science il 5 luglio. Il sunto della trama finiva così

  • [la nostra ricerca] evidenzia che un ripristino globale degli alberi è attualmente la nostra soluzione più efficace al cambiamento climatico.

Finiva così anche l’articolo, e il comunicato stampa era ancor più categorico. Gli ambientalisti erano entusiasti, meno quelli che “seguono la scienza” con santa pazienza. Sanno che una stima non fa primavera, forse non prendono un albero per una foresta, tanto più se smentisce centinaia di stime fatte in precedenza.

I bigoilisti ci andavano a nozze, forse in brodo di giuggiole. Per dirla con il Gentile dr. Mariutti, “Azzerare le emissioni, può essere, tuttalpiù, un palliativo”.

Aperta parentesi
Il “rinverdimento” del pianeta che procedeva spedito da vent’anni in un’analisi NASA delle immagini satellitarie era un’illusione basata sul colore indefinibile di certi pixel. C’era stato, ma era finito vent’anni fa stando a un’analisi dei dati misurati e osservati anche al livello del fogliame. La NASA s’era già ricreduta nel febbraio scorso: non era l’effetto benefico della CO2, ma di milioni di cinesi e di indiani che ripiantano alberi.

Qualcuno potrebbe avvisare “non sapete chi sono io” – no! un altro, il difensore dell’Agente Betulla – secondo il quale l’aumento delle emissioni sta salvando l’umanità dalla fame?
Chiusa parentesi

“Indolore” e fiabesca, la soluzione alberata pare un sogno perché lo è, dicevano subito in molti come Stefan Rahmstorf, per i quali ripiantare foreste è urgente, benefico per tanti motivi, ma insufficiente a risolvere la crisi senza tagli urgenti alle emissioni. Obiezioni analoghe erano espresse da REDD – monitor.

In un’intervista all’Economist Films del 19 settembre, Tom Crowther diceva la stessa cosa. La riforestazione sarebbe lunga, richiederebbe 200 anni, era stato frainteso dalla vil razza dannata:

  • Mostriamo soltanto l’intero potenziale. Non è che 200 gigatonnellate stiano per venir fuori immediatamente dall’atmosfera. Sarebbe già straordinario raggiungere il 10% di quel potenziale.  

Oliver Morton, caporedattore scienza dell’Economist, è intervistato subito dopo. Titoloni a parte, ricorda che Crowther stesso aveva dichiarato: “La singola cosa più importante che la gente può fare per il cambiamento climatico è piantare alberi.”  Io mi ricordavo “è immensamente più potente di tutte le altre soluzioni che sono state proposte”, ma sono abbonata al Guardian (che ha ritoccato ieri il suo entusiasmo).

Su Nature del 20 settembre, Crowther ammetteva di averla sparata un po’ grossa. S’era capito, ma poco o anzi parecchio?

Anzi parecchio, stando a Science di ieri che sembra dedicarci uno speciale, con quattro “commenti tecnici” e tre lettere. Riassumo in italiano – è tutto in open access, quindi come al solito non fidatevi, leggete gli originali e semmai coriggetemi.

Come suol dire il Gentile dr. Mariutti, gli aspetti tecnici sono importanti e vanno approfonditi.

1. Simon Lewis (specialista delle foreste tropicali, Amazzonia soprattutto) e colleghi fanno notare una serie di errori che una volta corretti riducono le 205 gigatonnellate a 108, a condizione di includere la tundra e le regioni boreali

  • dove il riscaldamento causato da un’albedo minore può compensare il raffreddamento derivato dalla nuova cattura del carbonio.

Correggono anche la proiezione un po’ inquietante che a Rahmstorf era parsa una novità su cui riflettere. La perdita di 203 milioni di ettari di foreste, soprattutto fra i Tropici, entro il 2050 presume che la fascia tropicale diventi arida. In generale, dicono, il machine learning è il metodo sbagliato per questo tipo di stime.

2. La mitica Sonia Seneviratne – per dirla con il mitico Steph – e altre quattro star fanno correzioni al ribasso pure loro. La prima in ordine di importanza è che le presunte 300 gigatonnellate di carbonio (GtC) – il “potenziale” prima della sua correzione al ribasso – sono la metà delle 600 GtC aggiunte finora dalle nostre emissioni. Le stime che ne derivano vanno dimezzate. La seconda mi ha colpita perché rimanda alla misteriosa tabella che il Gentile dr. Mariutti avrebbe trovato nei materiali supplementari dove non c’è:

  • Dalla tabella S2 per ogni bioma, è chiaro che lo stoccaggio potenziale del carbonio dovrebbe essere notevolmente più basso. Le foreste boreali possono stoccare soltanto il 15% in più della tundra; a quelle temperate (tropicali) viene assegnata la stessa densità di carbonio delle praterie temperate (tropicali) e questo implica che un ripristino delle foreste non produce un guadagno… 

Refrain:

  • L’affermazione secondo cui il ripristino globale degli alberi è la nostra soluzione più efficace per il cambiamento climatico è scientificamente scorretta e pericolosamente ingannevole. 

Nel sunto iniziale l’affermazione è stata cambiata in “una delle soluzioni più efficaci”, non nelle conclusioni del paper.

3. Joseph Veldman et al. elencano in parte gli stessi errori, più altri. Ne cito uno perché è espresso in forma più sintetica

  • Gli autori postulano, sbagliando, che le superfici prive di alberi non abbiano carbonio organico nel suolo (COS) e che il COS aumenti proporzionalmente (1:1) alla copertura alberata.

Variante del refrain

  • Sommate, le nostre correzioni per il COS e per evitare le conseguenze indesiderate di un’afforestazione azzardata (riscaldamento e perdita di biodiversità) ridurrebbero la stima di Bastin et al. per il sequestro potenziale del carbonio di un fattore di 5, all’ammontare ancora sostanziale di 42 GtC (Tabella 1).

4. Alan Grainger et al. sono sconfortati. Bastin et al. fanno bene ad attirare l’attenzione sulle foreste come già il primo rapporto IPCC (1990). Anche il rapporto speciale IPPC +1,5 °C (2018)  parla di una stima di 950 milioni di ettari da piantare entro 30 anni, ma né quel rapporto né Bastin et al. tentano di verificarne la fattibilità. Uno studio preliminare per il programma REDD (4)

  • arguiva che afforestare 600 milioni di ettari/anno in 30 anni richiederebbe piantarne a 20 volte il tasso attuale di 1 milione di ettari/anno.

Il ripristino delle foreste è un mezzo per raggiungere fini molteplici, non soltanto per stoccare carbonio. Prima di confondere superficie disponibile e superficie afforestabile, bisogna tenere conto dei problemi sociali e ambientali.

5. Nella replica, Bastin et al. difendono il proprio lavoro, ovviamente (nota), attribuiscono alcune divergenze a metodi diversi e ricordano che le incertezze delle varie stime sono considerevoli. Ups…  s’eran proprio scordati la CO2 già assorbita da terre e mari:

  • Riconosciamo che la maggior parte delle questioni sollevate da nostri colleghi sono rilevanti e degne di considerazione. […] Non abbiamo suggerito che il ripristino degli alberi vada considerato l’unica soluzione al cambiamento climatico. Per evitare questa confusione, abbiamo corretto il sunto nel modo appropriato.

Delle tre lettere, due criticano le stime “svincolate” dall’uso reale del territorio – che ci fanno Kinshasa e le savane che andavano tolte dal data-set?  – e in particolare dall’uso agricolo.

Douglas Shell et al. sottolineano che le foreste hanno impatti sia negativi che positivi sulle risorse idriche, per esempio senza acqua non sopravviviamo e le foreste nemmeno.
Nella loro replica alle lettere, Bastin et al. sono sostanzialmente d’accordo. Ups bis.
Qualcuno potrebbe avvisare il Gentile dr. Mariutti, per favore? Con delicatezza, mi raccomando, e la boccetta dei sali a portata di mano. Dev’essere da capogiro ritrovarsi debunked da una cinquantina di ricercatori competenti, Bastin et al. compresi, in meno 10 giorni.

poscritto 20/10
Refusi corretti, credo, e link a REDD aggiunto (h/t Miriam), verifica sperimentale dell’apologo della vasca proposto dal Gentile dr. Mariutti nel commento di Nasturzio.

Sullo stesso tema, un editoriale dell’Economist conferma la “contabilità creativa del carbonio” praticata da paesi ricchi, e denunciata da Greta Thunberg al Parlamento britannico in aprile. L’articolo “Lontano dagli occhi” confronta le emissioni della produzione locale, dichiarate dai paesi membri della Convenzione sul clima, e quelle dei consumi importati, non dichiarate, in paesi ricchi e in via di sviluppo (Cina, India, Brasile ecc.)  in funzione del tipo di energia usata.

Ci sono divergenze anche tra paesi ricchi. Produrre una batteria “media” per un’automobile

  • nella Svezia ricca di rinnovabili emette circa 350 kg di CO2. Nella Polonia del carbone, la cifra supera le otto tonnellate.

Quanto al “chilometro zero”, i pomodori cresciuti in serra in Gran Bretagna tutto l’anno producono più CO2 di quelli fatti arrivare dalla Spagna.

Nella sezione scienza, “Silvicoltura sostenibile è un reportage su una mega-fabbrica del Gruppo Metsä, la cooperativa creata da circa 100 mila famiglie finlandesi che possiedono appezzamenti di foresta. “Divora” 6,5 milioni di metri cubi di alberi/anno e li tratta come il maiale: non butta via niente. Produce legname per l’edilizia, anche per grattacieli, laminato, pellicole. Con solventi basati sul sale invece di soda caustica o disolfuro di carbonio: polpa, fibre, cartone e carta speciali, e dall’anno prossimo 500 tonnellate di filato per vestiti in un impianto pilota.

E con i resti – lignina principalmente – l’energia che consuma. Ci sono ricerche per trasformare la lignina in filati, per ora la cooperativa è meno ambiziosa, lamenta l’autore del reportage. Cerca solo di farne un plastificante per il cemento (ne ridurrebbe la manutenzione, il consumo e quindi le emissioni, no?).
Nel frattempo in Finlandia, la crescita annua delle foreste supera di 2 milioni di metri cubi quelli consumati.

nota 26/10
Sunto delle critiche alla replica di Bastin et al.:

  • Their defence is a masterpiece of obfuscation.

6 commenti

  1. A proposito del “rinverdimento”, mi piacerebbe definire – più che un ipotetico futuro che chissà se vedremo – la situazione attuale.
    Lo Special Report on climate change and land IPCC dello scorso agosto ci dice che:
    “The total amount of forest across the world declined by around 3% from 1990-2015, according to multiple lines of evidence” (cit. Carbonbrief).
    Almeno su questo siamo d’accordo o no? Giusto per capire…

  2. Molte grazie, Signora Oca,
    tanto per il lavoro che ha fatto per distillare tutti quei pappié,
    quanto per aver guadato

    uhm … “guadare” va bene anche per i reflui dei depuratori?
    Insomma, per aver guadato quella roba “scritta da Econopoly il 09 Ottobre 2019”.
    Lo sa cosa ci ho imparato, in quella marrana? Ci ho imparato che
    la questione non è intuitiva. Quella della vasca da bagno, dico, per cui ho fatto il seguente esperimento: tappato lo scarico, ho aperto il rubinetto, e con una martellata
    TRACK
    al tempo zero ho stroncato il pirolo che tiene la manopola del rubinetto stesso.
    Ora bisogna agire rapidamente, via al cronometro
    Tempo zero più un secondo, via il tappo
    Kribbio, si è incastrato!
    Tempo zero più due secondi, tiro più forte sulla catenella, STRAP, catenella rotta!
    Tempo zero più cinque secondi, con le forbicine per le unghie faccio saltare il tappo;
    Tempo zero più sei secondi, mi avvento sul rubinetto
    MA
    niente da fare, pirolo rotto, ne spunta solo mezzo centimetro, che se lo agguantò con le pinze forse ce la faccio;
    Tempo zero più sette secondi, comincio a pensare dove stanno le pinze
    Tempo zero più sessanta secondi, mi ricordo dove stanno. E dove stanno?
    In garage, stanno! Maledette!
    Presto, l’accappatoio, la cintura dell’ accappatoio, chissà in questo bailamme dove è finita, ma non c’è tempo da perdere, le ciabatte, la chiave del garage, per fortuna è appesa al portachiavi
    Tempo zero più tre minuti, mi precipito giù per le scale, tempo zero più cinque minuti, aperta porta garage, la cassetta degli attrezzi, dove sei maledetta, oh eccoti qua, la chiave del lucchetto, presto, prestooo!
    tempo zero più dieci minuti eccomi alla porta di casa KRIBBIO! Le chiavi di casa son rimaste dentro!
    Calma, chiavi di riserva, sono giù in garage, corri, CORRI!!!
    Anf anf anf, tempo zero più venti minuti eccomi in zona operativa, l’acqua è già al troppo-pieno
    SGGG scivolone sulle piastrelle bagnate, ginocchiata contro il bidè, sacramentazioni d’uso,
    SCRIK SCRIK il pirolo è troppo corto e la pinza non agguanta
    TENAGLIA! In garage!
    Anf anf anf
    tempo zero più trenta minuti, all’attacco con la tenaglia, mentre l’acqua comincia a tracimare oltre l’orlo della vasca


    E tralascio l’incontro a mezze scale con la Signora Giuseppina che come una pazza si mette a gridare “Si copra, svergognato!”,

    tempo zero più un’ora, arriva lemme lemme l’idraulico, intanto al piano di sotto è tutto allagato, come in casa mia del resto,
    tempo zero più un’ora e dieci secondi arriva anche il marito della Signora Giuseppina con un randello per spiegarmi che certe scostumatezze non me le devo permettere
    CONCLUSIONI:
    era meglio se chiudevo il rubinetto quando ancora funzionava.
    Saluti dalla Camera di Sicurezza della Questura, dove mi trattengono in attesa che la Signora Giuseppina compili la denuncia contro di me per atti contrari alla decenza.
    N

    1. Paolo C.,
      credo che sian tutti d’accordo, come sul piantare alberi Il problema è come e dove farlo senza causare effetti indesiderati.

      Nasturzio (ben tornato)
      la questione non è intuitiva. Quella della vasca da bagno
      infatti ne parlavamo tra Climalteranti, ero per approfondirne gli “aspetti tecnici” con un’equazione un tantino complessa (11GtC/anno – 2 GtC/anno), ma un prof ha proposto un’analogia più intuitiva.
      Invece dovevamo usare il metodo sperimentale come ha fatto lei.
      Vuole che spieghi io alla Signora Giuseppina che si tratta di scienza, Archimede ecc…?

  3. Grazie Signora Oca, per il bentornato,
    e per voler prendersi questa briga, ma non è piu necessario spiegare a Giusy
    ?
    Sì, è successo che

    ehm

    siamo entrati in confidenza, ecco; e ora siamo qua a verificare il Principio di Archimede nella vasca da bagno galeotta.
    Saluti galleggianti.
    N

  4. Impulsivo, sì, e anche un po’ manesco, tanto che al Pronto Soccorso mi hanno dato sei mesi di prognosi per Shock da Combattimento, mentre lui ne ha presi altrettanti di arresto per lesioni, contumelie, e non so cosa altro.
    Poi si è assicurato il futuro dando una testata sul naso a un Agente di Custodia, minacciando di malamorte il Giudice Istruttore, e anche perché in macchina gli hanno trovato un fucile a canne mozze, mezz’etto di cocaina, mezzo chilo di biglietti da cinquecento euro fatti con la fotocopiatrice a colori, e mezzo quintale di foto porno.
    Lui giura e spergiura di non saper niente di questa roba, e potrebbe anche essere vero, forse
    gliela ha infilata in macchina qualcuno, chessò, un vicino dispettoso, l’amante della moglie … la moglie stessa …
    Cmq Giusy dice che con lei era abbastanza carino: la menava solo quando le veniva il mal di testa diplomatico, e non le ha mai fatto mancare pane-e-acqua e detersivi, né per stoviglie, né per lavatrice, e tantomeno per pavimenti.
    E ora che abbiamo scoperto questo interesse comune per la verifica dei Princìpi Scientifici, vogliamo cominciare la nostra vita insieme verificando quello che la Terra è sferica, e perciò stiamo partendo per il giro del mondo in barca, con la Regina Elisabetta
    *?*
    No, non quella di Inghilterra, naturalmente: è la barca dell’ ex di Giusy, tanto a lui non servirà per un pezzo.
    E poi c’è dentro una valigia piena di quattrini, che l’ex avrebbe dovuto trasferire alle Isole Cayman, ecco perché la barca è rifornita per una lunga crociera.
    Già immagino quanti Principi Scientifici avremo modo di verificare …
    ?!?
    In effetti, sì, ne potrebbero succedere di tutti i colori
    +!+
    Indubbiamente, di cotte e di crude
    @!@
    Beh, un po’ di contrabbando, dandosi l’occasione, perché no?
    Cmq, grazie per la fiducia, ma siamo già a pieno carico, magari risentiamoci dopo Pasqua
    #!#
    No, intendevo dopo l’ *Isola* di Pasqua.
    Ma ora, compermesso, la marea è al punto giusto, il vento favorevole, e Giusy mi segnala che quei due che vengono in qua strascicando i piedi sono amici del suo ex

    MOLLA A PRUA!
    Ma perché gridi così?
    Giusy, cara, è la tradizione marinaresca
    Ah sì? Beh con me te la scordi! E chiedi “per favore”

    Per favore, molleresti a prua?
    Mh. Così va meglio. Prua libera.
    Bene. MOLLA A PO’ … ehm … molla anche a poppa, se non ti dispiace
    Poppa libera
    YUHUUU!
    Non farti venire idee cretine, eh?
    Ma no Giusy, quando mai, è la tradizione, alla partenza si esulta così, per scaramanzi’
    Vabbene, vabbene, ma vedi di partire ché quei due stanno allungando il passo
    Ochei. Allora: MACCHINE AVANTI TU’
    Come, scusa?
    Dicevo, macchine avanti tuttaSTRONK
    Caro, hai preso una cima nell’elica
    “Abbiamo”, vorrai dire, gioia mia
    Ma, tesoro, il comandante sei tu
    Ah sì? Cominciavo a dubitarne

    ..
    .

I commenti sono chiusi.