A Marina Vitullo e altri Climalteranti son cascate le braccia, e all’oca le ali. Nella rubrica “Scienza” l’agenzia di notizie dell’ENI ha lanciato nella notte di Halloween e pubblicato ieri mattina
- La Terra rischia una nuova era glaciale?
Secondo l’anonim* che avrà copiato la risposta dal Daily Fail, avendo Faux News corretto la propria,
- un aumento del ghiaccio marino in Antartide potrebbe innescare la prossima era glaciale. E’ l’avvertimento lanciato da un gruppo di scienziati dell’Università di Chicago, che ha condotto una serie di simulazioni al computer.
Senza link per evitare che i lettori risalgano alla fonte o almeno al suo sunto.
- Le loro conclusioni suggeriscono che, qualora si accumulasse ghiaccio marino in Antartide
Qualora si accumulasse come accade durante ogni inverno australe, presume l’anonim*
- si formerebbe una sorta di coperchio sull’oceano che bloccherebbe lo scambio di anidride carbonica con l’atmosfera. Questo provocherebbe una sorta di effetto serra “inverso”, che alla fine raffredderebbe la Terra e farebbe entrare il nostro pianeta in una nuova era glaciale dopo l’ultima che si è verificata oltre due milioni di anni fa, durante l’era pleistocenica.
(Grassetto nell’originale, da qui in poi è mio)
L’ultima era glaciale è finita circa 12 mila anni fa. Nel sunto, gli autori scrivono invece che
- Le masse d’acqua dell’oceano globale sono passate attraverso importanti ridistribuzioni glaciali-interglaciali negli ultimi 2,5 milioni di anni circa.
Nell’ipotesi del “coperchio”
- le acque profonde dell’Antartico diventano più isolate dalla superficie marina come risultato di due fattori collegati: uno scambio ridotto di gas tra aria e mare, e un mescolamento più debole con le acque profonde del Nord Atlantico. [link aggiunto …] Questi cambiamenti fisici bastano a spiegare – uno sprofondamento di 40 ppm di CO2 atmosferica – circa metà della variazione glaciale-interglaciale.
In atmosfera oggi ci sono 409 ppm di CO2, per alcuni millenni la Terra non rischia. I 40 ppm in fondo al mare non “innescano” nemmeno mezza era glaciale. Sprofondano dopo che l’era glaciale, “innescata” da oscillazioni orbitali, ha reso permanente la banchisa antartica. Sono una retroazione: una conseguenza e in questo caso un rafforzamento.
Era il fact-checking del primo paragrafo italiano, il resto è già stato fatto da entrambi gli autori, Alice Marzocchi e Malte Jensen. Dovrebbero prendersela anche con il titolo del comunicato stampa: incoraggia i fraintendimenti.
poscritto 3/11: il Daily Fail ha corretto gli errori. Alice Marzocchi ha pregato l’AGI di fare altrettanto, per ora senza successo.
*
Solidarietà maschile o sadismo?
Cacciato dal CERN, sospeso sine die dall’INFN e redarguito pubblicamente dall’università di Pisa per aver diffamato l’INFN e delle colleghe, il fisico teorico Alessandro Strumia si è riciclato nella bibliometria e la sociologia d’accatto. Nel febbraio 2018 su arXiv aveva lasciato un saggio tragicomico sulle pari opportunità di cui godrebbero le donne in fisica.
In parte riscritto e non più firmato da Riccardo Torre, il saggio ha trovato ospitalità su un archivio per dilettanti e, prossimamente, su Quantitative Science Studies nonostante un anno di peer-review negativa. Dalmeet Singh Chawla di Science Insider ha scoperto che la decisione è stata presa dal direttore della rivista Ludo Waltman. Al contempo, pubblicherà anche le critiche:
- non sa ancora quante, ma “discuteranno eventuali debolezze del paper o interpretazioni alternative”.
Non dovrebbero mancare stando ai giudizi raccolti da Singh Chawla. Rachel Oliver dell’università di Cambridge se ne dispiace per il povero Strumia:
- “Nonostante la quantità molto significativa di sforzi che ha palesemente profuso in questo lavoro,” Strumia “di certo non ha tentato un’analisti dei problemi sistemici rilevanti” che potrebbero influenzare le differenze di genere in fisica, come i pregiudizi impliciti o addirittura le molestie.
Scientists, please send your comments and smash the patriarchy.
Signora Oca, ho perso la bussola!
“le acque profonde **dell’Antartico** diventano più isolate dalla superficie marina come risultato di due fattori collegati: uno scambio ridotto di gas tra aria e mare, e un mescolamento più debole con le acque profonde del **Nord Atlantico**.”
E’ un errore di traduzione o mi serve un mappamondo nuovo?
E’ proprio così orechietto. La chiamano spesso la “cinghia di trasmissione oceanica“, è l’insieme di correnti (come quella del Golfo) che portano l’acqua fino all’Artico dove sprofonda e torna indietro.
Grazie di aver lo notato. Adesso metto il link all’immagine nel post, così si capisce meglio.
Ops, pensavo che la Corrente del Golfo e quella del Sud Atlantico tendessero in qualche modo a “separare le acque”, la facevo troppo semplice, mi ci voleva il disegnino! Grazie. 🙂
E’ un’ipotesi, all’epoca non c’erano le sonde Argo per misurare tutto l’andirivieni, la prendo con un po’ di sale – tra l’altro la cinghia si chiama anche “circolazione termoalina”, perché attorno all’Artico l’acqua è meno salata di quella in arrivo da sud.