Oggi al Museo di Storia Naturale – e BookCity, l’abbuffata di libri che si conclude a Milano questa sera – Guido Barbujani ha presentato suo ultimo saggio “Sillabario di genetica per principianti“, editore Bompiani.
Comincia con le tappe principali: scoperta dei geni – con il contributo es-sen-zia-le della moscerina della frutta – e del Dna. Il progresso s’annuncia lineare, ma
- la regola è: finché se ne sa poco, le cose sembrano semplici, ma più se ne sa, più diventano complicate.
Più sono complicate, più aumentano le occasioni di andare storte. Finito il capitolo 6, vien da pensare di esser vivi e vegeti grazie a una serie di miracoli molecolari.
Nel frattempo ricercatori celebri prendono scorciatoie o cantonate, imboccano vicoli ciechi, si fanno domande sbagliate. Le conoscenze si accumulano piano piano, fra incertezze e ripensamenti. Ad un tratto escono dai laboratori ed entrano nelle nostre vite come terapie, biotecnologie, ingegneria, brevetti, produzioni industriali.
La genetica è a doppio taglio, come ogni sapere. Si coniuga e si scontra con credenze, pregiudizi (il razzismo è ricorrente), aspettative spropositate o resistenza ai cambiamenti. Intanto si vendono elisir di eterna giovinezza e letture del DNA che scoprono antenati illustri o prevedono il nostro futuro a mo’ di oroscopi.
A ripetizione dai primi anni Novanta si scopre il gene dell’intelligenza, seguono quelli del successo negli studi e in affari, della timidezza…
Ma va?
Cosa sta scritto nel DNA? era la domanda di partenza. L’intero fenotipo e non ci piove, ma “ci si nasce” come sosteneva Platone o “ci si diventa” come sosteneva Aristotele? Quale percentuale di una caratteristica o di un comportamento è “dovuta” a differenze nei geni? Se la storia delle specie è “scritta nei geni”, discendiamo anche dai Neandertal o condividiamo varianti geniche ereditate da antenati usciti dall’Africa pure loro?
Grazie a chi è venuto ad ascoltare le risposte e ha aggiunto le proprie domande. Se ne trovano altre nella seconda metà del saggio. E l’insieme è un invito a ripensare, magari a ricredersi, pieno di esempi, spiritoso e spesso provocatorio. “Non vorrei buttarla subito in filosofia, ma il termine malattia richiede qualche precisazione.” Guarda caso, il termine ha una storia culturale anch’esso.
E la regola è sempre: “finché se ne sa poco, le cose sembrano semplici”...
P.s. per chi ha letto il romanzo Tutto il resto è provvisorio, ho sbagliato io su chi ha organizzato la stangata…