I 24 geni del reddito

Negli studi di associazione sull’intero genoma (GWAS), è facile correlare una caratteristica sociale, culturale, economica, comportamentale a un tot di alleli – o varianti per un singolo nucleotide (SNP) – di un gene rispetto alla variante tipica di una data popolazione. Così l’intelligenza, il successo negli studi o in affari sarebbero ereditabili al tot per cento dai genitori i quali li hanno ereditati dai genitori ecc.

E così, i cinesi dell’etnia Han risultano geneticamente superiori al resto dell’umanità.

La prima obiezione è che le definizioni di intelligenza e successo variano più dei geni, la seconda è che i geni codificano per delle proteine e non per caratteristiche e comportamenti apprezzati o meno da un gruppo sociale, (omissis) l’ennesima è la pleiotropia, un gene non è attivo in isolamento ma in collaborazione con tot altri.

Absolutely terrible science

Su Nature Communications, un gruppo di psicologi dell’università di Edimburgo, coordinato da Ian Dearyguarda caso – invoca la pleiotropia per andare a pesca di “loci” – localizzazione di un allele – ricorrenti nei genomi di 505.541 britannici bianchi (in totale) in circa 15 mila su un totale di 19-20 mila geni, ciascuno dei quali con tot geni “collaboratori” più o meno attivi su un cromosoma o sull’altro – che partecipano alle formazione dei neuroni e delle componenti delle sinapsi in alcune strutture della corteccia cerebrale.

  • Di semplificazione in semplificazione finché i neuroni che contano sono quelli del circuito GABA;
  • di correlazione in correlazione – facoltà cognitive, senso soggettivo di benessere, salute fisica e psicologica -> successo negli studi e sul “mercato del lavoro” e…
  • … di probabilità in probabilità, of course,

in 24 geni hanno trovato degli SNP su 120 loci “associati” a una maggior intelligenza (media misurata con un questionario…), la quale è una causa del maggior successo negli studi, il quale è una causa del maggior reddito familiare. (Non si sa quale genitore faccia più soldi né quanti siano i membri della famiglia…) Hanno anche confermato 29 loci identificati in GWAS precedenti. I geni sicuramente del reddito sono 18, gli altri sei sono più “distanti”.

Lo scrivono per davvero:

  • Mostriamo che geni collegati a differenze di reddito sono prevalentemente quelli che sono stati precedentemente collegati all’intelligenza e che l’intelligenza è uno dei fattori probabili che portano a differenze di reddito.

La scoperta del millennio.

Con 24 geni, non poteva mancare un altro trucco statistico: il “punteggio poligenico” della “propensione genetica al reddito” (se non mi credete, controllate pure – è in open access). Nella loro statistica

  • I tre quintili con la propensione genetica al reddito più bassa risultavano avere un reddito familiare medio tra 10 e 30 mila sterline, e gli altri due tra 30 e 50 mila.

A difesa degli autori o dei revisori, va detto che metà del paper è occupata dalla descrizione, illuminante, dei suoi “limiti”, che prosegue nelle “Supplementary informationnelle 9 pagine della “Note 2. FAQ”. Tanto per dirne uno, non sanno quale membro della famiglia contribuisca in toto o in parte al reddito e per dirne un altro nel genoma di quel mezzo milione di britannici bianchi non c’è scritto se sono minorenni, casalinghe, pensionati, muratori o direttori generali di una banca…

Imperterriti, nella conclusione ripetono aver scoperto l’acqua calda:

  • Questo lavoro si aggiunge all’evidenza crescente che indica che i marcatori della posizione socio-economica e i loro collegamenti con la salute, hanno probabilmente un’origine sia genetica che ambientale. Troviamo che la variazione della posizione socio-economica in Gran Bretagna è in parte spiegata da differenze genetiche nella popolazione.

Hanno associato le variabili interdipendenti postulate dalla loro ipotesi. Negli studi longitudinali, dai genomi britannici o meno salta fuori che il reddito e l’educazione dei genitori sono marcatori della buona salute, del successo negli studi e della posizione socio-economica (e vice versa) più affidabili di qualunque punteggio poligenico.

Bibliografia a richiesta.

Agg. 18/12: per info sui precedenti lavori degli autori, rif. “Badh Humbug” di Leonid Schneider. (Invece di correggermi il refuso, mi ha detto che il gioco di parole del titolo sta nel fatto che Dickens avrebbe scritto “A Christmas Carol” nell’amena località termale di Bad Homburg…)

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Grazie invece a Nature Energy di dicembre per “The power to respond“, l’editoriale che introduce un “focus” sulle energie rinnovabili dispiegate dalle Ong in mezzo a catastrofi naturali e non, cambiamenti climatici, eventi meteo sempre più estremi, campi di rifugiati, migrazioni e le loro conseguenze:

  • it’s clear that there are many opportunities for the research community to engage, both to offer support but also to learn from the humanitarian sector’s experiences. 

I cinque “commenti” – da punti di vista diversi, ce n’è anche uno sul ruolo di un mercato locale dell’energia perché il dispiegamento si auto-alimenti – e le Q&A sono in open access.
Se conoscete volontari che collaborano con Ong, fate girare per favore?

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“Our planet is on fire”

Lo hanno ripetuto gli Inuit alla COP25, e l’Arctic Report Card della NOAA lo confermava. Dall’altra parte del mondo dieci giorni fa, era uscito il rapporto dell’Uff. meteo australiano sul “Clima nell’anno finanziario 2018-2019”. Idealmente avrebbe spinto i delegati dell’Australia a trovare un accordo sul benedetto Art. 15 dell’Accordo di Parigi invece di ostacolarlo. 

Non l’avevo letto, ma ieri sul Guardian c’era un aggiornamento sugli incendi nel New South Wales.

L’Australia esporta acqua sotto forma di carne, lana, riso, e cotone soprattutto, e il mercato è regolamentato dai governi locali e accordi di bacino come quello del Murray-Darling, che vanno a vantaggio degli agricoltori.

Da alcuni anni, quello del New South Wales sottrae l’acqua alle città per aumentare la quota destinata alle piantagioni di cotone, un’idrovora in espansione in una zona colpita da incendi e siccità sempre più frequenti. Malgrado l’aumento del 10% nel 2018, l’acqua non è bastata a risollevare la produzione, in compenso le riserve sono al minimo e adesso si può usare per spegnere gli incendi soltanto se minacciano le abitazioni.

Com’era accaduto in Florida per l’edificazione delle zone costiere e l’innalzamento del livello del mare, nel New South Wales il partito dei Nazionalisti al governo ha deciso di basare le quote sulla media delle temperature e delle precipitazioni nel periodo 1890-2004. Mica su quella 1960-2018, men che meno sulle proiezioni dei modelli.