Open letter

Al “direttore o, comunque, al responsabile” di Open, scritta da una pennuta irresponsabile per conto della soriana in affido Jerry.
Caro primate,
il 27 febbraio scorso, lei ha pubblicato l’articolo intitolato

in cui Juanne Pili accusa i gatti di essere

  •  tra le principali minacce per la biodiversità. Una verità scientifica difficile da accettare, anche per alcuni divulgatori […]

e presenta la lettera aperta, inviata in privato al direttore del gruppo Le Scienze, di “oltre 20” nel senso di 27 primati definiti di volta in volta “esperti”, “divulgatori” e “scienziati”,

  • preoccupati per il contenuto di un articolo intitolato «Disgattamento globale», firmato da Lisa Signorile, che minimizzerebbe l’impatto dei gatti vaganti sulla micro-fauna selvatica, soprattutto in Italia.

Indignata, Jerry medita azioni legali contro Open e i 27 fautori dello sterminio di Felix (sic) catus domesticus italicus, tuttora scandalizzati da un post uscito il 6 gennaio 2018

  • salito alla ribalta dopo l’uscita di alcuni articoli scientifici riguardanti le predazioni del gatto domestico sulla fauna in Italia.

L’autrice del post, scrive Juanne Pili,

  • Fa riferimento soprattutto alle affermazioni del responsabile australiano per le specie a rischio, Gregory Andrews. Si chiede però se «questi tentativi di controllo ed eradicazione dei felini di casa» abbiano effettivamente senso. «Sono davvero la sola causa di estinzione delle specie australiane?», domanda Signorile.

Non solo la sciagurata mette in dubbio la parola di un esperto, un reato di lesa-scientificità, ma omette addirittura di citare gli “articoli scientifici riguardanti le predazioni del gatto domestico sulla fauna in Italia” usciti dopo il 6 gennaio 2018.
Sconvolti per due anni da una simile disinformazione, gli oltre 20 portatori “della verità scientifica” si sentono

  • in dovere di chiarire alcune questioni relative [al post]… considerando che la pubblicazione della rettifica è un obbligo di legge (art.8 Legge 47/1948 sulla stampa).

Prima di sconvolgersi, Jerry si sente in dovere di chiarire tre questioni (grassetti suoi):
1 – gli oltre 20 primati allegano 2 pagine in cui l’unica parola contestata è l’aggettivo “ferale” e tre di bibliografia in cui mancano gli “articoli scientifici riguardanti le predazioni del gatto domestico sulla fauna in Italia” che hanno fatto “salire alla ribalta” quel post;
2 – stando “all’art. 8 Legge 47/1948 sulla stampa”

  • Il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell’agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità

3 – Lisa Signorile non nominava neanche uno degli oltre 20 e nel suo post ci sono unicamente foto di gatti.

Jerry chiede pertanto

a) se “gli articoli scientifici” ecc. non siano per caso quello uscito – ‘tenti al rimmel – in dicembre da un editore notoriamente spennapolli;
b) che la sua rettifica esca su Open;
c) mezzo chilo di crocchette al salmone, quelle senza cereali.

Cordiali starnazzi.
La pennuta s., divulgatrice scientifica di serie B

c.c. i primati

10 commenti

  1. Caro Jerry ti scrivo giacché vorrei farti notare anche un’altra cosa che mi ha lasciato perplesso: a seguito di questa lettera aperta si sono scatenati numerosissimi litigi e diverse persone ne hanno approfittato per togliersi dei sassolini tra le scarpe. Fra di queste ce ne sono alcune che hanno questioni personali in sospeso con Lisa Signorile e viceversa. Capisco che Lisa Signorile sia una persona che tende a polemizzare e quindi tenda a generare inimicizie con gente che poi se la lega al dito, ma la scienza si fa testando ipotesi e verificando se i dati sono riproducibili, non per ripicche personali. E ho visto diversi tizi sconosciuti abbandonarsi alla pratica, che spero che i firmatari della firma rigettino, perché io non accetterei a sostegno della mia attività di ricerca qualcuno che la tratta come una clava per darla in testa ad altri. Quindi già questo bias dietro gli attacchi ad personam verso Lisa Signorile, unito a una retorica avvelenatrice di pozzi in cui si fa finta di rappresentare la voce della ricerca super partes e neutrale contro degli incompetenti invidiosi accecati dall’ideologia animalista, dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme sulla sincerità dell’operazione (dico “attacchi ad personam” perché è questo il movente dietro a molti commentatori che condividono la lettera aperta, a prescindere dal fatto che lei abbia ragione o meno sulla questione gatti).
    Comunque sia, nel mare magno di commenti da plurime fonti alcune di queste hanno iniziato ad assegnare in ogni dove patenti di autorevolezza scientifica e di rosiconità. Cose del tipo “Tizio è migliore di Caio perché c’ha l’H-index più lungo”, “Sempronio è un rosicone perché non fa il ricercatore”, cose così. Eh sì, il livello è questo, a dirlo però sono persone con 30 e passa anni come minimo, non certo 15enni. Ma non è la sola cosa grave, è grave che a dirlo siano persone che tipo hanno un H-index di 0, non hanno mai condotto uno studio sperimentale, non hanno mai messo piede in un laboratorio e non hanno nessuna autorevolezza per agitare la bandiera della correttezza scientifica. Alle volte prendono di mira persino gente con un curriculum che si sognano (ad esempio c’era una pagina che prese di mira Amedeo Balbi, che ha un H-index più grande di Burioni, per un suo pacatissimo post in cui si dichiarava contrario al blasting, accusandolo di essere un fallito che voleva fare pubblicità al suo libro). Costoro mi fanno sospettare di essersi impegnati in questo attivismo probabilmente perché hanno colto l’occasione di poter salire sul carro dei “supermassimi esperti” (compreso un importante medico) e brillarne di luce riflessa, onde potersi atteggiare a membri del branco degli Scienziati™, e spero non sia così.
    Se gratti sotto la superficie, caro Jerry, troverai di tutto e di più.

    1. Grazie, Il Censore, trasmetto modificato in “cara” Jerry
      Se gratti sotto la superficie
      Questo lo censuro, ci prova in soggiorno da quando è arrivata…

  2. Dal Fronte Del Nuvolone:
    Preparate il rimmel, ma che sia tanto.
    “Is not all that glitters is gold and
    Half the story has never been told” [1]
    Bibliography:
    [1] McIntosh, W. H. and Marley, R. N., Get Up, Stand Up. In Burnin papers. Tuff Gong – Island. 1973

    1. Immagino! Sei come Jerry, Ilario, non ti vengono in mente sospetti indecorosi. Invece mi son chiesta come mai Open non abbia segnalato la bufala dell’art. 8 agli autori della lettera. Avrei alcune ipotesi sul motivo di questa perfid omissione.

  3. Gentile Ocasapiens, dal basso della mia incompetenza vorrei comunque intervenire sull’argomento, quello delle specie alloctone, che è un problema importante e lo sarà sempre di più da un lato per i cambiamenti climatici che aumentano le temperature aprendo nuove possibilità ad animali e vegetali in luoghi diversi da quelli d’origine e dall’altro per l’aumento, apparentemente inarrestabile, della movimentazione planetaria di merci e persone, movimentazione sia legale sia illegale che trascina inevitabilmente organismi di vario genere di qua e di là per il globo.
    Spero di essere sufficientemente leggero da non incorrere nei possibili strali di chi, come il poco gentile Michele che qualche giorno fa ha commentato a distanza di due anni (sic!) l’articolo di Lisa Signorile in modo direi piuttosto rude, e mi affido al suo giudizio per la pubblicazione: se ritiene inappropriato il mio intervento lo cassi pure senza pietà.
    Dichiaro subito la mia distorsione di giudizio (limitatamente all’argomento gatto) affermando che sono spinto a scrivere queste righe da Storta, Cespuglio, Zampamalata, Scartoccia, Codona, Teo, Miciona, Krissina, Pelosa, Codone, Codino, Rossobrutto, Boccastorta e altri quattro / cinque randagi che ogni tanto mi fanno visita. Dichiaro inoltre che mi rendo ben conto che pago qualcuno affinché uccida degli altri animali che vivono male e muoiono peggio per dar da mangiare a questa truppa di felini che qualcuno ha pensato bene di buttare via (giovani o vecchi, sani o malati) e che io ho pensato male di raccogliere. L’essere nutriti non li esenta dalla caccia che però è svolta in minima parte.
    Arrivo al punto.
    Nella ‘Lettera aperta per le Scienze’ si definisce alloctona ogni specie presente in un’area per azione dell’uomo e ciò implica che nessuna specie alloctona diventi mai autoctona, neanche dopo 10 000 anni.
    Si afferma, più avanti, che molte specie introdotte da secoli, se non causano impatti, sono considerate oramai elementi dei nostri paesaggi e non vengono in alcun modo combattute.
    Si fa quindi un distinguo per il gatto domestico originato per domesticazione del gatto selvatico del Mediterraneo orientale (Felis libyca), che è naturalmente presente anche in Italia ma solo in Sardegna, e non per domesticazione del nostro Felis silvestris.
    Mi riesce difficile capire come il Felis libyca sia arrivato in Sardegna (dubito a nuoto) se non con l’aiuto dell’uomo il che lo rende in automatico una specie alloctona. Alternativamente si può ipotizzare che ci sia arrivato sulle proprie zampe durante la crisi del Messiniano. Ma qui penso si aprano seri problemi di cronologia.
    Curiosa (sebbene comprensibile per me) è poi l’affermazione che specie che per secoli non causano impatti non sono infine combattute. Curiosa perché, a mio giudizio, presuppone il sapere a priori che la specie che si vuole introdurre consapevolmente non causerà impatti. Questo sapere a priori implica, per me, chiaroveggenza che non mi pare sia stata dimostrata. Se per contro non c’è consapevolezza non c’è nemmeno la possibilità di evitare l’eventuale e inconsapevole introduzione e bisogna solo sperare in bene.
    Il castagno (Castanea sativa) potrebbe essere un esempio di pianta alloctona diffusa ampiamente in Italia dai Romani. Ora, a causa per altro di due gravi malattie (inchiostro e cancro), è stato introdotta una pianta sicuramente alloctona: il castagno giapponese (Castanea crenata).
    La vite (Vitis vinifera) è certamente autoctona per l’Europa ma certamente alloctona per le Americhe. Ci è però ritornata (alloctona o autoctona?) per poter sopportare la fillossera.
    Che dire infine di tacchino, granturco, patata e pomodoro? Qualcuno ne vuol proporre l’eradicazione?
    Chiudo infine con la pianta che ha consolidato le scarpate di pressoché tutte le ferrovie europee, fornisce un ottimo legno da ardere e da paleria e genera dei fiori bottinati alla grande dalle api: la robinia (Robinia pseudoacacia). Questa pianta è una potente infestante battuta in questo solo dall’ailanto (Ailanthus altissima) che però ha un legno di scarsa qualità. Via, eradichiamole entrambe!
    Chiedo scusa se ho scherzato un poco (ma neanche tanto) su un problema serio e mi piacerebbe che qualcuno decisamente più ferrato di me ne discutesse un poco.
    Se poi sarò sommerso dalle contumelie, pazienza. In fin dei conti io ho dichiarato sin dall’inizio la mia distorsione di giudizio sull’argomento felino.

    1. Piersilvio,
      la penso come lei, se qualcuno la sommerge di contumelie lo sbrano. E anche Jerry- salvata neonata da un cassonetto. Da Felix (sic) ecc. se l’è presa con gli autori della lettera perché ritiene, io pure, che la causa principale della perdita di biodiversità siamo noi.
      Se non l’ha già letto, dovrebbe piacerle La malinconia del mammut, un bel libro di Massimo Sandal sulle estinzioni e sul dibattito sentimentale più che evidence-based sulle specie da salvare, da reintrodurre (rewilding) o da eradicare.

  4. Gentile Oca,
    chi le scrive è un altro pennuto da cortile. Molte cose ci sarebbero da dire e alcune, condivisibili, le ha già dette Piersilvio. Senza entrare nel merito della querelle sull’etica deontologica e limitandomi solo a rilevarne la surrealtà, mi limito ad annotare a margine di tutta la vicenda la perniciosa bizzarria di quest’uso a mo’ di clava del dato scientifico (o presunto tale) fatto dagli estensori della lettera aperta.
    Gli eminenti scienziati e i loro sodali comunicatori scientifici di serie A trarrebbero beneficio dal rispolverare qualche testo di filosofia della scienza, epistemologia e storia della scienza. Nel caso specifico, a un pennuto filosofo quale il sottoscritto salta all’occhio l’assoluta bizzarria di un uso tanto acritico del concetto di “conservazione”, come se questo fosse un termine scientifico puro e cristallino, estratto dal regno immacolato degli universali. Ammesso che esistano concetti del genere (e non esistono), la nozione di “conservazione” non appartiene certo alla loro famiglia. Difficile immaginare la definizione di tale nozione senza che ad essa contribuiscano molte premesse etiche, più o meno esplicite.
    A testimonianza dell’uso bizzarro che di tale nozione fanno gli estensori della lettera basti solo menzionare l’assimilazione del gatto fra le cause “antropogeniche” di minaccia alla fauna selvatica, alla pari delle pale eoliche e di altri ameni artefatti umani, come le porte a vetri. Ebbene, nemmeno lo Snoopy più sarcastico contro il suo vicino “stupido gatto” si sarebbe mai sognato di lanciarsi in avventurosi paragoni del genere, mescolando allegramente congegni umani e organismi biologici frutto di lunghe e avvincenti coevoluzioni/domesticazioni. Una tale assimilazione è chiaramente la conseguenza di una scelta (non si sa quanto consapevole) di cosa debba intendersi per “conservazione” e quindi quali ne siano i fini e i mezzi. E tale scelta è ben lungi dall’essere solo l’esito di un “ragionamento scientifico”.
    Mi sembra questo un bel caso di come chi usa la scienza come clava prima o poi finisce per darsela in testa.
    Potrei andare avanti ancora per molto, ma non mi dilungo, ché non mi si accusi di starnazzare troppo.
    Saluti rispettosi all’Oca e affettuosi grattini a Jerry,
    Simone Pollo

    1. Gentile signor Pollo,
      Siamo d’accordo con lei sulla clava del “dato scientifico”. Per esempio nell’articolo “scientifico” di due mesi fa, invocato per criticare un post di due anni fa, gli autori calcolano le stragi compiute da Jerry et al. in oltre 200 specie di piccoli vertebrati. Sono dell’idea che nel Mediterraneo l’Italia sarebbe il paese
      with the highest animal species richness [anche ricchezza è una nozione dubbia, ma abbi pazienza]… as well as a high domestic cat density (nearly 10 million domestic cats: https://pets.thenest.com; accessed on 7th April 2018)
      Nido? Clicca! ha ordinato Jerry. Abbiamo cercato “il dato”, non l’abbiamo trovato, allora abbiamo chiesto a Google:
      Quanti sono i gatti domestici in Italia
      Stando alle prime 12 risposte: 7,5 milioni, anche nella più scientifica: “statistiche 2019“.
      Prova la schermata dopo, ha detto Jerry che ha fiuto. Sono scesi a 7,3 milioni.
      Ci sembra che oltre 27 esperti divulgatori scienziati si siano dati la clava in testa e non capiamo perché nessun parente o conoscente abbia detto loro di fasciarsela.
      Jerry ricambia i grattini affettuosi e l’oca i saluti rispettosi.

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