Protettori delle farfalle

Nel censimento quotidiano delle vittime di violenze, sembra quasi trascurabile l’assassinio di Homero Gómez González. Dirigeva il rifugio dell’Unesco per le farfalle monarca di El Rosario, nel Michoacan. Pochi giorni dopo, sembra, è stato ucciso anche Raúl Hernández Romero, una guida.

I difensori del proprio ambiente e della sua biodiversità vengono uccisi ogni giorno, senza suscitare né proteste né inchieste per scoprire i colpevoli. Sarò un “agente sentimentale” sul pianeta Volyen, per dirla con Doris Lessing, ma voglio parlare nella mia lingua lo stesso.
(Per inciso, alle Ong ambientaliste quei delitti incessanti impongono una scelta terribile e perdente: abbandonare le riserve a chi le distrugge o pagare guardie armate che aumentano il livello di violenza, anche le più costose, quelle formate a controllare la propria e quella altrui. Peacekeeping troups somiglia al linguaggio imposto a Volyen dall’impero di Sirio.)

Un commento di Piersilvio sulle specie autoctone e alloctone, mi ha fatto ricordare Biophilia di E.O. Wilson. Scriveva che l’amore per le specie viventi ci distingue dalle altre e accomuna tutta l’umanità. Ci credevo, Brigitte Bardot difendeva le foche, Rachel Carson gli uccellini che cinguettano a primavera nelle siepi, per strada vendevo la spilla di Greenpeace a forma di delfino.
A milioni avevamo in tasca la tessera del National Trust, del WWF, del Sierra Club… i distruttori del pianeta si sarebbero estinti prima di noi.

Il pianeta e un movimento politico di privilegiati dagli argomenti ragionevoli, all’apparenza, dimostrano il contrario. Dai tempi di Rachel Carson e con un potere finanziario e mediatico crescente, quel movimento deride e attacca gli ambientalisti, i veri nemici dell’umanità, del suo progresso e dei poveri del terzo mondo. Dei manipolatori di ragazzini, dei tiranni che appena conquistato il potere vietano ai cittadini di decidere con quale mezzo andare al lavoro, per dirla con il direttore generale dell’Istituto Bruno “Heartland” Leoni che un paio di lavori ce li ha. E di mangiare frutta e verdura esotica fresca tutto l’anno.

A El Rosario, alberi secolari vengono abbattuti illegalmente per far posto a piantagioni di avocado da vendere negli USA a vegetariani, vegani, consumatori bio. Ambientalisti nella retorica dell’imperialismo buono e complici nei fatti, come tutti.

E’ probabile che gli assassini di Homero González e Raúl Romero non sappiano nulla delle monarche, della migrazione eroica che le porta dal Canada a svernare in Messico, di Greta Thunberg, della crisi climatica e ambientale che elimina per prime le farfalle, le libellule, i colibrì, le specie più belle e delicate.

Noi privilegiati, ambientalisti a parole e con la cattiva coscienza – spera l’agente sentimentale – lo sappiamo, proviamo nostalgia per la bellezza perduta, per dirla con Massimo Sandal, che dovreste leggere accid… E perfino quando vorremmo risuscitarla amiamo solo la nostra specie. Siamo dei necrofili.

Fine del rant, ma l’articolo di Nature Sustainability sull’aumento degli assassinii di ambientalisti mi ha ricordato tre articoli recenti, due incoraggianti:

  • Il gruppo coordinato dal grande climatologo Hans Joachim Schellnhuber del Pik spiega come e perché è possibile alimentare bene oltre 10 miliardi di persone restando dentro i quattro principali “confini del pianeta”, e solo all’inizio debordando un po’ qua e là dai confini secondari. Ricetta: riforme agrarie; risparmio di acqua, concimi e fitofarmaci; riduzione degli sprechi; dieta più sana e niente frutta e verdura fresca esotica tutto l’anno. Com. stampa
  • Un altro gruppo coordinato dal grande ecc. stima che la legna laminata – e un po’ di bambù – potrebbe sostituire buona parte del cemento, dell’acciaio e altri materiali necessari per costruire nuovi edifici via via che aumenta la popolazione urbana (e la superficie abitabile che si può permettere), se gli edifici non superano i cinque piani. Nei loro scenari di adozione più o meno rapida della legna laminata fino al 2050, si conserverebbe comunque da 10 a 700 milioni di tonnellate di CO2 assorbita dagli alberi e si limiterebbe di circa metà quella emessa dalla produzione di cemento e acciaio. Com. stampa

e uno scoraggiante; ricercatori inglesi e brasiliani hanno calcolato l’estensione della foresta secondaria che sostituiva quella primaria abbattuta in Amazzonia tra il 2008 e il 2014.

  • La perdita di foresta secondaria è aumentata del (187+/-48)% 

In quegli anni, la perdita di foresta primaria stava diminuendo, quindi c’era una compensazione:

  • tuttavia è avvenuta a spesa dell’opportunità di sequestrare 2,59–2,66 miliardi di tonnellate di carbonio durante il periodo coperto dal nostro studio. 

Nell’originale sono petagrammi, se ho sbaliato coriggetemi.

Pat Michaels, Ross McKitrick del Competitive Enterprise BigOil & Coal Institute e un altro mercante di dubbio della Heritage BigOil & Coal Foundation si son comprati un paper sulla rivista di associazioni di economisti asiatici. In un modello economico-agricolo usano una sensibilità minima del clima a un raddoppio della CO2 e parametri ad hoc per ottenere un beneficio grazie a un aumento di 1,6 °C della temperatura media globale, e un danno lievissimo nel caso, molto improbabile, si arrivi a 2 °C e si applichi il tasso di sconto meno favorevole.

Big Oil & Coal che li finanzia per mentire darà loro un aumento? (Non sembra il momento di chiederlo.) Salta fuori che non esiste alcun “costo sociale del carbonio”.

Nel comitato editoriale della rivista c’è Carlo Carraro di Ca Foscari, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa.

Da Climalteranti, Stefano Caserini ha recensito l’articolo del Direttore Generale dell’Istituto Bruno “Heartland” Leoni sulla presunta “ricetta verde di Trump”.

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Da far leggere ad ansiosi e sinofobi
Contrariamente a quanto riferito da medici e ricercatori tedeschi in articolo del NEJM il 30 gennaio, scrive Kai Kupferschmidt su Science, la signora cinese che in Germania aveva contagiato un collega tedesco (e lui altri quattro), non era una portatrice asintomatica del nCov-2019. Per ora non si sono trovati casi di trasmissione da portatore sano. I colleghi tedeschi hanno avuto una leggera influenza, il primo è guarito in due giorni.

Capisco la fretta di diffondere un’informazione importante, se fosse stata verificata, ma forse sopra il titolo del paper conviene scrivere che è sbagliata e spiegare in un sottotitolo che gli autori non avevano chiesto alla signora se aveva sintomi o meno.

In tv, radio e giornali, il ministro Speranza ed esperti vari hanno detto che tre ricercatrici dello Spallanzani erano state le prime a “isolare la sequenza” del virus senza aggiungere “in Italia” (e altre bufale=.
Va bene il nazionalismo, ma i ricercatori cinesi hanno informato l’Oms ai primi di gennaio di aver isolato il virus e messo nella banca-dati GISAID le sequenze geniche in base alle quali altri possono identificarlo, cioè di non confonderlo con altri coronavirus. La sequenza annotata dell’intero genoma era stata comunicata dall’istituto Pasteur il 30 gennaio.

4 commenti

  1. >>Pat Michaels, Ross McKitrick del Competitive Enterprise BigOil & Coal Institute e un altro mercante di dubbio della Heritage BigOil & Coal Foundation si son comprati un paper sulla rivista di associazioni di economisti asiatici.
    Ah, sì, lo sbandierava giorni fa Roby Kersevan sul blog di Pasini… 🙂
    Si può sempre essere sicuri della qualità dei suoi suggerimenti. 😀

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