Figure di palta e piedi d'argilla

Alcuni ammiratori di Giulio Tarro e del credulo Massimo Giletti raccomandano ai lettori ocheschi le scoperte fatte da Luciano Capone nella letteratura fantascientifica:

  • Adesso davvero merita il premio Nobel. Perché è il primo ricercatore nella storia dell’umanità a scrivere un articolo scientifico su un evento prima che sia accaduto. Più che uno scienziato è un veggente. Altro che allievo di Sabin, è l’allievo di Nostradamus. 

Da uno spennapolli indiano e assistito da Marco Antonio Russo, un tempo precario all’università di Catania, l’auto-candidato al Nobel ha comprato la retrodatazione di due montaggi di citazioni tratte da cronache altrui:

Ilarità su twitter.

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Luc Montagnier si è convertito al complottismo vent’anni fa, tuttavia l’idea di modulare le frequenze 5G per estinguere il coronavirus è più originale della memoria selettiva dell’acqua distillata succussa o degli integratori miracolosi base di papaia fermentata.

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Per restare in Francia, Didier Raoult intende querelare i suoi critici come al solito. Per ora è indagato dall’Ordine dei medici perché nei suoi studi sull’idrossiclorochina non solo ha usato come cavie dei pazienti facendo credere loro che era la terapia abituale e non dovevano dare un consenso “informato”, ma tra le cavie c’erano dei bambini – in buona salute, erano nel gruppo di controllo – una violazione della legge Jardé.

Odile Fillot riassume le falsificazioni di Raoult e ne spiega la gravità.

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M’è crollato il mito di John IoannidisE’ diventato così bastian contrario da aver raggiunto Trump nel sostenere che la covid-19 non è niente di grave, quindi prima la borsa, poi la vita. Della ricerca di anticorpi fra gli abitanti della contea di Santa Clara da parte del gruppo di Stanford, avevo detto che non era granché, il test sierologico era troppo inaffidabile per stimare quanti erano stati davvero contagiati. Inoltre i volontari erano stati contattati via FaceBook, un modo discutibile di selezionare un campione rappresentativo della popolazione.

Ma era un annuncio via stampa, poi è uscito il preprint.

Il modo era ancora peggiore di così. La moglie – medico – del principal investigator ed economista della sanità Jay Bhattacharya, aveva usato la mailing list di una scuola privata di Los Altos per mandare

  • una mail con in oggetto “Test anticorpi COVID-19 – GRATUITO,”  in cui diceva ai destinatari che così avrebbero potuto “mettersi l’animo in pace” e sapere “se erano immuni”. 

A parte la gratuità, il resto era falso.

Fra le critiche già uscite, la più condivisibile mi sembra quella di Michael Schulson per Undark (ottima rivista in generale) e tra chi ama la statistica quella di Andrew Gelman.

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Sto bene, poi risponderò alle mail, è solo che perdere amici d’infanzia rattrista anche noi anziani…

9 commenti

    1. è l’intenzione dei superstiti, Cimpy. Una dice che senza la covid saremmo andati a pranzo dopo il funerale e avremmo sparlato degli assenti.

  1. Quello che davvero mi colpisce in questa crisi, anche se molto meno grave dell’aspetto medico, è la totale impreparazione generale a fornire numeri che significhino qualcosa. Voglio sperare che la cosa sia stata scientificamente studiata a tavolino dall’unità di crisi per spandere un po’ di ottomismo tra le genti e non sia invece frutto di una ignoranza dei meccanismi base della statistica. Per settimane i bollettini ufficiali e le testate giornalistiche principali (almeno quelle che seguo) con la sola eccezione del 24 ore, hanno spacciato per nuovi contagi quelli che erano i numeri relativi all’aumento degli ammalati. Repubblica è rinsavita per un paio di giorni ma poi è tornata sui suoi passi, il che alimenta in me un certo complottismo relativo a una strategia diramata centralmente. In italiano “nuovi contagi” dovrebbe avere un significato ben chiaro: fino a ieri avevo trovato 100 malati conclamati oggi ne ho 121. Ne segue che i nuovi contagi sono 21. Invece i bollettini hanno sempre diminuito il numero 21 sottraendo il numero dei morti e quello dei guariti, per cui “nuovi contagi” indicava invece l’aumento dei malati conclamati.
    Ma questo è poco rispetto a quanto apparso nelle dichiarazioni ISS di qualche giorno fa. Stamattina ho letto lo stesso numero su Repubblica cartacea (Elena Dusi pagina 6, qualcuno glielo avrà pur detto): il tasso di letalità è pari al 13,47% ottenuto dividendo il numero dei decessi totali per il numero dei contagiati da inizio epidemia (26.644/197.675): è statistica da scuole elementari che il mio maestro avrebbe punito con 10 bacchettate sulle nocche.
    In realtà la Covid-19 costituisce un processo statistico che si svolge nel tempo e in cui si entra da malati e si esce da guariti o, ahimé, da deceduti. Dentro ci sono dei tempi caratteristici ignorati da tutti e che si possono riassumere nel tempo medio di guarigione e nel tempo medio di decesso. Questi tempi non sono uguali, infatti si muore molto più in fretta di quanto non si guarisca. La statistica si potrà avere solo quando non ci saranno più malati e morti. Ad oggi possiamo considerare solo i morti e i guariti attuali: dalla malattia sono uscite 91.572 persone di cui il 29,10% morte; altro che 13%! Se mi ammalassi ora sarebbe questo 29% il numero che mi spaventerebbe.
    Per avere effettivamente la percentuale del 13,47% tutti i malati di oggi dovrebbero guarire il che mi pare troppo ottimistico. Se mai ce ne fosse bisogno, per dimostrare che si muore molto più in fretta, il picco di tale indicatore di letalità corrente (46,80%) si è avuto il 13 marzo con 1.266 deceduti totali e 1.439 (pochi) guariti totali.
    In che mani siamo per la statistica…

    1. Ciao Giancarlo, tutto bene?
      In italiano “nuovi contagi” dovrebbe avere un significato ben chiaro: fino a ieri avevo trovato 100 malati conclamati oggi ne ho 121.
      In realtà c’è una terminologia specifica che contestualizza i dati e le statistiche. I “contagi” sono i positivi al tampone, quindi il rapporto è positivi/negativi. I “casi” sono i positivi con sintomi tali da richiedere cure ospedaliere e la “letalità” è il rapporto decessi/casi (Case Fatality Rate). La “mortalità” è il rapporto probabile decessi/contagi probabili (Raw Mortality Rate, i contagi probabili sono il famoso R con zero: le persone contagiate direttamente da un contagiato), la stima meno affidabile che ci sia – i modelli epidemiologi sono un disastro!
      Questi tempi [tempo medio di guarigione e tempo medio di decesso] non sono uguali, infatti si muore molto più in fretta di quanto non si guarisca.
      La maggioranza dei positivi guarisce presto o non si ammala. Tot “casi” ricoverati (in tempo) guariscono dopo pochi giorni di ossigenazione, tot casi dopo due mesi di cure intensive. I tempi medi si calcolano per gestire gli ospedali, quindi il picco del 13 marzo indica che non erano preparati. E’ stato così dappertutto.
      La letalità reale non la sa nessuno, non è il rapporto decessi/ricoveri perché si muore di covid fuori dagli ospedali, senza tampone ecc.
      In che mani siamo per la statistica…
      Non dispererei conoscendo alcuni degli addetti! Normalmente si stima l’incidenza di un’epidemia – una nuova influenza stagionale metti – in base all’eccesso di mortalità totale rispetto agli stessi mesi dei 20 anni precedenti – idealmente una generazione. Come al solito i dati non sono omogenei, bisogna accontentarsi e fare “semplificazioni eroiche” insomma
      E’ un work in progress negli istituti nazionali di statistica e da McKinsey, Munich Re, Bloomberg e altri che non so. L’Economist Analysis Unit ha deciso di renderli pubblici, così puoi vedere i risultati preliminari sul Financial Times.
      Certi paesi mancano perché l’anagrafe pubblica i dati una volta o due al mese. Se guardi Giacarta per esempio, i dati vengono dai cimiteri che hanno l’elenco dei seppelliti, non sono i decessi registrati all’anagrafe.

  2. E in Nuova Zelanda, nel frattempo…
    Chiusura immediata delle frontiere e di tutte le attività, diffusione capillare di molti test, tracciamento dei contatti avuti dai positivi. Ma soprattutto: chiarezza dei messaggi diffusi dalle autorità, collaborazione stretta coi propri cittadini e profondo e diffuso rispetto nei confronti degli scienziati e degli esperti (ha ancora significato, oggi, questa parola dalla nostra parte del mondo?) chiamati ad offrire informazioni ai cittadini e consulenze ai politici. In una parola: *fiducia*. Nei cittadini nei confronti delle autorità e degli esperti; delle autorità nei confronti dei cittadini; dei cittadini nei confronti dei cittadini. È così difficile replicare questo modello anche altrove? E sì che la Nuova Zelanda non è Saturno…
    …certo, non tutto è oro e ciò che luccica anche lì è una situazione di parziale offuscamento delle libertà democratiche. L’importante è che la società civile rimanga vigile…

    1. Steph,
      sottoscrivo!
      Altro che Saturno, qui abbiamo l’esempio di Vo Euganeo, il primo focolaio insieme a Codogno, l’unico gestito senza interferenze e con mezzi adeguati da un bravo virologo.
      Il governatore Zaia, Lega Nord, non ha perso tempo in consultazioni, comitati ecc. Ha deciso di fidarsi di Crisanti e di procurargli il necessario.
      In Gran Bretagna e in Svezia, invece, i governanti hanno chiesto delle opzioni ai propri esperti e ne hanno scelto una sulla base di valutazioni risultate in parte giuste, in parte sbagliate: gli ospedali del NHS non sono stati saturati; i decessi in Svezia sono superiori a quelli della Danimarca in lockdown (clicca sul link al Financial Times, fa un po’ impressione…).
      L’importante è che la società civile rimanga vigile
      Sì, ma per farlo dev’essere informata correttamente e partecipare onestamente alla discussione pubblica.

  3. Concordo.
    Svezia: un ordine di grandezza in più rispetto alle altre 3 sorelle del nord!
    Che mi sai dire di Portogallo e Grecia? Non mi pare che il modello nord-sud europeo tanto in voga nella crisi economica sia applicabile completamente anche in epoca di Covid-19.
    Grecia pochi contagiati e pochi decessi; Portogallo pochissimi decessi in rapporto ai contagiati. Come lo spiegheresti? Hai letto qualcosa? I don’t have much time to go deeper. Neanche in questi momenti di telelavoro…

    1. Steph,
      non pare neanche a me, ma ne so poco, trovi di più su Wikipedia (ha una voce per ogni paese, quelle che ho visto son fatte bene).
      In Grecia, lockdown duro in marzo ai primi ricoveri, messaggio: “non ci possiamo permettere un’altra crisi prolungata come quella economica, abbiamo una popolazione anziana, se fate i cretini la pagherete cara”.
      Anche in Portogallo, lockdown a metà marzo, tentativo di rintracciare i contatti abbandonato per mancanza di mezzi (da quello che ho capito), quindi aggregazione degli ospedali e delle case di cura e smistamento per liberare quelli covid-19. I contagi e i decessi continuano ad aumentare, ma i ricoveri erano stabili da inizio aprile e stanno calando.

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