Nasi volontari cercansi

L’infezione da Sars Cov-2 sembra causare una perdita temporanea dell’olfatto e  a volte anche del gusto – detta rispettivamente in gergo anosmia e ageusia. Succede a tutti? Nello stesso modo? Prima o contemporaneamente ad altri sintomi della covid-19? Come, quando e perché il virus avrebbe questo effetto innanzitutto sulle cellule epiteliali del naso? Bref, domande tante.

Per cercare risposte, il Global Consortium for Chemosensory Research ha organizzato uno studio in cinquanta paesi. Per l’Italia, partecipa la prof. Anna Menini della SISSA.
La prima fase consiste – ovviamente – nel raccogliere con lo stesso metodo la maggior quantità di dati possibile in ciascun paese, con un questionario breve e semplice, rivolto a tutti quelli che nei mesi scorsi hanno avuto un’infezione respiratoria tipo raffreddore, influenza o covid-19. Oggi è tradotto in 27 lingue tra cui l’italiano, domani di più.

Se un’infezione è capitata anche a voi e volete dare una mano, potete rispondere alle domande partendo da qui. Secondo me, le due pagine iniziali vanno lette con attenzione perché riguardano l’etica di qualunque ricerca e in questo periodo è trascurata troppo spesso. Non è uno studio clinico, è del tutto anonimo, non dovete fornire nome cognome o altri “dati sensibili”, ma è importante lo stesso che il vostro consenso sull’uso che verrà fatto delle vostre sensazioni olfattive e gustative sia informato per davvero.

Se non vi è capitata un’infezione, fate passare per favore?

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Produzioni dal basso
Prof di psicologia all’università di Milano-Bicocca hanno messo su un centro di assistenza psicologica per pazienti e loro parenti, per supplire alle carenze del sistema sanitario. Un lavoro solo per specialisti, insomma. Invece un’ex studentessa oggi ricercatrice al JPL della Nasa e una studentessa stanno realizzando due progetti di crowd-funding ai quali tutti potranno partecipare.

Il primo è Monnalisa Bytes, ideato da Emma Gatti, un magazine anti-fake news che s’annuncia vivace. Il secondo è “Un bene da coltivare, ideato da Mara Heidempergher et al. nel giardino di una villa di Rozzano, confiscata alla ‘ndrangheta. L’idea è di trasformare l’orto abbandonato in uno didattico, aperto a tutti una domenica al mese, e a chi si iscriverà ai corsi gratuiti di giardinaggio quando non ci saranno gli studenti delle scuole di Rozzano.

I soldi sono già stati raccolti, ma con 500 euro in più per esempio, si crea un piccolo frutteto con

  • un melograno,  2 viti, un melo, un kako, 2 kiwi, un fico, un pesco, un ciliegio, un albicocco, un susino.

Poi ci vorranno un paio di arnie…

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La drosera in natura – foto: Björn S. Wikimedia

L’orto di Rozzano mi ha ricordato un paper pubblicato sui PNAS qualche settimana fa da un gruppone inquadrato dal duo Caterina La Porta e Stefano Zapperi, normalmente al Centro per la complessità e i biosistemi alla Statale di Milano e per ora in soggiorno di studio all’università di Monaco di Baviera.

Li conosco da parecchio, ma non avrei mai immaginato che coltivassero Drosera capensis L., vedi foto. E’ una piantina carnivora venuta dal Sudafrica con un apparato digerente che affascinava Darwin. Da allora si è scoperto che i suoi ormoni di crescita solleticati dal tentativo di fuga di qualche insetto rimasto incollato innescano la chiusura della foglia-tentacolo e dei suoi peluzzi attorno al malcapitato. Non si conosceva il processo che produce il moto – lento quanto la digestione! – dell’apparato.

Hanno fatto “test sperimentali della meccanica fogliare” – nel senso che alimentavano ogni foglia con goccioline di latte attentamente calibrate. Proteine animali, ok, ma piuttosto diverse da quelle del loro pasto preferito. Al contempo, misuravano l’andamento della microstruttura e della biochimica della foglia. Così hanno scoperto che le sue cellule sono disposte in modo che il segnale biochimico risulti asimmetrico anche se è “omogeneo” in tutte quante.

Pensavo che fosse più complicato, che cambiasse qualche gradiente nelle cellule a contatto con la preda per dire. Non è finita.

  • Ispirati dal meccanismo di chiusura fogliare, abbiamo ideato e collaudato un meta-materiale che si arriccia quando riceve stimoli meccanici omogenei.

Scrivono che il materiale potrebbe essere una componente per la robotica “soft”, ma secondo me con sopra uno strato adesivo, sarebbe l’ideale per drosere artificiali da tenere in cucina o sul balcone accanto alla pattumiera dell’umido…

8 commenti

  1. Ho cercato di partecipare, ma siccome ho avuto raffreddore accompagnato da forte anosmia e ageusia verso metà febbraio e il questionario dello studio di campionamento – a quanto ho capito – raccoglie dati solo recenti, sono subito uscito.
    Intanto potrebbe forse valer la pena commentare (in un futuro post?) un altro aspetto di cui si discute molto negli ultimi giorni, perlomeno a nord delle Alpi (Germania e Svizzera in primis). La domanda (o una delle domande) del momento, in merito al SARS-COV-2, è se la carica virale del coronavirus cambi significativamente in funzione dell’età delle persone affette da Covid-19 o meno. Poca certezza nel merito, come con tanti altri aspetti di questa malattia. Una recentissima ricerca dell’Ospedale universitario La Charité di Berlino conclude che no, non cambia: segnala come i bambini siano tanto contagiosi quanto gli altri e mette “in guardia da una riapertura illimitata di scuole e asili nella situazione attuale”. Lo studio pubblicato come preprint sul sito della rete di ricerca tedesca Zoonotic e che pertanto non è stato ancora valutato da una rivista accademica, è stato svolto dal team guidato dal professor Christian Drosten. Non hanno trovato differenze significative e pertanto concludono: “I bambini possono essere contagiosi come gli adulti”.
    L’affermazione è stata accolta con perplessità da parte del mondo accademico. Alcuni ne contestano il metodo. Altri le conclusioni. Diversi pareri raccolti da Science Media Centre sottolineano invece che, se appare assodato che i bambini hanno un minor rischio di ammalarsi di Covid-19 e che se lo fanno presentano sintomi lievi, il loro ruolo nella diffusione del virus è ancora oggetto di indagine e gli studi non hanno ancora fatto chiarezza.
    Una chiarezza che forse potrà giungere solo con l’analisi dei dati reali di trasmissione basati sul tracciamento dei contatti.

    1. Steph,
      dimenticanza mia, il questionario raccoglie dati recenti non solo per motivi di memoria, ma anche perché ai primi di marzo ce n’è stato uno fatto con un app in alcuni paesi anglofoni.
      Interessante il paper sulla lotta biologica all’ambrosia. Poi una volta che l’O. communa l’ha fatta fuori, cosa mangia?
      Christian Drosten ha una buona reputazione, poi leggo. La Charité è uno degli ospedali meglio attrezzati non solo per i laboratori. Il loro paziente 1 è arrivato all’inizio di febbraio, hanno applicato tutte le regole e pubblicato subito il case study (contatti compresi).
      Molti gruppi pubblicano dati preliminari come indizi possibili – giustamente, è una malattia nuova – quelli più interessanti sono multidisciplinari. Purtroppo la maggior parte di quello che vediamo con gli altri nettascienza è roba scadente, opportunistica o falsificata…
      Fare dei test – anche meno aggressivi di un tampone – ai bambini sotto i 10-12 anni è sempre un problema etico, per legge sono esclusi da ricerche che non riguardano direttamente la loro salute. Per la covid-19, si pensava che al massimo veniva loro un raffreddore – durante il quale erano forse contagiosi – poi ci sono stati decessi neonatali e sopratutto la sindrome di Kawasaki. E’ molto strano, finora c’era stata solo in Giappone, USA e Inghilterra, altrove era rarissima.
      Sta venendo fuori una malattia molto più complicata della Sars.

  2. Oggi 5 maggio sono stati fatti oltre 55000 tamponi in Italia (dati PC). Chi mi sa dire a chi sono stati fatti? Ai morti (236), ai guariti di oggi (circa 3500), ai nuovi contagiati di oggi (circa 1100)?, ai circa 1000 usciti dall’Isolamento Domiciliare? al personale sanitario (mica glieli ripeteranno ogni giorno…)? a qualche automobilista in transito e bloccato? a qualche pedone in coda per fare la spesa? Per arrivare a 55000 ce ne vuole.. Che siano stati fatti a parenti e a contatti tracciati di qualche ID? Figuriamoci. Che siano numeri a caso?

    1. GiorgioIV
      visto che la media è di 1 contagiato su 50 tamponi, probabilmente ne fanno parte i guariti, gli usciti dall’isolamento domiciliare e personale sanitario.
      Per arrivare a 55000 ce ne vuole
      Perché? In media la settimana scorsa se ne facevano di più.

  3. Guardando (sulla base dei valori dichiarati): il numero dei guariti della giornata (3500), degli usciti dall’ID sempre della giornata (circa 1000), il personale sanitario (non è che il test lo ripetono a tutti ogni giorno),dei nuovi contagiati della giornata (1100), tutti ovviamente tamponati, mi riesce difficile arrivare a 55000 (o più) testati giornalieri. Forse sono io che non so contare tanto bene.

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