Piccola cronologia Milano-centrica di un grande movimento contro il ritorno all’abbandono scolastico, alla povertà educativa e a una normalità tra le peggiori dell’Ocse.
Dall‘8 marzo, centinaia di associazioni, Ong, cooperative sociali, fondazioni, think tank, docenti di ogni disciplina a cominciare dalle scienze umane, gruppi formali e informali, locali e nazionali di genitrici e genitori in coppia e single chiedono di riaprire le scuole “in sicurezza”.
La data è simbolica: le prime a mobilitarsi sono le donne di Non una di meno, “noi restiamo a casa, ma”, e Ong e associazioni che lottano contro la violenza domestica. Gli uomini chiusi in casa hanno più occasioni di uccidere donne e i bambini…
L’Oms pubblica raccomandazioni per mantenere aperte le scuole riducendo i rischi di contagio. Silenzio di amministratori pubblici, epidemiologi ed esperti in sanità pubblica di vario tipo.
Aprile:
Il movimento s’aggira per l’Italia come un fantasma, raggiunto via via da genitori antismog, Mamme per la scuola, insegnanti Fridays4Future e contro il razzismo, coordinamenti di ciclismo, giardinaggio, car-pooling… tanti architetti. Discutono on-line, si distribuiscono i compiti. Vorrebbero far riaprire “gli spazi dell’educazione prima di quelli della produzione“, o almeno provarci.
L’Alleanza per l’infanzia pubblica una road-map per la fase 2 e 3.
Il silenzio è sostituito dalla cacofonia, la “Scienza” si oppone alla riapertura. Mica vero. La road-map del PoliMi sembra copiata su quella dell’Alleanza. Sottovoce e con delicatezza – sono giorni di lutti e di lacrime – qualche sindaco chiede alla “società civile” delle proposte concrete; assessori e tecnici iniziano a partecipare a videoconferenze.
1-8 maggio
Pezzi di sindacato arrivano alla riscossa; il movimento si stufa di essere ignorato (insieme alla Costituzione) dalla ministra per l’istruzione; gli vengono i nervi; si dà una calmata; rispiega come e perché riaprire le scuole a settembre.
Servono due-tre mesi di “ricognizione”, esperimenti e verifiche in asili nido, materne, elementari, centri estivi. E per il personale scolastico con e senza contratto, una scorta garantita di DPI, test e tamponi, analisi delle superfici (forse queste non servono più così di frequente).
10 maggio
Per tranquillizzare gli enti locali, Raffaele Iosa intitola il manifesto “Accomodamento ragionevole e determinazione“. La task-force governativa procede a velocità glaciale.
9-15 maggio
Vita, la rivista del cosiddetto “terzo settore”, pubblica un numero speciale dedicato ai ragazzi. I non abbonati trovano i primi interventi qui e gli ultimi qui. Si moltiplicano gli studi sui rischi di contagio dei/per i bambini nei paesi dove le scuole non hanno chiuso o sono state riaperte; la bibliografia scientifica si allunga a vista d’occhio. Certe Mamme per la scuola sono turbate dalle notizie, dalle foto soprattutto, sulla sindrome di Kawasaki.
16-28 maggio
Il manifesto comincia a essere mandato a governatori di regioni e sindaci di capoluoghi, insieme a proposte concrete, richieste o meno. Il contesto milanese è favorevole; da dicembre l’assessora all’istruzione, in ascolto da marzo va detto, è affiancata dall’assessore all’edilizia scolastica Paolo Limonta, un maestro delle elementari che milita da sempre per i diritti dei bambini (e collabora con radiopop da quando è nata), un trouble-shooter.
Forse mi illudo, ma credo che abbia contato molto il fatto che analisi delle emergenze, linee guida, road map e piani degli “scienziati” siano simili a quelli di cooperative sociali, Ong, associazioni ecc.
Combinazione, prevedono tutti una riapertura scaglionata dai primi di giugno.
Milano è già pronta. Se tutto fila liscio, riapre l’8 giugno quando il movimento compie tre mesi e ormai s’aggira gattonando per la città metropolitana.
Il virologo Guido Silvestri pubblica su FaceBook una meta-analisi rassicurante di Sara Gandini. Non solo conferma che la “Scienza” non è monolitica, fa venire il sospetto che sia democratica e si svegli quando viene spinta dal basso.
1-9 giugno
Milano frena, in certe scuole i lavori di ristrutturazione non sono terminati, bisogna toglierle dall’elenco uffa, ma “non si ferma“. Si brinda lunedì prossimo.
Sì, ma l’8 giugno la scuola finisce quasi per tutti…
Cimpy,
e rientro a metà settembre… Non era meglio sospendere il calendario scolastico? E magari provare a cambiarlo. In altri paesi europei le vacanze estive durano 6 settimane e l’educazione dei bambini non sembra risentirne.