#MetooSTEM, versione italiana

Non ci credevo più e dubito che Leonid Schneider o Michael Balter ci sperassero ancora: la stampa italiana è arrivata alla riscossa.

Giovedì su Padova Oggi, Ivan Grozny scriveva che l’intero comitato scientifico dell’Istituto di Medicina Molecolare (del Veneto e quindi noto come VIMM) si era dimesso per protestare contro la nomina di Pier Paolo Pandolfi a direttore scientifico, dopo che era stato costretto a lasciare la Harvard Medical School e il Beth Israel Deaconess Medical Center per troppe accuse di molestie sessuali.
Grazie a lor signori per il tempismo.

Proprio giovedì, in occasione della visita della presidente del Senato alla sua amica ex-senatrice forzista e vice-presidente della fondazione che gestisce il VIMM, in presenza del sindaco di centro-sinistra, del rettore dell’università di Padova e di “autorità militari”, tutte e tutti gonfi d’orgoglio perché il “luminare” stava per tornare in patria.

  • Insomma, al VIMM sono certi della loro scelta.

Concludeva Ivan Grozny dopo aver citato dichiarazioni un tantino azzardate del presidente della Fondazione.

Sabato a Giovanni Viafora del Corriere, Pandolfi confermava le molestie in un’intervista patetica. Era stata solo una “sbandata”, “un misfatto di natura romantica. Non sessuale. […] Praticamente è stato uno scambio romantico che si è protratto per due, tre mesi”. Tradotto: mail sempre più insistenti e incontri sempre più penosi per la ricercatrice che lo supplicava di smetterla da “due, tre mesi”.
“Tutto rientrato,” diceva lui per far credere di essersi dimesso da uno degli incarichi più prestigiosi cui poteva aspirare, senza che nessuno glielo suggerisse. Quanto alle molestie documentate da Michael e riprese da Leonid

  • Nei confronti di questi due signori, che avanzano nei miei confronti accuse infamanti agirò legalmente.

(Se ti querela, Leonid, faccio una colletta.)

Sabato Enrico Ferro si chiedeva su Repubblica se il luminare non sarebbe rimasto a Boston con la famiglia ora che lo scandalo era diventato internazionale. In caso contrario, mi chiedo come il VIMM pensi di reclutare un comitato scientifico che non faccia ridere i polli.

Ieri sul Corriere, l’immunologa Antonella Viola dell’università di Padova spiegava agli incapaci di “immedesimarsi” in cosa consiste una molestia. Era stata vittima di uno “scambio” e non lo ha dimenticato. Complimenti per il coraggio. Che io sappia, dopo Ilaria Capua – umiliata in pubblico da politici e altre “autorità” maschili con battute oscene – è la seconda ricercatrice del #metoo STEM in Italia.

Nel frattempo, Pandolfi aveva umiliato il rettore di Padova, il quale ha reagito con l’equivalente accademico di “E noi chi siamo, i figli della serva?”:

  • «Non può e non deve passare l’idea che a Padova ci possa essere una sensibilità inferiore su questi temi rispetto ad Harvard. Per questo ateneo il rispetto delle donne, la totale uguaglianza di diritti e prospettive di carriera sono un valore forte e irrinunciabile».

Sarà, ma Ivan Grozny ricorda che

  • Il Rettore non si era espresso neppure stimolato dal comitato scientifico che gli aveva chiesto, già giorni fa, di prendere le distanze dalla decisione di affidare la guida dell’istituto a Pandolfi. 

Fino al giorno prima il valore era negoziabile?

E a quando una sensibilità sul tema dello scambio romantico tra Pandolfi e i suoi dati?