Fidarsi, ma verificare

Appena comincio a speraare che la comunità bio-med smetterà presto di premiare i disonesti, arriva un post di Leonid Schneider che mi fa cadere le braccia e le illusioni:

  • Meet Professor Augustine MK Choi, Dean of the Weill Cornell Medical School and Provost for Medical Research at the Cornell University in Ithaca, New York. In his lectures, the pulmonology expert extols every year the medicinal virtues of carbon monoxide inhalation, in fact every disease in every organ can be cured by carbon monoxide, as Choi himself explains… 

Il monossido di carbonio è un affare per molti co-autori di Choi e per la sua azienda, finanziata per svolgere esperimenti clinici con un gas più tossico – sulla base di pubblicazioni contraffatte di cui l’università Cornell non vuol sapere nulla.
Il movimento “per una scienza migliore” attivo su PubPeer e sui social non riuscirà mai a limitare i danni dei disonesti, protetti dall’omertà e dall’indifferenza dei propri pari.
O sì?

Clare Francis ha ottenuto la ritrattazione di un secondo articolo di Choi & Co. Il movimento dei nettascienza ha una sezione francese nata con la propaganda di Didier Raoult per l’uso di cocktail a base di idrossiclorochina come cura per il covid-19. Tende all’ironia e preferisce centrare direttamente la rivista che pubblica pattume, come quello sulla correlazione tra covid-19 e mancanza di vitamina D che il deputato Joachim Forget & Co basano su ipotesi razziste e sul post di un sito italiano, indicato in bibliografia come “Isaia and Medico, 2020“.
In Italia, niente?

Qui i nettascienza sono tanti, solo che mancano a) i whistle-blower; b) un mito come Elisabeth Bik; c) un (ex) ricercatore con il megafono di Leonid.
E poi…

“Trust, but verify” è il proverbio russo che Ronald Reagan citava, in inglese, durante le trattative sul disarmo nucleare con l’Unione Sovietica. Mi è tornato in mente dopo il commento di Massimo Sandal

  • non mi cadere anche tu nel cargo cult della peer review.

Non è un cargo cult, semmai è quello che Churchill diceva della democrazia. Tutti sono liberi di preferire altre forme di governo, o nessuno, e di insultare chi la difende.

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Don’t trust, verify

Presunta cura con il plasma: dopo le critiche dei ricercatori, compresi quelli che hanno pubblicato lo studio da lui citato, il capo della FDA si è scusato di aver mentito domenica sera, durante la conferenza stampa di Trump, ma non è stato il solo…

No safety NET

Fra gli assunti del rapporto speciale IPCC +1,5° C  e al suo complemento  “Carbon Capture and Storage” usciti due anni fa, c’è il ruolo salvifico assegnato al dispiegamento di tecnologie a “emissioni negative”(NET) che, in un futuro prossimo, rimuoveranno tot miliardi di tonnellate/anno di CO2 dall’atmosfera. Il rapporto, ricordo agli smemorati, valuta pubblicazioni peer-reviewed – ppr – basate a loro volta su assunti “eroici” stando all’Economist, di solito fiducioso nell’innovazione tecnologica.

Da allora escono ppr che criticano gli assunti eroici, gli ultimi due su Nature Climate Change.

Una tecnologia – detta BCCS – consiste nell’utilizzare biomassa per produrre biocarburanti o elettricità e nel catturarne e stoccarne il carbonio lasciato dalla combustione. Steef Hanssen e altri ricercatori olandesi hanno calcolano che, in effetti, con le piante giuste e in condizioni idro-meteo ecc. ideali, nei primi 30 anni potrebbe perfino rimuovere 2,5 Gt/anno di CO2, di più se la biomassa produce elettricità, e dopo 80 anni arrivare a un picco di 40 Gt.

Purtroppo servirebbero tra 0,8 a 2,4 miliardi di ettari di terreni coltivabili da sottrarre in parte a quelli agricoli o alle riserve di biodiversità – nei Paesi Bassi sarà dura. Com. stampa dell’università Radboud.

Ci sono già impianti sperimentali di cattura del carbonio direttamente dall’aria (DAC) che non richiedono ettari di terreno. Quello di ClimeWorks, in Svizzera, cattura la CO2 sopra una centrale elettrica e ne vende alla Coca-Cola per gasare un’acqua minerale che Steph deve ancora assaggiare – 26/08: l’ha fatto, rif. commento.

Entro il 2035, la DAC potrebbe rimuovere 3 Gt/anno di C02, stimano Jay Fuhrman et al. dell’università della Virginia e del Maryland coordinati da Andres Clarens.

Non ha bisogno di grandi estensioni, purtroppo stando al Global Assessment Climate Model, consumerebbe tali quantità d’acqua e di energia da costare l’occhio della testa e da quintuplicare il prezzo dei cereali e del riso nei paesi del “Sud globale” rispetto a quelli del 2010. Scrive Clarens su Sustainability blog

  • This inequitable distribution of burdens of disposing of atmospheric CO2 will unfortunately mirror the inequities [of] climate change itself, which we are now increasingly relying on future negative emissions to remediate.

2 commenti

  1. Lo dici te che non l’abbia mai assaggiata, e per di più persino nel paesino dove la producono, nello stabilimento vis-à-vis alle terme di Zumthor 😉
    In realtà, però, alla pétillante (le bollicine, per me, per i crémants, le gazose e le craft beers) preferisco l’acqua che ci arriva in tutte le case, magari da Gries, Aletsch & C… sigh…quest’estate ho provato quella del ghiacciaio inferiore di Grindelwald, una delle acque migliori che abbia mai assaggiato! Per quanto riguarda quella di Meltlandia, bisogna evitare che arrivi dalle zone ricoperte da crioconite , ma per questo ci pensa già un noto marchio di Arctic Spirits per il suo eccellente gin…
    Forse potresti pensare di spedire due casse di acqua pétillante gasata con CO2 da ClimeWorks al Gentil Dottor Mariutti come pegno per i torti subiti 🙂 Io tengo il gin…;-)

    1. Cachottier, non ci avevi detto niente!
      Forse dovresti scrivere una guida alle migliori acque dei ghiacciai svizzeri, prima che si riempiano di microplastiche…

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