Enrico Bucci e quindici colleghi hanno scritto una “Note of Concern” al direttore del Lancet e agli autori dell’articolo con i risultati preliminari dello Sputnik V, il vaccino russo contro il Sars Cov-2. I dubbi sono ben più specifici di quelli dell’oca ovviamente. In estrema sintesi:
- ci sembra molto improbabile osservare tanti dati identici che ricorrono in esperimenti diversi.
Enrico l’ha pubblicata su Cattivi scienziati e invita (altre persone competenti, immagino) a firmarla.
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O’s digest
Su Science, Jocelyn Kaiser chiede ai lettori “Potete prendere il Covid-19 dal gabinetto del vicino di casa?”. Spoiler alert: forse no, ma l’igiene vale sempre e abbassate il coperchio prima di far andare lo sciacquone.
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Lettura molto raccomandata: “The Idea that a Scientific Theory can be ‘Falsified’ Is a Myth”, di Mano Singhman per Scientific American. Non funziona così. Banalmente, serve una serie di teorie per interpretare i dati sperimentali a conferma o “falsificazione” di un’altra teoria. Invece
- la forza delle conclusioni scientifiche si manifesta quando esperti credibili usano l’insieme delle evidenze per arrivare a giudizi consensuali su conservare una teoria oppure scartarla a favore di una nuova… Importa la preponderanza delle evidenze… Così quando anti-vax o anti-evoluzionisti o negazionisti dei cambiamenti climatici additano un risultato o un altro per sostenere che hanno falsificato il consenso scientifico, fanno un’affermazione priva di senso. Quello che devono fare è produrre una preponderanza delle evidenze a sostegno del loro caso, e non lo hanno fatto.
Possono ancora provarci. Ho trovato un esempio per i negazionisti dei cambiamenti climatici, meglio se quelli che una decina di anni fa avevano promesso serie alternative delle temperature statunitensi e mondiali dal 1850 in poi e ora affermano che sono stabili da vent’anni.
(Premessa per negazionisti debuttanti: il calore è una forma di energia e l’energia si conserva.)
“Heat stored in the Earth system: where does the energy go?” sembra un quasi capitolo del prossimo rapporto IPCC, vol. 1. Su Science Earth System Data Karina von Schuckmann, Sonia Sereviratne e decine di ricercatori che hanno partecipato “all’inventario” del calore terrestre, riassumono e valutano le ricerche sull’EEI – altra sigla da ricordare:
- I cambiamenti nella composizione dell’atmosfera indotti dagli esseri umani causano uno squilibrio radiativo in cima all’atmosfera che alimenta il riscaldamento globale. Questo squilibrio dell’energia terrestre (Earth energy imbalance – EEI) è la cifra più cruciale per definire le prospettive del riscaldamento globale e del cambiamento climatico.
Lo squilibrio sta aumentando. Se si calcola sul periodo 1971–2018, l’EEI – tasso di riscaldamento non andava bene? – è 0,47+/-0,1 Wm2, ma
- 0,87 +/-0,12 Wm2 nel periodo 2010–2018.
Paper tosto. Se non ho capito male, bisogna ridurre di corsa l’EEI a zero, altrimenti a fine secolo la temperatura globale aumenta di 3-4 °C rispetto al 1800, come da scenario RCP 6.0 (il quale stando a certi economisti e politologi, sarebbe “irrealistico” quanto il RCP 8.5… I loro modelli invece sarebbero realistiici?)
Dove va la CO2?
I suoi flussi tra aria e mare, scrivono Andrew Carson et al. su Nature Communications, sono stimati male dai modelli oceanici. Non tengono conto della differenza tra le temperature misurate alla superficie e a qualche metro di profondità (dov’è più fredda e la CO2 si dissolve meglio). Con un nuovo metodo – limiti elencati nella Discussion – rifanno le stime dal 1992 al 2018 e confermano che dal 2000 le quantità di CO2 finite negli oceani coincidono con quelle misurate e raccolte in un altro “inventario” – il Socat.
- Queste aumentano il calcolo del flusso netto negli oceani di 0,8–0,9 petagrammi di carbonio/anno, raddoppiando a volte i valori non corretti.
Citano l’articolo di Nicola Gruber et al. su Science un anno e mezzo fa, secondo il quale tra il 1994 e il 2007, gli oceani ne sequestravano 2,6 +/-0,3 Pg all’anno, mentre la loro stima migliore per lo stesso periodo è 2,5+/-0,4. Invece
- la discrepanza tra il nostro valore e quello del Global Carbon Project aumenta nel tempo e si avvicina a 1 Pg di carbonio all’anno dopo il 2010.
Se è così, gli oceani non si stanno “saturando” e sarebbe una buona notizia se nel frattempo non diventassero più acidi…