Sulla (mala)gestione della pandemia da parte del CDC americano, sono state pubblicate decine di articoli anche su riviste scientifiche, per esempio su Science tre giorni fa. Nessuno di quelli che ho letto supera per ampiezza, approfondimento e oggettività l’inchiesta dei giornalisti di ProPublica. Un lavoro bello e sconsolante (anche per gli autori, penso): quanti ricercatori arroganti con i subordinati e arrendevoli appena sentono un brontolio di Trump e di uno suo scherano. Ma anche gente onesta che si dimette per protesta o cerca di resistere e viene imbavagliata ed esonerata…
ProPublica è un’Ong perché questo tipo di giornalismo fra scienza e politica “non ha mercato”. Con poche eccezioni, deve essere finanziato da fondazioni filantropiche – succede in India ma in Italia no, e in Cina men che meno – o da singoli donatori, nel caso di programmi universitari come quello di Yale o della Columbia sui cambiamenti climatici. Senza di loro, un’inchiesta così è impensabile. Invece servirebbe in ogni paese.
La gestione di una malattia nuova non può essere perfetta, perfino a Taiwan e in Nuova Zelanda qualcosa sarà andato storto e conviene a tutti saperlo subito.
Quasi tutti i paesi hanno radio e tv pubbliche, ma spesso sono controllate dai partiti al governo o l’opinione pubblica pensa che lo siano e non si fida a priori. In Italia, per esempio, di chi si fiderebbe? Dei magistrati inquirenti che se va bene emetteranno una sentenza definitiva tra cinque anni?
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Magari poi cambio idea. Per ora ho l’impressione che nonostante le pressioni e i bastoni tra le ruote messi da Cina, USA e altri paesi membri in coalizioni a geometria variabile, salvo eccezioni e beghe interne l’Organizzazione mondiale della sanità sia rimasta “evidence-based” e abbia lasciato i propri scienziati descrivere bene l’evidenza e i suoi limiti.
Visto l’andamento dei casi e dei ricoveri in tutto il mondo, i risultati dei trial ACCT-1, Recovery e Solidarity-Oms con gli antivirali lopinavir–ritonavir, con il remdesivir, un interferone-beta e la sempiterna idrossiclorochina, sono molto deludenti: contro il Covid-19, nessuno risulta più efficace della “cura standard”, perfino la riduzione del periodo di ricovero è statisticamente poco significativa .
Però sono débâcles parziali. Vuol dire che a differenza dei primi due mesi che la “cura standard” salva un numero crescente di pazienti con ossigeno (h/t Bernardo), eparina, steroidi, antibiotici contro le infezioni “opportuniste”, insomma con farmaci molto meno costosi. Rif. anche Kai Kupferschmidt.
Stando allo studio Coverscan però – non ancora peer-reviewed – non riesce a salvare “gli individui a basso rischio” (età media 44 anni, co-morbidità poche o nessuna) dal covid “lungo”.
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Leonid Schneider ha recensito “The Doctor Who Fooled the World”, l’inchiesta durata 14 anni di Brian Deer su Andrew Wakefield – il falsificatore diventato anti-vax per soldi – e i suoi numerosi complici. A Leonid esce il fumo dalle nari per la rabbia e spero che leggendolo, esca pure dalle vostre…
Sono sorpreso: “cura standard salva un numero crescente di pazienti con idrogeno, eparina, steroidi, antibiotici contro le infezioni “opportuniste” l’idrogeno citato è quello dell’H2O2 citato in qualche articolo o è un refuso? Scusi il disturbo, grazie.
Giusto, Bernardo, l’ossigeno – grazie!