L’efficacia della vitamina D contro il covid-19 sarebbe stata dimostrata da ricerche scientifiche, stando ai ciarlatani che ci lucrano, nel senso che risultati positivi erano usciti il 25 settembre scorso su PLoS One. Come i precedenti, erano stati subito debunked dai nettascienza. Dal 14 ottobre sono accompagnati da una “Expression of concern” della redazione, esemplare per chiarezza e concisione.
In breve, contrariamente a quanto scritto dagli autori nelle analisi dei sottogruppi, fra i partecipanti allo studio che assumevano vitamina D, soltanto il 31,06% aveva una diagnosi di covid e quindi tutte le statistiche sui benefici sono false. E sebbene tutti abbiano dichiarato di non avere conflitti d’interesse, il principale autore e “quack notorio” Michael F. Holick dell’università di Boston
- may have potential competing interests that include non-financial interests based on his vitamin D research and other activities focused on vitamin D; contributions to an app that tracks vitamin D; and interests that include consultancies, funding support, and authorship of books related to vitamin D usage.
Come rivelato da For Better Science ai non abbonati al New York Times un paio di anni fa.
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Sapan Desai, il chirurgo proprietario della fu Surgisphere che inventava dati sull’efficacia o meno di farmaci anti-covid, ha annullato la sua licenza di medico a South Barrington, nell’Illinois e l’ha richiesta e ottenuta nello stato dell’Ohio. Scrive Catherine Offord:
- The State Medical Board of Ohio’s chief communications officer confirms in an email to The Scientist that Desai’s license in Ohio is active and shows no board disciplinary action. She adds that applicants for licenses are required to undergo background checks and report any malpractice settlements or disciplinary actions against them.
In Ohio l’Ordine dei medici non controlla e non sa nemmeno che i media americani hanno raccontato lo scandalo, i falsari stiano tranquilli. E i pazienti?
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Su For better science, Smut Clyde racconta i miracoli compiuti su pazienti con autismo o morbo di Lyme dal prof universitario Christian Perronne, un leader del movimento “Ciarlatani di tutto il mondo, unitevi!”. Prima ignorato dai media francesi, oggi è apprezzato per la sua devozione a Didier Raoult, il leader della clorochina e derivati contro il Covid-19 e secondo il quale i gas serra non hanno effetto serra.
Per par condicio, Leonid racconta i miracoli di Domenico Pratico e altri cervelli italiani in fuga e in patria – compiuti con dei topi principalmente.
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Preferirei non crederci
Dopo un collaudo in maggio (preprint), in Inghilterra lo studio React dell’Imperial College di Londra misura una volta al mese la prevalenza di anticorpi contro il Sars-Cov2 in >100 mila persone diverse, cioè >1000 per ciascuna di 314 “comunità locali”. I prelievi delle gocce di sangue, divisi per età, occupazione, livello di sintomi ecc., vengono analizzati in blocco per ogni località.
Come molti, immagino, credevo che la prevalenza somigliasse a quella dei contagi confermati. Invece nel rapporto di oggi, la percentuale delle persone con anticorpi risulta calata dal 6 al 4,4%, oltre un quinto, tra il 20 giugno e il 28 settembre. E questo in tutte le fasce della popolazioni meno il personale sanitario, forse esposto a una dose maggiore di virus o reinfettato. Il calo è più marcato negli >70 e nei malati con sospetto non confermato di covid-19 (con sintomi evidenti, ma non ricoverati – in sostanza).
Nel com. stampa dell’ICL, Paul Elliott che dirige lo studio ricorda che
- Un test positivo per gli anticorpi non significa che siete immuni al Covid-19. Non è ancora chiaro né il livello di immunità conferito dagli anticorpi né quanto tempo dura questa immunità.
Brutta notizia per chi punta su un’immunità di gregge naturale, ma anche per i vaccini sperimentati in questo periodo. Quelli con i dati preliminari più convincenti prevedono due dosi che rischiano di bastare soltanto per due-tre mesi.
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Bufale peggiori
Su Science, Greg Miller parla delle ricerche sulle fake news nelle elezioni presidenziali in corso. La principale risale all’8 ottobre quando ricercatori del Berkman Klein Center for Internet & Society, a Harvard, hanno pubblicato il preprint “Mail-In Voter Fraud: Anatomy of a Disinformation Campaign“. Riguarda la disinformazione organizzata negli ultimi sei mesi da Trump, dallo staff della sua campagna elettorale e dal Comitato nazionale del Partito repubblicano su gigantesche frodi elettorali dei democratici. (Nella realtà sono poche e commesse da repubblicani.)
Dal 2016, Trump accusa di brogli il Partito democratico e viene smentito perfino dalle indagini che affida ai suoi fedeli. La nuova Anatomia descrive un meccanismo ben rodato – almeno per chi ricorda la disinformazione sul presidente Allende, le “vittorie” in Iraq, i detenuti a Guantánamo ecc.
Le menzogne che Trump sparge o rilancia sui social sfruttano tre “standard” del giornalismo: “concentrazione sull’élite istituzionale (se lo dice il Presidente, è una notizia)”; titolo ad effetto; par condicio o neutralità.
Non è facile decidere cosa va riferito quando un presidente mente in media 50-70 volte al giorno. Diventa una notizia se fa calare l’indice Dow Jones? Se i suoi Proud Boys usano i suoi “Liberate Michigan” o un altro stato come ordini e progettano di rapire e uccidere un governatore che non gli piace? Se centinaia di migliaia muoiono di Covid-19 perché hanno creduto che è una bufala dei democratici o che il virus sarebbe scomparso entro Pasqua come per magia?
- E’ improbabile che la cura primaria per un disturbo informativo comunicato dall’élite ai media sia un fact-checking maggiore su Facebook. Invece richiede probabilmente un intervento più aggressivo dei media professionali tradizionali, dell’Associated Press, delle reti televisive, dei direttori dei notiziari di TV locali su se e come coprire la propaganda di Trump, e come educano la propria audience sulla campagna di disinformazione lanciata dal presidente e dal Partito repubblicano.
L’intervento è già in corso in certi media tradizionali per dare in contemporanea la “notizia”, chi la diffonde e la sua smentita. Ma la settimana scorsa Trump ha confermato in un’intervista a “60 minutes” (dalla quale è scappato prima della conclusione, quindi non andata in onda, per cui l’ha messa sul sito del governo) che usa i social per far leva sui media mai abbastanza ossequiosi, nemici del Paese, produttori di fake news ecc.
Un aspetto forse più “istituzionale” non menzionato nella ricerca è che in alcuni processi il Dipartimento della giustizia difende il presidente usandone i tweet come decisioni del governo e in altri come opinioni personali e quindi irrilevanti.
In omaggio a Trump, la nuova giudice della Corte suprema Amy Coney Barrett ha sostenuto che le sue opinioni legali sulla costituzionalità o meno di sentenze della Corte suprema riguardanti accesso all’aborto, discriminazione razziale, limitazione degli inquinanti ecc. sono opinioni personali. Quanto all’esistenza del riscaldamento globale e alla conseguente necessità di limitare le emissioni climalteranti, ha sostenuto che sarebbero le opinioni controverse di alcuni scienziati.
Signora Sylvie, perché il complottismo e/o l’essere anti sistema sta diventando di destra? Un tempo era di sinistra. Io ero di sinistra e ripensando alle cose opinabili dette mi sembra che ci fosse comunque una tensione verso una giustizia sociale con tratti trasversali riguardo la nazionalità.
Siamo destinati a dividerci tra chi é cosciente dei propri inevitabili bias e chi se ne frega e pensa che conta vincere e non aver ragione?
@ Robo
il complottismo e/o l’essere anti sistema sta diventando di destra? Un tempo era di sinistra.
Non mi sembra proprio: mi pare che il complottismo, nei secoli, si sia allegramente diffuso tra gli estremisti di ogni colore, senza preferenze particolari di orientamento.
Scrutando a destra, i nazisti (e, di riflesso, i fascisti) erano platealmente complottisti, durante la guerra: ha presente la retorica sul complotto “giudo-pluto-demo-massonico” (o come caspita lo declinavano, con esattezza)?
Il nazismo ha preso il potere in Germania proprio facendo credere, a una popolazione impoverita dalla guerra e dalla crisi economica, l’esistenza del medesimo complotto.
Allargando il discorso, l’antisemitismo ha una base di complottismo molto forte. Il “fake” de “I protocolli dei savi di Sion”, che quasi tutti gli antisemiti si sono allegramente bevuti come io la grappa veneta, è un esempio di complottismo di successo, sviluppato in ambito zarista.
La Chiesa Cattolica, nella seconda metà dell’ottocento e nella prima metà del novecento (ma anche prima e anche dopo), vedevano complotti massonici ovunque. O anche complotti “modernisti”. Poi anche complotti comunisti. Oggi, la parte più geriatricamente di destra della stessa chiesa cattolica si è inventata (senza rinunciare a tuonare contro massoni, modernisti e comunisti) anche il complotto gender. Ma, tornando più indietro nel tempo, le varie inquisizioni avevano proprio l’obiettivo dichiarato di combattere un complotto: eretico, demoniaco o quello che poteva far più comodo al momento.
Questo guardando a destra, ma se scrutiamo a sinistra, ne troviamo altri (e non molto diversi, mi sembra). Ad esempio: i giacobini. Non è un periodo storico che conosco bene (magari la nostra ospite mi può correggere) ma mi sembra che i giacobini abbiano fatto ampiamente uso (nel periodo del terrore) della retorica del complotto, contro la Rivoluzione, per compattare le masse e per delegittimare gli oppositori.
Insomma: credo sia molto facile far credere a un estremista, di qualunque colore, che esiste un complotto: proprio perché estremista, è naturalmente portato a credere a un complotto di tutti gli altri contro lui e i pochi che la pensano come lui. Quando poi gli estremisti sono al potere, dispongono della propaganda e al complotto ci crede una grossa fetta della popolazione.
Sì, in effetti é così. Forse la mia è una percezione riduzionista legata alla mia esperienza personale. Sono passato dal sentire cose da una parte politica che era la mia a sentirne altre da una parte politica opposta
Robo,
sono d’accordo con E.K.Hornbeck, anche sui Giacobini.
Essere anti-sistema mi sembra diverso. A un sistema oppressivo o razzista o comunque ingiusto la sinistra si oppone molto più della destra, e senza inventare complotti.