Né scienza né giustizia

Il secondo volume dell’avvocato Luca Simonetti s’intitola Scienza in tribunale 2 – La vendetta (Fandango, 267 pagine, 18 euro), forse nel senso che certi magistrati – assistiti da giornalisti e politici – commettono errori tremendi e se ne vantano.
L’autore dice di essersi divertito a scriverlo e spera che i lettori si divertano altrettanto, ma viene da pensare che non sia del tutto sincero, perché il caso che introduce la Parte I “Di capri espiatori, miracoli e sarchiaponi” fa infuriare. Riassumo per i moules à gaufres che non hanno letto Io, trafficante di virus.
Per un pelo e – spero – per la solidarietà subito manifestata dalla comunità scientifica internazionale, alla famosa virologa Ilaria Capua non è toccata la sorte di Enzo Tortora. NAS che indagano per 5 anni accumulando solo strafalcioni, un procuratore di Roma inetto e furbastro che tiene il fascicolo in un cassetto per sette anni e lo rispolvera nel 2014 quando lei viene eletta deputata. Il dossier arriva all’Espresso che sbatte il mostro in copertina: non solo Ilaria contrabbanderebbe virus a scopo di lucro, ma avrebbe procurato un’epidemia virale… Seguono archiviazioni e prescrizioni a pioggia nei tribunali di mezz’Italia che però le impediscono di difendersi. Quando, finalmente, il tribunale di Verona ne conferma la totale innocenza, viene attaccata di nuovo dallo stesso giornalista dell’Espresso con le stesse accuse deliranti che aveva ricopiato senza controllarle tre anni prima e che erano state smentite dalla sentenza di Verona.
Nel frattempo un giudice di Velletri archiviava la denuncia di Ilaria perché L’Espresso non l’avrebbe diffamata…
In certi magistrati la prepotenza è proporzionale all’incompetenza. Nel gennaio 2019 la Procura di Udine ottiene dal GIP il sequestro di circa mille ettari appartenenti a quattrocento agricoltori, accusati di “disastro ambientale”. Dopo un’indagine dilettantesca su una presunta moria in undici arnie per colpa di 38 agricoltori dai terreni sequestrati due anni prima, la biopsia di un’ape – una – (non) avrebbe dimostrato che era stata avvelenata dal Mesurol, un insetticida usato per conciare le sementi. Nell’ottobre 2019, la Cassazione dissequestra i terreni, ma il processo deve ancora iniziare.

Il giornalista dell’Espresso e la senatrice del M5* Elena Fattori hanno cercato di riscrivere la propria storia e di ergersi a paladini del giornalismo d’inchiesta il primo e della scienza la seconda, senza grande successo. Nessuno dubita dell’innocenza di Ilaria e le posizioni della senatrice sono documentate in atti parlamentari. Ai magistrati la vendetta riesce molto meglio: sono gli unici a poter negare agli innocenti una giustizia formale e pubblica.
Per la presunta introduzione della Xylella negli uliveti pugliesi, il GIP di Lecce archivia il dossier della Procura contro i ricercatori con una sentenza che li accusa degli stessi reati infamanti per i quali riconosce la totale assenza di prove. E tace sui danni economici causati dal procuratore con la sospensione (abusiva, spetta al potere politico) dei provvedimenti per contenere il contagio. Non sia mai che il collega, il cui complottismo è altrettanto “meticoloso” di quello del procuratore di Roma, abbia preso il benché minimo abbaglio.
A L’Aquila, il giudice Billi che aveva condannato i sismologi per omicidio colposo scrive un intero libro a propria difesa. L’istruttoria essendo perfetta, lui ne aveva dato un’interpretazione “tecnicamente” brillante. E’ un genio, insomma, che ha introdotto nel diritto italiano un concetto innovativo. Certo, in appello la sua interpretazione è stata fatta a polpette. Certo, la Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione. Però a ben guardare fra le righe, la Corte lascia intendere che il suo concetto sia valido. Gli imputati avevano commesso una specie di “plagio” in omicidio colposo. Siccome il reato di plagio non esiste più, lo ribattezza “causalità psichica”: con dichiarazioni (mai fatte), i sismologi avrebbero convinto le vittime del terremoto a restare in casa quella notte.

Nonostante le sentenze dei tribunali e la dicitura “senza indicazioni terapeutiche approvate” sulla confezione di saccarosio o di acqua distillata, “gli omeopati continuano a minacciare querele ogni volta che qualche scienziato o giornalista osa dire ad alta voce come stanno davvero le cose”, i.e. che i loro medicinali hanno un effetto placebo quando va bene. Il confronto tra i principi surreali di Hahnemann e l’inconsistenza con i quali sono applicati farebbe ridere se all’inizio un bambino non morisse di otite.

E nonostante sospensioni, multe, divieti, canali televisivi chiusi, l’ineffabile Panzironi continua a spacciare diete pericolose addizionate con integratori inutili e/o dannosi.
Condivido l’ironia dell’autore sulla Corte europea che confonde organismi transgenici e quelli, geneticamente modificati con la tecnica CRISP-Cas, che non sono per niente trans. (I geni si modificano con i raggi gamma e i neutroni, avvocato, i neutrini li attraversano senza farci un baffo!)

Sono più scettica di lui sui progressi della genetica e delle neuroscienze cognitive e comportamentali – certe interpretazioni del neuro-imaging o dei GWAS sono degne del giudice Billi! – e spero che lo siano anche giudici e avvocati…

“La giustizia, e non solo la scienza: entrambe sono necessarie a una società veramente civile,” scrive Simonetti in chiusura del capitolo su Ilaria. Parole sante… Divertente? Sì, ma a denti stretti. La rabbia iniziale non passa, anche perché vengono in mente ingiustizie peggiori.

2 commenti

  1. La ringrazio sentitamente per l’accorata denuncia di queste porcherie. In particolare la vicenda di Ilaria Capua ha sconvolto me e tanti colleghi veterinari. Conosco Ilaria Capua dai tempi in cui lavoravamo all’IZSV: solo un paio di anni, poi ho capito che non ero portato per la ricerca. Insieme poi abbiamo organizzato un Convegno a Milano sulla Ratiticoltura. All’università di Bologna e poi all’IZSV ebbi l’onore di conoscere e diventare amico anche del coimputato di Ilaria: il dott. Marangon. All’università noi studenti andavamo ad assistere ai suoi esami come si va ad una messa cantata. Alla fine i professori si alzavano in piedi orgogliosi di avere un simile allievo e scusandosi di non potergli attribuire un 40 e lode. Come statura e dirittura morale era, è, se possibile migliore! Marangon divenne poi responsabile del dipartimento di Epidemiologia (punto di riferimento europeo per molte malattie, tra cui la più pericolosa di tutte: l’Influenza) all’IZSV e quindi collega e “capo” di Ilaria. Poi ci perdemmo di vista. Quando lessi sull’Espresso le trascrizioni delle loro conversazioni e delle loro assurde incriminazioni, io e tutti coloro che li conoscevano, avremmo messo non solo la mano come Muzio Scevola, ma sarebbero saltati sul fuoco, sicuri della loro innocenza. La madre di Stefano Marangon venne a sapere delle accuse al figlio (giustamente l’orgoglio della sua vita) dai giornali ed ebbe un infarto.

    1. Grazie della sua testimonianza, Francesco, infatti Simonetti parla delle altre vittime della montatura.
      sicuri della loro innocenza
      Tutti quelli che li conoscevano ne erano sicuri, non capisco perché non abbiano provato a querelare chi li aveva diffamati. Quel procuratore ha distrutto un’équipe di gente stupenda e non è nemmeno stato sanzionato. A furia di rinvii pretestuosi (“non ho l’agenda sottomano…”) è riuscito ad andare in pensione prima della sua convocazione da parte del CSM.
      Altra giustizia negata.

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