La prima è di Mark Carney altrettanto famoso nel mondo di Mario Draghi nella UE, ma ambientalista. Governatore prima della Banca del Canada e poi della Banca d’Inghilterra, da inviato speciale dell’Onu e della Gran Bretagna per “Climate Action and Finance”, si occupa di gestione e riduzione dei rischi climatici.
Da agosto è anche vice-presidente di Brookfield Asset Management, un fondo d’investimenti “sostenibili” (niente carbone).
E per una Task Force della COP26, Carney “sta lavorando” sulle dichiarazioni finanziarie delle aziende riguardanti il loro impatto climatico, che dovrebbero diventare obbligatorie:
- Abbiamo bisogno di informazioni. Quello che si misura si gestisce, partendo dalle informazioni non solo sull’impronta climatica di una società oggi, su quanti gas serra emette, ma su come intendono gestirla da qui in avanti – in una prospettiva sia di rischi che di opportunità.
Sono informazioni richieste da “società, investitori e banche”.
- Dietro ci sono oltre $140 mila miliardi di capitali.
Come Vaclac Smil sarei per dire un milione, un bilione, un trilione, un quadrilione e così via. Farei meno confusione, comunque non volevo parlare dei problemi miei con gli zeri, ma di quelli di Carney.
Due settimane fa, aveva detto a Bloomberg di essere soddisfatto del ritorno sul capitale e ancor di più del fatto che i $600 miliardi investiti da Brookfield erano già “carbon neutral”. A suo avviso infatti, le emissioni delle varie attività finanziate – tra cui un gasdotto e centrali a metano – sono ridotte di metà perché il fondo ha “un importante portafoglio di energia rinnovabile” (idroelettrica soprattutto).
In totale quindi, un portafoglio “net zero” in quanto 1 – 0,5 = 0 e tot milioni di tonnellate di CO2 – zero CO2 = zero CO2.
A parte che per costruire una centrale idroelettrica ci vuole una montagna di cemento, i conti non tornavano e se ne sono accorti in tanti. Articolo cortesemente critico di Bloomberg sul “capitalismo che si dibatte nel linguaggio dei cambiamenti climatici”, nel senso che lo travia per vantare riduzioni inesistenti, e baraonda non sempre cortese su Twitter (riassunto da Glen Peters).
Oggi l’esperto di riduzione dei rischi climatici ha dovuto riconoscere che carbon neutral e net zero erano aspirazioni.
Too little, too late?
Seconda intervista incauta
Su Science di oggi, Susan Lederer recensisce Mr. Humble and Dr. Butcher di Brandy Schillace. Sottotitolo: “una testa di scimmia, il neuroscienziato del Papa, e la ricerca del trapianto dell’anima”. Sembra una storia fantastica.
Il signor Umile/dott. Macellaio è il neurochirurgo e neurofisiologo americano Robert White. Per il settimanale Look,
- Nel 1967, concesse un’intervista alla giornalista italiana Oriana Fallaci sul suo nuovo progetto
C’era anche un fotografo… I lettori rimasero inorriditi dal fatto che togliesse il cervello “a caldo” a una scimmia ancora viva, scoppiò una baraonda che valse all’umile Bob il soprannome di dott. Macellaio. Rimase sorpreso. Si sentiva un benefattore dell’umanità, il dott. Frankenstein era il suo eroe, aveva inventato tecniche salvavita, era famoso, non immaginava che l’opinione pubblica potesse smettere di ammirarlo.
Da “pio cattolico” era certo che il cervello fosse il “guscio” dell’anima e che la morte sopravveniva solo dopo che ne fosse uscita. Non perché il cuore o i polmoni si erano fermati, su questo punto aveva ragione.
- Nel 1970, fu invitato a Roma come consulente dell’Accademia pontifica delle scienze e a un’udienza privata con Paolo VI.
Divenne anche amico di papa Woytila che nel 1981 lo incaricò di creare la commissione bioetica del Vaticano.
Comunque il suo scopo nella vita era di trapiantare il cervello e l’anima. Negli anni ’90 sperava di poter usare Stephen Hawking come cavia, ma dovette ripiegare su un signore di Cleveland rimasto paralizzato dopo un’incidente automobilistico. Diedero molte interviste sul loro progetto senza però raccogliere i fondi necessari a realizzarlo.
Ha preso il relè delle interviste
- il chirurgo italiano Sergio Canavero, che aveva promesso di trapiantare una testa umana entro il 2020. Non ci è ancora riuscito, ma potrebbe succedere. Per ora “la ricerca sul trapianto dell’anima prosegue,” scrive Schillace.
Se Amazon paga 15 euro/ora i fattorini che consegnano i pacchi, lo ordino.