Il "blob" atlantico

Sul finire degli anni Ottanta, alcuni modelli della circolazione oceanica in tempi di rapido cambiamento climatico risultavano in un rallentamento dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation detta AMOC dagli addetti e Corrente del Golfo dagli altri con una sineddoche che si capisce meglio, trovo.

Sotto la Groenlandia, il ribaltamento del calore e della salinità dalla superficie alle profondità del Nord Atlantico diventava catastrofico nell’Alba del giorno dopo, e il freddo finiva a New York. Nelle mappe termiche, invece, finiva a una certa distanza dalla costa canadese, un blob celeste in un oceano arancione e poi succo d’arancia Moro di Sicilia, mentre si misuravano sempre più frenate a singhiozzo della Corrente.

Oggi ci sono 40 anni di misure e quasi due millenni di dati vicari (proxy). Ne risultano due paper usciti a 10 giorni di distanza.
Su Copernicus, Emma Worthington et al. “allenano” un modello su misure strumentali fatte tra maggio 2006 e febbraio 2017, e ne concludono che la forza (strength) dell’AMOC non mostra alcun declino tra il 1982 e il 2016.
Su Nature Geoscience tre giorni fa, Levke Caesar del centro Icarus in Irlanda e altri ricercatori dello University College di Londra e del gruppo di Stefan Rahmstorf al Pik,

  • usando [11] proxy diverse e largamente indipendenti dell’evoluzione dell’AMOC negli ultimi 100 anni e fino [a oltre 1600] anni fa, forni[scono] evidenze robuste di un declino dell’AMOC senza precedenti nel 20mo secolo, e che negli ultimi decenni è nel suo stato più debole da un millennio.

I dati disegnano mazze da hockey, ma con la lama all’ingiù:

  • Prima dell’Ottocento, l’AMOC era relativamente stabile. Un declino iniziato nel Novecento è evidente in tutte le registrazioni vicarie [figura 1, colonna di sinistra]. Attorno al 1960 è iniziata una fase di declino particolarmente rapido [salvo in due proxy non abbastanza significative, rif. Tavola 1]. Una breve ripresa è evidente negli anni Novanta, seguita da un ritorno al declino a partire da metà del primo decennio di questo secolo. 

Di questo passo, la Corrente potrebbe indebolirsi di un 34-45%, come previsto dai nuovi modelli, e diventare instabile facendo aumentare gli eventi meteo estremi. Tweet di Rahmstorf, com. stampa del Pik e articoli sul Guardian.

Sul declino o meno degli ultimi 30 anni, i due paper si contraddicono solo in parte secondo me. Le scale temporali sono diverse; le proxy del secondo comprendono anche le temperature in profondità, una bella differenza, ma alcune hanno un margine di incertezza più ampio. In entrambi il refrain è quello solito: “ci vogliono più dati” sulle singole componenti dell’AMOC.

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L’altro ieri la lobby BigOil & Coal britannica GWPF.com ha ricopiato sul proprio sito metà del paper di Worthington et al. senza accennare a quello nuovo, per alimentare la propaganda globalcoolista. Ad appassionati o insonni, raccomando anche il video della serata di fantascienza organizzata dai Liberali di Lodi. Tre signori parlano con tono soporifero per 2 ore e 40 minuti, sintesi:

  • Franco Prodi non si capisce;
  • Nicola Scafetta dice che il riscaldamento (finito vent’anni fa, secondo loro) non era dovuto all’aumento della CO2 atmosferica, ma al Sole;
  • Franco Battaglia è irritato perché non riesce a mostrare le proprie slide.

Per riprendersi dalla ronfata o dalla tortura, raccomando un’intervista a Michael Mann sul Guardian, in occasione del suo nuovo libro (in italiano, sarà tradotto dalle edizioni Ambiente) e sul settimanale liberale The Economist una serie di articoli che contraddicono i liberali brunoleonisti-globalcoolisti di Lodi:

Nella sezione Science & technology, un articolo descrive progetti pilota per distribuire l’elettricità senza fili come sperava di fare Nicola Tesla ma in micro-onde con ripetitori-amplificatori direzionali o come onde radio o guidata da fasci laser o inviata da satelliti geostazionari (mah… Mitsubishi lo dice da anni).

Toothpaste in your tank (“Dentifricio nel serbatoio”) riguarda l’idrogeno in una specie di batteria per monopattini, bici e scooter elettrici. Viene stipato in una pappa a base di idruro di magnesio con la consistenza del dentifricio (chiamata Powerpaste, sul modello di toothpaste), inventata da Marcus Vogt al Frauenhofer. Così l’idrogeno può stare a temperatura ambiente in una piccola cartuccia (l’acqua da aggiungere alla pappa – prima che l’idrogeno si liberi nell’apposita cella per reagire con l’ossigeno e “carburare” – sta in un contenitore a parte).

A Brunswick una fabbrica dovrebbe produrre quattro tonnellate di Powerpaste entro fine anno da usare per alimentare bicicli e altre applicazioni pilota anch’esse.

Mi sembra fantastico. Se funziona, sostituisco la bici vintage con una a idrogeno. Invece di ricaricare una batteria che si scarica anche quando non la uso e a fine vita è zeppa di inquinanti, restituisco la cartuccia usata – dentro resta solo magnesia bisurata – quando compro quella nuova. Un po’ come per l’acqua gasata fatta in casa…

5 commenti

    1. Grazie Diego, anche per essersi sacrificato. Non conoscevo l’ultima mappa, ma immagino che lo scopo sia sempre lo stesso: siccome “il clima è sempre cambiato”, la variabilità naturale conta più delle nostre emissioni.
      Passanti occasionali,
      secondo Luening (e Vahrenholt), siamo in pieno global cooling

  1. Sì, il refrain sulla variabilità è sempre quello. In più aggiungono che siccome il MWP sarebbe stato globale (cfr. le varie puntine attaccate da Luening sulla mappa), la scienza ufficiale sarebbe corrotta ecc ecc…

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