Touchée


Mi sento rimbrottata da Skeptical Science. A proposito dei dati GRACE sui ghiacciai anch’io ho fatto un titolo rassicurante perché mi hanno colpita i dati sui due picchi dell’Himalaya. Penso lo stesso che fra tutte le cattive notizie, una che conferma il tasso di fusione in corso ma dice che non accelera nei due più grandi serbatoi al mondo d’acqua potabile non inquinata…  champagne!

Rassicurante, sempre in parte
Touchée, non affondata. Per esempio…

Nelle zone a maggior diffusione dell’influenza umana da virus H5N1, scrivono Taia Wang et al. su Science Express, il tasso di mortalità potrebbe non essere uno spaventoso 58%. Dalla loro meta-analisi, risulta che

l’1,4% di 12.677 persone “testate” in 20 studi diversi recava evidenza (anticorpi, ndr) di una precedente infezione

eppure al momento del test, quelle 1.800 persone erano vive e vegete.

Posto un tasso di infezione dell’1-2% nelle popolazioni esposte, in tutto il mondo questo si tradurrebbe in milioni di morti

che non ci sono state. Però

è anche possibile che le morti causate dall’H5N1, così come sono documentate dall’Organizzazione mondiale della sanità, siano sottostimate.

Per saperlo occorrono altre ricerche, perché

L’informazione è essenziale per calcolare il tasso reale di mortalità che non si basi soltanto sui pazienti ricoverati in ospedale.

In paesi dove gli ospedali scarseggiano, certo. Però rispetto all’influenza dei polli a Hong Kong nel 1997, hanno una rete di sorveglianza e personale  competente (grazie anche a Ilaria Capua).

Par condicio

All’assemblea annua dell’AAAS a Vancouver, sono state presentate centinaia di ricerche ancora in fase di pubblicazione. David Battisti, univ. del Washington, ha aggiunto ai modelli le retroazioni tra atmosfera e suoli (composizione dei) causate dalla maggiore “volatilità” delle temperature estive per calcolarne l’effetto sulle rese agricole. Effetto negativo in Europa e nelle Americhe.

Quindi i modelli valutati dall’Ipcc nel 2006 sottostimavano i rischi per la sicurezza alimentare.  Non proprio una novità. Da allora è stato osservato che pochi giorni con picchi di caldo nel periodo di maturazione fanno calare la resa del mais in Africa. E poche notti di caldo idem quella del riso in Cina. E l’Australia ha già fatto i propri conti.

Risorse ittiche

Altra non sorpresa. Le stime ufficiali – della FAO – si basano sui dati forniti da un centinaio di “pescherie industriali” europee e americane, si sa che sono gonfiate. Chris Costello e Steve Gaines, univ. della California a Santa Barbara, hanno ricalcolato le riserve usando i dati di 7.000 pescherie, responsabili di circa l’80% del prelievo totale. Dei territori di pesca solo il 2% è “collassato”, ottimo. Purtroppo, il degrado è più esteso di quanto si temeva e quelli che si sono ripresi dopo l’imposizione di qualche divieto o limite sono rarissimi.

Il crescente inquinamento da agricoltura industriale e l’acidificazione da emissioni di CO2 fanno male ai pesci, sostiene l’Economist – che organizzava il World Ocean Summit a Singapore. Ricorda che 1 miliardo di persone dipendono dal pesce per le proteine animali e centinaia di milioni per guadagnarsi il pane. E secondo la Banca Mondiale, tra il 1974 e il 2008 sono andati persi 2,2 milioni di miliardi di dollari, di cibo e di reddito, per colpa della pesca insostenibile. LEconomist è per “più mari in cui il divieto di pesca è totale”.

Quel giornale è un covo di anti-liberisti, diranno l’ing. Goklany, il dott. Stagnaro e altri credenti nella curva di Kuznets ambientale?

(Ma come lo convinco wordpress a lasciarmi usare un georgia leggibile?)

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