Digest tardivo

Il sessismo di Nature:

So here is a fuller litany of facts about Nature’s performance in this arena, based on internal surveys.

Of the 70 editors and reporters around the globe who commission, select, write or oversee Nature’s daily and weekly content, 38 (54%) are women. This proportion is reflected among team leaders. We feel confident that there is no discrimination in the recruitment and hiring practices of Nature and its publishers; the same applies to the writers whom we employ as freelancers.

Our performance as editors is much less balanced.

Of the 5,514 referees who assessed Nature’s submitted papers in 2011, 14% were women.

Of the 34 researchers profiled by journalists in 2011 and so far in 2012, 6 (18%) were women.

Of externally written Comment and World View articles published in 2011 and so far in 2012, 19% included a female author.

Conclusione:

We therefore believe that there is a need for every editor to work through a conscious loop before proceeding with commissioning: to ask themselves, “Who are the five women I could ask?”

Natasha Gilbert dice che la prossima settimana verrà diluita di brutto la legge europea per ridurre la concentrazione di estrogeni da contraccettivi che inquinano i corsi d’acqua e trasformano i pesci maschi in transessuali…; vedi anche editoriale sulle “guerre dell’acqua”;
Jeff Tollefson riassume la posta in gioco nei negoziati sul clima della COP18 che si apre a Doha- altri commenti su Nature Climate Change
Quirin Schirmeier parla con gli inglesi che vanno in Antartide a cercare microbi nel lago Ellsworth, sotto la sua crosta di ghiaccio. E ‘ il secondo a essere sondato dopo Vostok (russi), e gli americani stanno per provarci nel lago Whillans. Trovo irritante la retorica sugli ultimi spazi vergini ecc. e sarei per una moratoria finché si trovano mezzi meno brutali per penetrarli;
– l’avevo segnalato quando era uscito on line, mi sembra, comunque  è un tentativo di ridurre l’incertezza nelle stime del ghiaccio antartico ricavate dai dati GRACE. Matt King et al. usano un modello di rimbalzo isostatico che limita la massa persa all’anno

to the range 126 Gt/yr  to 29 Gt/yr (0.08–0.35mm/yr sea-level equivalent). We resolve 26 independent drainage basins and find that Antarctic mass loss, and its acceleration, is concentrated in basins along the Amundsen Sea coast. Outside this region, we find that West Antarctica is nearly in balance and that East Antarctica is gaining substantial mass.

Solo 60-70 gigatonnellatine/anno, un sollievo insomma.
– anticipato on line, il paper di Brendan Choat e altri 23 ricercatori, segnalato da Paolo C., sulla “vulnerabilità delle foreste alla siccità”. La cosa interessante è che per la maggioranza delle specie il “margine di sicurezza” sembra costante in tutti gli ecosistemi e regimi di precipitazioni. Solo le conifere sono un po’ più resistenti. Non tutte, almeno dalle ricerche sui pini di Douglas che ho visto in questi anni.

One primary cause of productivity loss and plant mortality during drought is hydraulic failure. Drought stress creates trapped gas emboli in the water transport system, which reduces the ability of plants to supply water to leaves for photosynthetic gas exchange and can ultimately result in desiccation and mortality…

We show that 70% of 226 forest species from 81 sites worldwide operate with narrow (<1 megapascal) hydraulic safety margins against injurious levels of drought stress and therefore potentially face long-term reductions in productivity and survival if temperature and aridity increase as predicted for many regions across the globe. Safety margins are largely independent of mean annual precipitation, showing that there is global convergence in the vulnerability of forests to drought, with all forest biomes equally vulnerable to hydraulic failure regardless of their current rainfall environment. These findings provide insight into why drought-induced forest decline is occurring not only in arid regions but also in wet forests not normally considered at drought risk…

Per deprimersi durante il week-end, Diego suggerisce invece un rapporto sulle centrali a carbone in programma.

*

Da Science
– editoriale di M.S. Swaminathan – dell’omonima fondazione a Chennai – sulla lotta contro la fame, che (ri)fa questa proposta

We also should aim to train one woman and one man in every village in nutrition literacy to serve as Community Hunger Fighters.

Non solo nei villaggi, Doc.
– nell’editoria scientifica in open access, Martin Ensenrink cerca di distinguere “il buono, il brutto e  il cattivo” e gli onesti dai predoni. Era lo scopo della conferenza che c’è stata il mese scorso a Rotterdam su possibili indici di qualità, ma per ora i modelli predittivi sono carenti. C’è chi se ne approfitta:

Moreover, many so-called predatory publishers—which often eschew peer review, use fake editors, or contain plagiarized papers—have flooded the market, says Jeffrey Beall, a librarian at the University of Colorado, Denver, who keeps an online list of these dodgy outfits. (The latest publisher added to his list just launched 141 new medical journals.) “Anybody can set up a publishing company in a matter of hours,” Beall says. Many of the shady journals aren’t even on the DOAJ, he adds, which means that the actual number of OAs journal far exceeds that tally.

(link miei, seguire il blog di Jeffrey Beall per gli aggiornamenti)
– Continua il dibattito sull’origine del pollo domestico, dice Andrew Lawler, è stata l’India o la Cina a inventare gli animali da cortile? Doveva rispondere il sequenziamento del genoma del Gallus gallus, uscito nel 2004, ma come quello umano ha solo suscitato altre domande. Un ecologo americano ha salvato dall’estinzione – nelle montagne natie dell’Himalaya – l’antenato comune alle razze attuali. Il minimo che poteva fare, visto che

In 2009, Americans ate 36 billion pounds of chicken

Burp.

5 commenti

  1. la questione vera è che molti di noi non sanno come fanno gli alberi a bere, spcie se sono molto alti, sopra i 20 metri; in quel caso la pressione capillare non è sufficiente a sollevare l’acqua come si puo’ verificare aplicando l’equazione di Laplace; il meccanismo che funzia è quello dell’evapotraspirazione associata con la resistenza a trazione dell’acqua liquida (avete capito bene la resistenza a trazione, l’acqua negli alberi va a pressione ASSOLUTA NEGATIVA); l’evapotraspirazione consuma la corda di acqua solo alla sommità e contribuisce a far salire acqua dal terreno senza interrompere il flusso; l’albero crescendo mantiene all’interno dei propri vasi un tubo o una corda di acqua vera e propia che non cavita ma è sotto tensione, non fa bolle se non raramente; ovviamente la mancanza di acqua interrompe la corda e l’albero non ha alcun modo di ricrearlo, perchè la corda di acqua si costruisce si forma SOLO quando l’albero cresce; gli emboli creati dalla formazione di bolle, dalla cavitazione nelle corde di acqua sono sostanzialmente irrecuperabili;

  2. @cdv
    bella spiegazione, grazie – meccanismo stupendo, per caso sai anche perché non penalizza le conifere? Dovrebbero evotraspirare meno, mi sembra.

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