Il costo dei pregiudizi


Con un tempo così, ci metto ore a rientrare a casa, mi vien da controllare ogni magnolia, forsizia, prunus ecc. della zona, con la bici son pochi minuti e passano due ore.

Fra le cose da leggere su Nature di oggi, c’è innanzitutto l’articolo di Londa Schiebinger. Estratto:

Unconscious sex and gender bias can be socially harmful and expensive. In automotive engineering, short people (many women, but also many men) are classed as ‘out-of-position’ drivers and often ignored. This leads to greater injury in accidents. In medicine, osteoporosis has long been defined as a disease mainly of post-menopausal women — an assumption that has shaped screening, diagnosis and treatment. Yet after the age of 75, men account for nearly one-third of osteoporosis-related hip fractures. And in basic biomedical research, the failure to use female cells, tissues and animals can lead to greater health risks for women. Of the ten drugs withdrawn from the US market between 1997 and 2000, eight posed greater threats to women than to men. Developing a drug costs billions of dollars, and failure can cause human suffering and death — with stakes this high, why ignore half of the population?

Ci sono piccoli progressi, scrive Londa, quindi la risposta al titolo del suo libro continua a essere un sì. Ma pochi, nonostante le battaglie dei primi anni ’90 – con Vittorio Agnoletto in prima fila a piantare grane durante le riunioni dell’OMS… – sugli anti-retrovirali testati unicamente sui maschi quando era ormai ovvio che l’HIV infettava anche le donne e i neonati.

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Linserto speciale sui vaccini è da scaricare e far girare nelle Ong. Michael Eisenstein parla dei danni causati dal movimento anti-vaccinazione in Occidente. In realtà, unisce complottisti di ogni colore e paese, talebani o fautori new age di medicine alternative, aiutati dagli abusi di Big Pharma.

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More food for thought

Jeff Tollefson sulla fuga di materiale radioattivo da un “deposito profondo” della Difesa americana:

On 14 February, radioactive plutonium and americium leaked out of the Waste Isolation Pilot Plant (WIPP) near Carlsbad, New Mexico, where thousands of drums of contaminated material from the US nuclear-weapons programme are stored in salt beds more than half a kilometre below the surface. The health and environmental impacts seem to be minor, but 13 employees have tested positive for low-level contamination. The Department of Energy (DOE) and its contractors are still working on a plan to re-enter the WIPP and find out what caused the leak.

David Cyranoski fa un bilancio delle ripercussioni di Fukushima-Daiichi, tre anni dopo, quando iniziano i ripensamenti sulla chiusura delle centrali;

Daniel Cressey racconta la rissa tra l’Occupational Safety and Health Administration – la quale ha chiesto ai propri consulenti di dichiarare eventuali conflitti d’interesse – e 16 senatori repubblicani, i quali trovano la richiesta scandalosa. Si oppongono a ogni regolamentazioni delle polveri che causano la silicosi dei lavoratori edili. Quanti sono stati eletti con i soldi dei grandi contractors o della loro associazione?

– Come Science qualche settimana fa in un lungo profilo di Michael Skinner, Virginia Hughes parla dei lavori di epigenetica e delle controversie che suscitano. Quelli di Brian Dias e Kerry Ressler di più perché indicherebbero unimprinting genetico di “esperienze traumatiche” e la trasmissione dei ricordi del trauma ai discendenti – topi in questo caso. Deduzioni tratte dal comportamento dei topi mi lasciano un po’ scettica, però… se si ritengono normali effetti epigenetici ereditabili in generazioni successive di piante, perché non nei mammiferi?

– In un “commento”, Mark Eisler et al. elencano otto criteri per la sostenibilità degli allevamenti (di mammiferi). Altro articolo per Ong, di buon senso, mi sembra, a cominciare dall’idea che la qualità deve prevalere sulla quantità. Danimarca a parte, non mi pare che siano criteri applicati nella produzione di carne su scala industriale.

Il paper della settimana, per me, è quello di Shinya Yamanaka et al.
Premessa: quando le cellule staminali sia embrionali che indotte in vitro si dividono, capita che certi cromosomi si chiudano ad anello e i loro geni non funzionino più. Se il feto riesce a svilupparsi lo stesso, nasce un bambino con gravi problemi. Succede anche negli adulti con conseguenze che possono essere meno gravi.

Yamanaka et al. hanno prelevato da pazienti adulte delle cellule – differenziate – con cromosomi ad anello e le hanno “riprogrammate” in vitro per derivarne staminali pluripotenti (iPSC):

reprogrammed cells lost the abnormal chromosome and duplicated the wild-type homologue through the compensatory uniparental disomy (UPD) mechanism. The karyotypically normal iPSCs with isodisomy for the corrected chromosome outgrew co-existing aneuploid populations, enabling rapid and efficient isolation of patient-derived iPSCs devoid of the original chromosomal aberration.

Grassetto mio. Quel meccanismo di riparazione è di per sé una “terapia cromosomica”, scrivono, o multigenica, una delle tante che si vanno scoprendo.

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A proposito di terapia genica, sul NEJM sono usciti i risultati di un piccolo trial clinico con leucociti (CDT 4) prelevati da pazienti con l’Aids, modificati con la “zinc finger nuclease” – una proteina che cancella una del leucocita che l’HIV usa per invaderlo – moltiplicati a miliardi in coltura e re-iniettati in pazienti con AIDS. E’ un trial di non tossicità: c’è stato uno solo “evento negativo serio” causato dalla trasfusione. Un po’ di dati sull’efficacia emergono: varia da paziente a paziente, dopo la trasfusione il tasso di CDT 4 non si stabilizza ma declina di settimana in settimana, non del tutto però e cala il tasso di Dna retrovirale nel sangue.

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Classifiche

Nessuna università italiana tra le prime cento per “reputazione” del loro marchio, stando al Times Higher Education Supplement. Se può consolare, ce ne sono soltanto due francesi.