Le Oche e i tuffi della Cassini

Cari orecchietti di radiopop,

per quasi vent’anni, la missione Cassini-Huyghens della NASA, dell’ESA e dell’ASI ci ha mandato le più belle immagini mai giunte dallo spazio e la sonda ha risposto ai comandi mandati da Terra senza mai un errore. Un capolavoro e non si discute. Ma la missione sta per finire, insieme al carburante. Ieri sono arrivati i dati del primo “tuffo” nei buchi fra un anello e l’altro di Saturno, a oltre un miliardo di km da qui.

Compirà altri 21 “gap runs” da kamikaze, a 110 mila km/ora in mezzo a blocchi pezzi di ghiaccio, l’ultimo la schianterà sul polo Nord:

The final orbits are designed so that Cassini comes in over the north pole
Nanni Bignami partecipa a quel viaggio da quando è stata concepita la Cassini. Lo chiamiamo nel gap fra un treno e l’altro per sapere cosa si aspetta del “Grand Finale” come lo chiamano alla NASA.

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Sono appena uscite tre super-pubblicazioni da università che non immaginate nemmeno perché sono in fondo alla classifica. Coincidenza, i tre autori che abbiamo contattato sono su una barca, su un aereo e in transito all’estero ma li sentiremo presto in quest’ordine:

  • Roberto Danovaro (che conoscete già), dell’Università Politecnica delle Marche e della stazione Anton Dohrn, ha scoperto con il solito gruppo internazionale una nuova specie di creature marine che chiama “capelvenere”, e un nuovo ecosistema nato dall’eruzione di un vulcano sottomarino al largo delle Canarie, e lo descrive Nature Ecology and Evolution, la nostra rivista preferita;
  • Francesco Cucca, dell’Università di Sassari e del CNR, un grande genetista medico, anche lui con il solito gruppo di collaboratori sparsi per il mondo, ha scoperto le mutazioni del gene “Tnfsf13B2” che impediscono la formazione di una citochina (detta Baff), dimostrando che la sua mancanza aumenta il rischio di sclerosi multipla, lupus e probabilmente altre malattie auto-immuni. Dopo sei anni lavoro (per lui più di 20 in realtà) e il sequenziamento di 10 mila genomi. Il New England Journal of Medicine spiega quante speranze suscita la scoperta nell’editoriale.
  • Giovanna Indelicato, una matematica dell’università della Val d’Aosta, pubblica su Royal Society Open Science un modello che accelera e semplifica l’insieme delle nanoparticelle – di virus per esempio – che servono per fare vaccini. Ci incuriosisce molto il suo curriculum, e tutte le cose di si occupa un’esperta di sistemi complessi come lei, speriamo che torni in Italia presto.

Abbiamo altre buone notizie da darvi, in particolare dalla lotta contro le malattie tropicali “orfane” di cui si è parlato il week-end scorso al vertice di Ginevra quando l’OMS ha presentato il suo rapporto quinquennale e il piano fino al 2030.

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