Pur di confonderci le idee…

L’altro ieri con Paolo C. eravamo un po’ stupiti. Per un raddoppio della concentrazione atmosferica dei gas serra, Margot Cramwinckel et al. stimano la “sensitività del sistema Terra”: la temperatura media globale aumenta di 3,5-8,9 °C. I modelli climatici dovrebbero tenerne conto.

Come mai se dai tempi del rapporto Charney (pag. 2), stimano la “sensitività del clima all’equilibrio” attorno ai 3 °C? Riccardo Reitano spiegava brevemente

  • in effetti la risposta non è immediata e richiede di chiarire cosa si considera come forzante e cosa come feedback. Ad esempio, nelle oscillazioni glaciale-interglaciale in linea di principio la forzante è solo quella orbitale e la concentrazione di CO2 è un feedback. Ma per motivi pratici, spesso la seconda viene considerata come forzante. Questo produce ovviamente una sensitività più bassa. Discorso analogo vale anche per ghiacci, vegetazione etc.

“Ovviamente” lo dice lui. Ma citava un passo della rassegna di Reto Knutti che avevo appena riletto e pensavo di aver capito la differenza. Un conto sono le temperature risultanti dai modelli climatici da qui al 2100, un altro quelle a lungo termine risultanti dai modelli Terra-clima.

Ma sempre l’altro ieri, l’università del New South Wales accompagnava l’uscita del paper di Hubertus Fischer et al. su Nature Geoscience, con un com. stampa intitolato “Global warming may be twice what climate models predict”, ricopiato pari pari dal Guardian e media vari.

Siam fritti anche se l’aumento è limitato a 1,5- 2 °C. I modelli climatici “sembrano affidabili”, ma solo per robette da nulla, tipo 10 metri di innalzamento del livello del mare a fine secolo nello scenario “business as usual” e gas serra quanto prima:

  • “Climate models appear to be trustworthy for small changes, such as for low emission scenarios over short periods, say over the next few decades out to 2100. But as the change gets larger or more persistent, either because of higher emissions, for example a business-as-usual-scenario, or because we are interested in the long term response of a low emission scenario, it appears they underestimate climate change,” said co-author Prof Katrin Meissner, Director of the University of New South Wales Climate Change Research Centre.

Sui 42 modelli climatici dell’ultimo rapporto IPCC, due fanno proiezioni oltre il 2100 (fig. 12.5, pag. 1054) ma soltanto per le temperature. Chissà dove Fisher, Meissner et al. hanno visto che tutti “paiono sottovalutare l’innalzamento del livello del mare su scala da secolare-a-millenaria”.

Reto Knutti non l’ha presa bene…

Nel frattempo non so se avete notato, ma i modelli prevedono record di caldo a ripetizione senza nemmeno un Niño all’orizzonte, e giusto questa settimana:

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