Zauliade, 24ma puntata

Come previsto, l’università di Ferrara mantiene segreta la conclusione dell’indagine chiesta al Comitato etico dal rettore Giorgio Zauli sulle 5 pubblicazioni scelte dal rettore Giorgio Zauli fra le 36 (oggi 42, la prima non c’entra) segnalate su PubPeer, onde dimostrare l’integrità scientifica del rettore Giorgio Zauli e dei suoi co-autori.
Tenace, il mese scorso Daniele Oppo di Estense aveva chiesto un riesame della decisione con la quale l’Ateneo intimava alla plebe  di star zitta. La risposta del Responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza [sic], l’ingegner Giuseppe Galvan, è dello stesso tenore. Daniele ne riassume gli autogol, ne cito solo uno:

  • nel terzo punto viene rimproverato [a Estense] di voler dare risalto mediatico alla vicenda – che altro potrebbe fare un giornale? – e che gli atti richiesti, se concessi, “troverebbero ampia ed immediata diffusione sulla stampa e sul web, accompagnati da una lettura unilaterale e comunque distorta degli stessi in un contesto di pubblica e incontrollata diffusione”.

Raga, per dirla con Nasturzio a.k.a. Hortensio, negli atti dev’esserci roba che scotta. Giornalisti infidi, per dirla con Galvan, il segreto è necessario per tutelare la reputazione dell’Ateneo. E per incoraggiare ipotesi di disonestà più gravi. Eppure, fa notare Daniele (poi non lo cito più, anche se dà altre notizie importanti… )

  • il responsabile anticorruzione rivela ufficialmente per la prima volta che Zauli ha sottoposto a ‘revisione’ sue pubblicazioni realizzate nel periodo 1998-2009 quando “lo stesso non solo non ricopriva alcuna carica presso l’Università degli Studi di Ferrara ma non era nemmeno, per la maggior parte del periodo interessato, strutturato presso l’Ateneo, quindi in un contesto universitario che per buona parte temporale nulla hanno a che vedere con l’Ateneo Ferrarese”.

Avrei dovuto scommettere…
C’è un limite alle spese legali che un precario e una testata on-line, precaria come tutte, possono permettersi. Immagino che non se la sentano di ri-ricorrere. Però Galvan scarica gli “errori materiali” commessi dal rettore (stando al rettore stesso), su altri atenei a cominciare da quello di Bologna.

L’Alma Mater non potrebbe rispondere per via ufficiale e, se non bastasse, legale? Tanto per difendere la propria reputazione contro quelli che la infangano pur di non dimostrare l’integrità scientifica del proprio capo.

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Ci ho messo un po’ a riprendermi. Esther a.k.a. il mito Duflo e il suo compagno Abhijit Banerjee hanno ricevuto il Nobel per l’economia anche se hanno ancora il latte dietro le orecchie. Già mi vien da ridere pensando a come la mitica parlerà ai suoi ricchi interlocutori nel suo discorso di accettazione.

Bon, c’est fait. Maintenant la présidence de la Banque Mondiale ou j’pique une crise.

9 commenti

  1. @ Oca Sapiens
    C’è un limite alle spese legali che un precario e una testata on-line, precaria come tutte, possono permettersi. Immagino che non se la sentano di ri-ricorrere. […] L’Alma Mater non potrebbe rispondere per via ufficiale e, se non bastasse, legale?
    Secondo me, a rispondere avrebbe interesse l’intero mondo accademico italiano, visto che un comportamento simile mette in seria discussione la capacita’ di autoregolarsi delle universita’ italiane e, come conseguenza di lungo periodo, mette in pericolo la liberta’ accademica.
    Quanto alle spese legali, voglio sperare che qualche avvocato, data la rilevanza del caso, sia disponibile a intervenire pro bono per difendere le buone ragioni di estense.com.
    Se poi si volesse organizzare una colletta, per le spese legali, un piccolo contributo posso darlo anch’io.
    In ogni caso, questo non sarebbe un caso che potrebbe interessare il Patto Trasversale per la Scienza? Mi riferisco, in particolare, al Gruppo Frodi Scientifiche Integrità di Ricerca visto che, leggo nella relativa pagina, rileva l’esigenza di “ad armonizzare disposizioni e regolamenti dedicati, in modo tale che l’Italia raggiunga finalmente gli altri paesi avanzati” dal momento che “Siamo infatti sprovvisti di norme che prevengano e contrastino le frodi scientifiche”.
    Del resto, pochi giorni fa leggevo un post di Medbunker che descriveva un caso di plagiarismo trattato proprio dal PTS.
    A prescindere dal fatto che la ragione sia o meno dalla parte di Zauli, questa vicenda mette proprio in rilievo alcuni evidenti limiti dei regolamenti relativi alla commissione etica dell’Universita’ di Ferrara. E, sospetto, anche di molte altre universita’.
    Senza pretesa di completezza:
    – il fatto che non sia possibile, per un esterno a UniFe, attivare la commissione etica e’ un ostacolo formidabile al contrasto alle frodi scientifiche; nel caso in questione la commissione si e’ attivata su richiesta di Zauli e si e’ concentrata (se non ho capito male) solo su alcuni articoli, scelti da Zauli stesso; un po’ come se un contribuente, accusato di evasione fiscale, potesse scegliere quali annualita’ della dichiarazione dei redditi farsi controllare (e, sopratutto, quali no)
    – il fatto che il rettore di un’universita’ sia soggetto alla commissione etica della propria universita’ e’ semplicemente assurdo; e’ ovvio che il rischio, e il conseguente legittimo sospetto, che i membri della commissione possano non avere la serenita’ e l’indipendenza di fatto necessari a valutare serenamente il proprio rettore e talmente elevato da rendere significativo il giudizio solo in caso di “condanna” del rettore stesso; e questo non puo’ che danneggiare i rettori “innocenti” visto che, anche se assolti, rimarra’ sempre il sospetto che si sia trattato di una scelta opportunistica della commissione
    – la possibilita’ poi di secretare (spero che la legittimita’ di questo venga smentito dalle autorita’ preposte) le decisioni di una commissione etica, non puo’ che portare a sospettare che la funzione della stessa sia proteggere la reputazione del personale dell’universita’ (a qualunque livello, non solo del rettore), non valutarne il comportamento; in altre parole, che la commissione sia sostanzialmente inutile a contrastare le frodi scientifiche.
    In estrema e brutale sintesi: che fiducia si puo’ avere nell’etica di un’universita’ che puo’ secretare gli atti della propria commissione etica sulla base del fatto che contengono dati personali?
    Anche le sentenze dei tribunali contengono dati personali; spesso anche molto piu’ delicati di quelli tipicamente conoscibili da una commissione etica universitaria. Eppure le sentenze sono pubbliche. E se si ritiene che sono da oscurare dei dati personali, si oscurano ma si mantiene pubblica la sentenza.

    1. E.K.Hornbeck,
      Grazie, ho detto a Daniele di avvisarmi se ha bisogno di soldi. Per ora sembra di no.
      In ogni caso, questo non sarebbe un caso che potrebbe interessare il Patto Trasversale per la Scienza?
      Forse, ma finché non si sa quali sono gli articoli scelti da Zauli a sua difesa, verificarne 42 è un bel lavoro.
      Non so se esiste un’università italiana che difenda la propria reputazione se non costretta da uno scandalo internazionale. Come Pisa dopo che Strumia era andato a diffamare l’INFN al CERN e ne era stato cacciato con un comunicato stampa. In certi casi è impossibile far finta di niente.
      Nel caso di Ferrara, il garante ha rifiutato di pronunciarsi su una possibile violazione della privacy. Gli unici nomi ignoti sono quelli dei due esperti esterni, ma nessuno li ha chiesti. Gli altri sono pubblici, lo ripete anche Galvan.
      Cosa vogliamo di più? Sappiamo chi sono gli autori, adesso possiamo ritenerli disonesti tutti quanti. E a loro va bene così, o avrebbero chiesto l’intervento del proprio comitato etico un anno e mezzo fa.

  2. ragazzi, tenetevi forte! Circola la voce che quando Zauli fra due anni concluderà il mandato di rettore a Ferrara, e per la riforma Gelmini non potrà ricandidarsi, farà candidare la Secchiero, sua stretta collaboratrice e coautrice degli articoli incriminati, per farla diventare rettrice e continuare così altri 6 anni a dominare l’università che ormai è diventata cosa sua. La Secchiero è già direttrice del dipartimento di Medicina etc., ed è appoggiatissima dai baroni di medicina, quindi ha ottime chances di farcela …

    1. Rusticus,
      almeno i conti tornano. Su PubPeer, Paola Secchiero ha 32 paper contestati. Meno dei 42 di Zauli, è vero, ma più dei 18 di Luca Neri. Non sarebbe nemmeno una quota rosa.

  3. Ocasapiens
    Esatto, e poi non voglio malignare, ma già ai tempi di Trieste era noto che tra i due c’è un notevole “affiatamento”…

  4. x ocasapiens
    Il punto non è questo, ma che in ogni caso con la Secchiero rettrice a Ferrara continuerebbe questa situazione scandalosa per altri 6 anni. Bisognerebbe poi sapere come Zauli e la Secchiero curavano a Trieste i bambini malati di leucemia infantile al Burlo-Garofolo. Tenete presente che il Burlo-Garofolo viene considerato il 1° centro medico italiano per i bambini. Se si scoprisse che i loro esperimenti erano truccati, immaginate quale sarebbe l’effetto in termini di immagine …

    1. Eh lo so, Rusticus, ci pensavo rispondendo a un commento su un prof (rimasto associato) in pensione, omeopata antivax che “discrediterebbe” la ricerca italiana comprandosi plagi da da uno spennapolli.
      Non si salva nessuno, temo che all’immagine del Burlo Garofolo non abbia giovato l’esordio istituzionale della truffa Stamina…

  5. Proprio per questo faranno il possibile per impedire che la cosa si risappia … c’è un formidabile blocco di interessi contro la divulgazione della verità, che deve essere scottante

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