FMI: "Ce n'est qu'un début, continuons le…"

Dopo le frottole sulle balene e il “blue Carbon“, i gretini del Fondo Monetario Internazionale incitano di nuovo i bambini a bigiare. Nel suo ultimo volantino, quel groviglio di angurie anti-capitaliste scrive non solo che il riscaldamento globale “minaccia il pianeta e il tenore di vita in tutto il mondo” ma addirittura che

  • fra le varie strategie di mitigazione per ridurre le emissioni di CO2 da combustibili fossili, le tasse sul carbonio – prelevate sulla fornitura di fossili (per esempio raffinerie, miniere di carbone, impianti di trasformazione) proporzionali al loro contenuto di carbonio – sono le più potenti ed efficaci perché consentono alle industrie e ai privati [households] di trovare i modi più economici per ridurre l’uso di energia e passare ad alternative più pulite. 

Non che alla Banca Mondiale siano da meno, hanno fondato il CCKP. Cercano di confondere le idee, ma è ovvio che sta per Climate Change Kommunist Party.

– Ai “500 autorevoli scienziati” e al Gentile dr. Mariutti sarà venuto uno stranguglione.
In tv il più autorevole dei 500 faceva la réclame per le centrali a carbone, invece Bob Murray
Bob chi?
Il carboniere che aveva finanziato l’elezione di Trump in cambio di sussidi per Murray Energy.
Euh… l’hanno fatto tutti.
Quello che ha querelato John Oliver per diffamazione e il giudice gli ha detto...
Come no! Bob “eat shit” Murray!! Mitico!!!
Piano con le parolacce e i punti esclamativi.

Ha fatto bancarotta come altri sette affondati nei debiti quest’anno. Se non trovano chi ne compra i fallimenti, i minatori rischiano di restare senza né lavoro né stipendio né assicurazione malattia né pensione. Eppure avevano votato in massa per Trump ed erano pure andati alla Casa Bianca per ringraziarlo in anticipo di mantenere le promesse.

– La Clinton e l’avanzo di galera Jim Hansen in coro: “ve l’avevo detto io”.
Anche i marxisti-leninisti del Fondo Monetario Internazionale vogliono ridistribuire i proventi della carbon tax ai poveri. Poi controllo se hanno copiato da Alexandria Ocasio-Cortez o da Elizabeth Warren, intanto cito dal volantino che riassume il loro libretto rosso:

  • La transizione dai fossili non solo trasformerà l’economia, ma cambierà profondamente la vita delle famiglie [households], delle imprese e delle comunità. La cosa importante è che produrrebbe subito e localmente ulteriori benefici ambientali come una mortalità minore da inquinamento dell’aria (soltanto nei paesi dei G20, 720 mila morti  in meno nel 2030 per una tassa di $75 a tonnellata). Le imprese che dispiegano nuove tecnologie farebbero profitti e creerebbero posti di lavoro i quali, nel settore delle rinnovabili, hanno già raggiunto 11 milioni nel 2017. 

E quanti erano i posti di lavoro nei fossili?
Nel mondo non lo so. In USA 900 mila rispetto a 9,5 milioni per le rinnovabili.
Bello.
Gli 11 milioni non sono dati recenti, per esempio mancano quelli sull’eolico marino. Pare che le rinnovabili siano il settore “trainante” non solo in USA con circa +5% di occupati/anno, ma forse traina ancora poco.

Su Nature Communications Scott Kulp e Benjamin Strauss usano un modello allenato con il machine learning per ricalcolare  le stime degli allagamenti costieri in funzione dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento della popolazione urbana.
L’incertezza maggiore resta la stabilità o meno di parte della calotta glaciale antartica. Detto questo, trovano che

  • 190 milioni di persone (150–250 M, 90% CI) che globalmente abitano un territorio sotto il livello delle grandi maree previsto per il 2100 in uno scenario di basse emissioni di carbonio, rispetto a 110 milioni oggi, un aumento medio di 80 milioni.

Nel 2050 sono 130 milioni, concentrati in Cina, Bangladesh, India, Vietnam, Thailandia, Filippine, Giappone ed Egitto. Ci sono anche le mappe delle metropoli allagate. Se le emissioni aumentano come ora, a fine secolo 630 milioni di persone abiteranno sotto il livello delle alte maree.
A Venezia no?
Be’… Non è che l’Adriatico abbia grandi maree. In Europa, le città più esposte sono in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi.

Adesso provate a ragionare da economista “liberista” nel senso che il libero mercato dev’essere libero di mungere i contribuenti. Le città dovranno essere ricostruite -> si creerà occupazione ->aumenterà il prodotto interno lordo come dopo una guerra -> i cambiamenti climatici giovano allo sviluppo -> al contrario del passaggio alle energie pulite che riducono i poveri in miseria.

Da Climate Central c’è una bella spiegazione del paper con un box da non perdere sui limiti del modello.

*

Quasi dimenticavo. Siccome il governo cileno ha cancellato la COP25, 350.org raccoglie firme sotto una petizione all’ONU perché organizzi un “People Climate Summit“.

8 commenti

  1. A proposito di link, sicura che quello alla voce “dati recenti” sia corretto? Si parlava degli USA e spunta la Germania…

  2. A quando l’annuncio di una città 100% a rinnovabili? Naturalmente isolata dalla rete elettrica “nazionale” altrimenti non vale, *ovviamente*. Ma vi rendete conto? State cianciando di 100% rinnovabili a scala nazionale/continentale/planetaria *OPPURE* quello che c’è ora che comprende l’uso di gas e carbone. Ma di che transizione della “minchia” state cianciando? Naturalmente tenendo fermo il punto in cui il 99% di quelli che sono convinti di questo approccio non hanno idea di quanta energia consumino dove abitano e di come si legga e cosa indichi una bolletta dell’energia elettrica e una bolletta per il riscaldamento.
    Che bello parlare! L’importante è parlare! Bla bla bla, tanto altri su cui puntare il dito da inquadrare come cattivi si trovano sempre, esiste *sempre* un capro espiatorio per la *vostra* ignoranza. Non ho messo nostra perché mi spiace ma io mi tiro fuori, visto che non sono della sponda per cui il fine giustifica i mezzi e di conseguenza certe modalità comunicative (le palle) sono da ritenersi giustificate/corrette/necessarie a seconda di quale sia il fine.

    1. Paolo C.,
      Secondo me, PG&E lo fa per evitare il fallimento.

      passanti occasionali,
      trovate le statistiche sulle rinnovabili fino al 2016 qui, e quelle del 2017 nel rapporto IRENA .
      Sei città americane sono “100% rinnovabili”. Sono collegate alla rete perché vendono il surplus e investono i ricavi nel risparmio energetico (Burlington) o nei servizi. Nel mondo oltre 100 città sono 70% rinnovabili.
      Nella loro “ignoranza”, gli abitanti di villaggi sperduti in paesi poveri sono stati i primi a scoprire che costano meno delle fossili e che si può avere l’elettricità dove non esiste la rete. Non vorrei causare un trauma agli onniscienti che “si tirano fuori”, ma i poveri hanno addirittura scoperto l’esistenza delle batterie ricaricabili.
      E nessun esperto di energia ha mai detto che la transizione alle rinnovabili dev’essere istantanea o escludere l’uso delle fossili o del nucleare da quell’istante e per sempre, “ovviamente”.

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