Senni di poi

Durante l’happy hour di ieri, il confronto del Forum Disuguaglianze Diversità sulle 15 proposte, tutte correlate tra l’altro, era un assaggio e un’abbuffata. Devo ancora digerirla. So poco di amministrazione pubblica, alcune proposte erano un po’ tecniche. Su altre, dissento tanto più se mi danno del “Terzo settore” e mi viene l’orticaria.
Me la tengo perché abbiamo bisogno di un linguaggio comune e insieme della sua diversità. La illustravano bene tre interventi, secondo me.

Penso che molti “spettatori” conoscevano già la giovane economista Marta Fana per i suoi libri sul precariato. A Sciences Po, fa ricerca sul mercato iniquo del lavoro in Italia, in un bel gruppo misto. La globalizzazione delle disuguaglianze economiche, il desiderio appassionato di cambiare un mondo così ingiusto trapelavano perfino dai miseri 4′ 30″ che aveva a disposizione.
(Dieci minuti no?)

Vittorio Agnoletto ha una chiarezza e un modo di pensare che – da straniera – mi sembrano ereditate dall’illuminismo lombardo dai Delitti e delle pene alla Colonna infame passando da Maria Gaetana Agnesi, e dalla medicina democratica come la intendeva Giulio Maccacaro.
A Milano lo sappiamo da… io da quando Vittorio portava i capelli alla Michel Foucault e fondava la LILA.

Marco De Ponte è di Action Aid, un’Ong internazionale innanzitutto. In Italia sta sperimentando per la prima volta una versione locale. Necessaria: lo dimostrano – per fare un solo esempio – gli omicidi che a Rosarno continuano da dieci anni. Marco criticava le Ong che si ritengono tuttora “in competizione”. Con tutto il tatto di cui è capace ma credo che un po’ di amarezza si sentisse lo stesso.
Unire le forze è quello che fa Action Aid in 45 paesi dove i poveri restano poveri a causa di politiche inique, e dove sostiene altre Ong. Dopo il terremoto, per il G8 a L’Aquila avevamo “investito” fatica e soldi, eravamo riusciti a creare una cordata, ma la corda si è sfilacciata. A ogni emergenza, bisogna intrecciarla di nuovo e cercare di renderla più resistente.

Il forum serve anche a questo. Si scambiano e collaudano idee come un tempo in quello romano e nell’agorà, sono attrezzi per pianificare e costruire la polis. Insieme, siamo un cantiere con centinaia di migliaia di lavoratori per la maggior parte volontari. Servono umarells – embè? sono in pensione anch’io – che invece di star zitti con le mani dietro la schiena, esprimano critiche, commenti sul wiki del forum e su FaceBook.
Anche chi ha ascoltato il confronto da umarell può dare una mano se gli/le è venuta la voglia, ecco.
Grazie.