Harvard come Chrysler

Dal grafico dell’Economist si potrebbe dedurre che, grazie alla mano invisibile del libero mercato, se rispetto al 1978 gli studenti americani spendono 13 volte di più in college statali e 25 volte in quelli privati, la concorrenza fa coincidere la qualità dell’educazione e il suo prezzo:  in media 38 mila dollari all’anno più vitto e allogio nell’Ivy League.

In cambio i “clienti” possono frequentare le 35 migliori università del mondo e aver per professori il 70% dei premi Nobel.  In realtà, scrive “Schumpeter”, sono raggirati sulla merce.

Riprende le tesi di due “think-tanks di destra”, l’American Enterprise Institute (AEI)  e il Goldwater Institute, e di due “professori di sinistra” Andrew Hacker e Claudia Dreifus nel libro Higher Education? How Colleges are Wasting Our Money and Failing Our Kids and What We Can Do About It. Va di male in peggio:

i costi salgono e la solerzia cala. Nel 1961 gli studenti a tempo pieno studiavano 24 ore alla settimana, oggi 14 secondo una stima dell’AEI. Gli abbandoni e i fuori corso fanno arricciare i capelli: solo il 40% degli studenti si laurea in quattro anni. La spiegazione più plausibile è che  la promozione e il posto fisso dipendono dalle ricerche pubblicate e non da un buon insegnamento. I professori fanno con gli studenti un baratto implicito: vi diamo poco lavoro e voti inflazionati finché ci lasciate far ricerca in pace. Nell’Ivy League, possono prendere un anno sabbatico ogni tre anni invece di sette, quest’anno a Harvard per esempio sono assenti 20 dei 48 professori di storia. (…)
Il sostegno dell’America alla ricerca è una delle glorie del suo sistema di studi superiori, ma per quanto tempo? La produzione di articoli in cui la teoria di genere è applicata alla critica letteraria resta ampia. Ma ci  sono segni che la resa diminuisce in un’area forse più vitale per il dinamismo economico del paese. La fondazione Kauffman, che studia l’imprenditorialità, sostiene che la produttività dei finanziamenti federali per la ricerca e lo sviluppo, in termini di brevetti, è in diminuzione da anni.

Schumpeter è per concentrare i finanziamenti in pochi centri d’eccellenza, perché le università taglino le spese amministrative che a Harvard sono aumentate del 300% e gli stipendi dei presidenti che si comportano da “titani aziendali”. Altrimenti, dice, le università di cui l’America va così fiera faranno la fine delle sue industrie automobilistiche.

Forse, e i guai delle università americane vanno ben oltre l’inflazione delle rette. Comunque dubito intenda salvarle l’American Enterprise Institute che fa campagna contro gli scienziati se studiano l’effetto sulla salute dell’inquinamento da piombo o mercurio, o dei gas-serra sul clima; o l’istituto Goldwater che fa campagna per l’autonomia delle charter schools – gestite da privati, ma finanziate dagli stati – se insegnano il creazionismo e per l‘home-schooling così a insegnarlo insieme al resto ci pensano i genitori.