e quindi la notizia “Balena uccisa da uno squalo sulle colline dell’Orciano pisano” non è un pesce.
A fine febbraio, un agricoltore stava dissodando il suo campo ed è rimasto di stucco quando nel solco appena aperto ha trovato un enorme scheletro. Il delitto risale a circa 4 milioni di anni fa, s’era nel Pliocene, e il cadavere è finito in fondo al mare. All’epoca, s’è trasformato in un ecosistema pieno di risorse per la fauna e la flora del circondario.
Oggi, in un’occasione stupenda per Elisabetta Cioppi – del Museo di storia naturale all’università di Firenze – che guida la squadra dei paleontologi felici come Pasque e già sulle tracce dell’assassino, forse uno squalo, dai morsi rilevati sulle ossa della vittima.
E domani – in senso metaforico, diciamo dopo Pasqua – nella principale attrazione del Museo dove i poveri ma grandiosi resti verranno esposti al pubblico per un ultimo omaggio.
Se non trovate la notizia domani – in senso letterale – sul vostro quotidiano e pensate che mi sia inventata tutto, qui c’è la documentazione sugli scavi in corso:
www.msn.unifi.it/CMpro-v-p-401.html
Comunque per tradizione radiofonica, il mio pesce d’aprile è il Padogobius martensi detto anche ghiozzo padano il cui canto d’amor alla ghiozza del suo cuor ho inflitto per anni agli ascoltatori.
Su di loro non so che effetto faccia, a me strappa lacrime, ancora non ho capito se per l’emozione o per il fou-rire.