Api e cellulari

Ci credete, al fatto che la sindrome da collasso delle colonie (Colony Collapse Disorder) sarebbe colpa dei cellulari? Finalmente mi son letta la ricerca pubblicata l’anno scorso all’università di Landau. Non somiglia per niente a quella che ci hanno raccontato i giornali, a cominciare dall’Independent inglese dal quale è rimbalzato in Italia. Intanto i cellulari non c’entrano.

Nel luglio 2005 Wolfgang Harst, Jochen Kuhn e Hermann Stever hanno inserito in alcune arnie lo zoccolo del cordless, e in altre no, per indagare sugli effetti non termici del campo elettromagnetico ad alta frequenza sugli esseri umani e sul loro cervello in particolare. Hanno raccolto un sacco di dati.

Con zoccolo e a determinate radiofrequenze, nei favi c’era più cera e meno miele, in totale pesavano di meno, le api disertavano totalmente una delle arnie, in altre tornavano in poche e quelle poche mediamente ci mettevano parecchio tempo in più. Però anche un’arnia senza zoccolo è rimasta quasi deserta.

Come scrivono gli autori nelle conclusioni, i dati sono interessanti ma inconcludenti; potrebbero anche valere per i cellulari ma resta da verificare; non si capisce con quale parte del sistema di navigazione delle api, in parte visivo, le radiofrequenze interferiscano ecc. Insomma mettono le mani avanti e cercano di farsi finanziare una prossima puntata, mi sa.

Sono la solita criticona, nè?

L’altra cosa che mi vien in mente è che la situazione in Europa – Germania, Svizzera, Croazia, Slovenia o nelle Venezie di P. Giorgio che ha lanciato il tema – non è come negli Stati Uniti dove l’allarme è massimo perché gli agricoltori l’impollinazione di questa primavera se la possono scordare nella metà o quasi degli stati dell’Unione, per non parlare delle province meridionali del Canada.

Da noi, le api muoiono nel proprio territorio. Da loro svaniscono e basta tant’è che il CCD prima si chiamava VBS per Vanishing Bee Syndrome. Non se ne trovano i cadaveri per terra come qui.

Direi che rimangono i soliti sospetti: qui, la Varroa che ci segnalava P.Giorgio. Là un patogeno ignoto; nuovi pesticidi usati negli stati colpiti; coltivazioni di piante geneticamente modificate in quegli stessi stati; fornitura di arnie malate; radiazione elettromagnetica…

O suicidio collettivo; sciopero generale per motivi sindacali; Wanderlust?

L’articolo dei ricercatori tedeschi è on-line:
http://agbi.uni-landau.de/material_download/IAAS_2006.pdf

p.s. Latitavo. Troppi viaggi. A Milano c’era la Fiera del consumo sostenibile, Fa la cosa giusta, dove c’erano tanti amici e Sabina Calogero che dieci anni fa aveva pubblicato una stupenda ricerca in genetica. Di quelle che costringono a mettere un errata corrige nei manuali: “è stato appena dimostrato che se il gene HMG1 è difettoso, l’embrione si forma lo stesso contrariamente a quanto trovate a pagina X. Ma il topolino nasce con un po’ di scompensi fisiologici, cresce magrolino con lunghissime zampe posteriori lunghe e il pelo arruffato.”

Be’, Sabina è diventato una bioagricoltrice – sa come si controllano i marcatori giusti, visto la formazione – e insieme ad altri ha creato l’associazione Fuorimercato. Tutta roba da leccarsi i baffi, e in occasione della Fiera 1.500 bottiglie di vino toscano con l’etichetta “ViNOdalmolin”.

Dai tastevins venuti a provarlo a casa mia, sarebbe un “sangiovese molto dignitoso”. Quando ho detto che l’avevo pagato 5 euro, 2 al produttore, e 3 a favore del movimento contro l’ampliamento della base Dal Molin a Vicenza, han chiesto dove ordinarne qualche dozzina.

Fuorimercato, ti credo. L’avesse messo all’asta, base 20 euro, il movimento si comprava la Dal Molin e ne faceva un orto botanico.

Troppi viaggi e altri in arrivo per le elezioni presidenziali a casa mia. Ma fra l’uno e l’altro riprendo.