Mantella di D&G, in puro calamaro

La moda è una cosa troppo seria per lasciarla ai militari, quindi se conoscete qualche stilista, ditegli di leggere la ricerca – su Nature Materials di giugno – di Ryan Kramer,  Wendy Crooks-Goodson e Rajesh Naik all’Air Force Research Lab di Dayton: Kramer et al. The self-organizing properties of squid reflectin protein.

C’è l’abstract su Medline, ma se è a fin di bene,  ve la procuro in pdf.

Hanno inserito il gene per la riflettina -una proteina del calamaro, appunto –  in un bacillo, la solita Escherichia coli, per fargliene produrre tanta. Poi l’hanno spennellata, la riflettina, mica l’E. coli, su un substrato di silicio. Dopo vari passaggi di un’ingegnosità notevole, hanno ottenuto nanostrutture, in particolare a forma di nastri, che riflettono, disperdono, deviano la luce in tutti i modi immaginabili.

Variando lo spazio fra le nanostrisce di riflettina, cambia la lunghezza d’onda della luce che rimandano, e così si può passare da un effetto arcobaleno all’invisibilità. E’ una ricerca entusiasmante, anche perché s’ispira ai calamari che mobilitano la riflettina per cambiare colore quando s’incavolano, o come camouflage, o come linguaggio.

Gli autori sono stati  finanziati dalla DARPA, l’Agenzia per la ricerca avanzata del Pentagono, ma sarebbe un peccato se i loro risultati servissero solo a farci uniformi o vernici per armi e caccia-bombardieri.  Anzi, meglio se li usano solo Dolce & Gabbana.
La ricerca s’ispira soprattutto un articolo sulla riflettina uscito tre anni fa su Science, di Wendy Crookes con altre ricercatrici (4 su 6, il plurale va al maschile lo stesso?) quando non era ancora la signora Goodson e stava ancora nel lab di Margaret McFall-Ngai all’università delle Hawaii.

Un bijou.