E pluribus per modo di dire

Su Science, Kenji Matsuura et al. scrivono che nel popolo delle termiti, tanto per non sbagliare la regina clona la propria successora, mentre partorisce le altre caste della colonia per riproduzione sessuale.

Nel popolo delle aringhe invece, Nicholas Makris et al. hanno osservato il momento critico in cui il comportamento di un tot di “leaders” produce tra le masse informi e sparse un moto unidirezionale. Verso luoghi dai quali trarre il proprio sostentamento, nel caso delle aringhe come in quello delle locuste, citate anch’esse dagli autori. Per i non abbonati, Ed Yong fornisce spiegazioni e filmati su aringhe termiti.

Chissà perché mi fa venire in mente l’attualità politica.

Dr. Who?
Siete pronti a diventare un numero? chiede Martin Enserink. Jochen Cals e Daniel Kotz, nella foto, di sicuro, infatti ostentano il proprio ContributorID, ottenuto da CrossRef. L’idea è quella di dotare ogni ricercatore di un numero d’identificazione per evitare confusioni nel popolo degli scienziati. Per esempio, scrive Enserink:

Esiste un solo Harold Elliot Varmus – ma il suo nome compare su 352 papers in sei modi diversi… Una ricerca su Scopus produce in realtà due Varmus, uno che ha scritto 338 papers e l’altro 14.

Almeno nell’ISI della Thomson Reuters, Varmus è sempre scritto giusto. Un suo amico co-Nobel sta cercando da decenni di far correggere il proprio cognome su una trentina di papers…

Errata corrige
Anche Niko Tinbergen – scrive John Whitfield su Nature – ha sbagliato l’esperimento sul comportamento innato dei piccoli gabbiani dal quale è risultato che chiedevano più spesso del cibo agli adulti con una macchia rossa più grande sul becco. Risultato che contradiceva uno precedente, in cui  era la macchia nera più grande a produrre quell’effetto. Carel ten Cate et al. hanno rifatto gli esperimenti di Tinbergen: conta proprio la macchia nera.

Proprietà genetico-intellettuale
Questa settimana Nature invita a dibattere del monopolio concesso a certi sistemi diagnostici attraverso i brevetti su come identificare geni umani difettosi. Per una settimana sono accessibili senza abbonamento l’editoriale che non ritiene quei brevetti il disastro annunciato, una posizione favorevole anche se critica di ricercatori americani, un’altra decisamente contraria di ricercatori europei, e il blog dove dire la propria.

Les couleurs de la vie (da J. Prévert, “Chanson des escargots”)
Giorgio Bertorelle, dell’università di Ferrara, ha avuto la bella idea di partecipare alle celebrazioni dell’anno Darwin con una versione locale dell’Evolution Megalab. Si basa sulle chiocciole trovate in giardino, come spiega Michele Catanzaro.
p.s. lunedì 30, ne parla anche la BBC.

Se poi al posto della Cepaea nemoralis, trovate l’Helix aspersa aspersa detta Petit-gris de Bourgogne, la ricetta tradizionale è questa. Evitate quella “alleggerita” di Jean-Michel Lorrain, d’la fondue d’tomate avec des escargots?!? Non mais là franchement… molto meglio questa e semmai sostituite le rattes con delle bintje.
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